Si tratta invece di un importante organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, che si occupa di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, assistenza, alta formazione, informazione e documentazione in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, di sicurezza sul lavoro nonché di promozione e tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro.
Si avvalgono di questo istituto, che ha come obiettivo principale quello di offrire massime garanzie in materia di prevenzione dagli infortuni, sicurezza sul lavoro, tutela della salute a tutti i lavoratori, non solo gli organi centrali dello Stato preposti ai settori della salute, dell'ambiente, del lavoro e della produzione, ma anche le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
Attraverso un comunicato stampa, l'ISPESL ha risposto affermando di non essere un ente inutile, ma "indispensabile per la sicurezza e la salute dei lavoratori italiani. Con il provvedimento del Governo si chiude l’unico ente di ricerca del Paese".
Sentirlo definire un ente inutile è un'offesa per tutti i lavoratori, oltreché priva di fondamento. Infatti, nel suo trentennale lavoro quotidiano, attraverso l’impegno e il sacrificio di ingegneri, medici, chimici, fisici e biologi, pur nella scarsità di mezzi, ha garantito un apporto insostituibile di conoscenze, esperienze e formazione al sistema produttivo del nostro Paese nel delicato settore della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori; ha fornito un patrimonio per l’Italia apprezzato e riconosciuto non solo in ambito scientifico nazionale e internazionale, ma da tutte le organizzazioni datoriali e sindacali.
Se gli infortuni mortali annui sul lavoro sono diminuiti da 1600 a 1200, ciò è dovuto anche alle innumerevoli iniziative portate avanti dall’ISPESL. L’ente, nonostante dal 2000 abbia registrato una costante e vertiginosa riduzione di fondi, dimezzati da 110 a 58 milioni di euro, e insieme una drastica diminuzione del personale per raggiunti limiti di età (senza la possibilità di turn over per il blocco delle assunzioni), non ha mai ridotto il proprio impegno per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori.
L’istituto in questi anni ha continuato a battersi per ottenere i mezzi necessari all'esercizio delle proprie funzioni. Ha, infatti, accresciuto e ampliato tutti i possibili servizi che la legge gli consente di fare, riuscendo persino ad incrementare notevolmente le proprie entrate. E oggi, nonostante il dimezzamento dei fondi, è in grado di autofinanziarsi per più del 60% dello stanziamento che perviene dallo Stato.
E questo lo si può considerare un ente inutile? Sarebbe interessante sapere con quale logica il Governo sia arrivato a disporne la soppressione. Se lo chiedono il personale dell'organo e soprattutto i lavoratori e i familiari delle vittime sul lavoro.
diana popescu 8 Giugno 2010
da: http://www.rosarossaonline.it/dettaglio.php?id=5305
L'ISPESL SOTTO L'INAIL ADDIO AI RISARCIMENTI?
LIBERAZIONE 4 giugno 2010
Dopo i tagli della manovra si rischia che i riconoscimenti delle malattie professionali siano sempre meno L`Ispels Sotto l`mali ¦ addio ai risarcìrnenti? . Daniele Nalbone Razionalizzare e semplificare. Con queste due parole d`ordine l`articolo 7 della manovra finanziaria voluta da Tremonti ha sancito la morte di molti enti pubblici. Si va dall`Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro), che finirà sotto l`egida dell`Inail, per un risparmio di circa 400mila euro, al Centro per la Formazione in Economia e Politica dello Sviluppo Rurale che porterà a un risparmio di ben 8900 euro l`anno (!). In fondo, come ha spiegato il ministro Tremonti, «è dai piccoli numeri che si fanno i grandi numeri». Ma analizzando i singoli casi, non è difficile constatare come, in realtà, dietro ogni taglio c`è molto di-più di un semplice risparmio. In molti casi, il vero problema è l`onnipresente "conflitto d`interessi". Prendendo ad esempio proprio uno dei tagli economicamente più "convenienti" portare l`Ispels sotto l`Inail significa determinare una coincidenza tra controllore e controllato in uno dei punti dolenti dei nostro paese: gli infortuni sul lavoro. È - o meglio, era - l`Ispels, infatti, l`ente proposto a riconoscere e segnalare l`insorgere di nuove malattie professionali. È l`Inail l`ente che paga gli indennizzi per quelle malattie. «Ora che Ispels e Inail saranno una cosa sola» temono i lavoratori dell`ente soppresso «il rischio è che il vero risparmio per le casse dello stato si abbia proprio dal riconoscimento di un numero sempre minore di malattie professionali».
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Casi mortali - Infortuni sul lavoro nell'Unione Europea per Stati Membri e anno: Anni 1996 - 2005
STATI MEMBRI | 1996 | 2000 | 2005 |
UE - 15 | 5.549 | 5.237 | 4.011 |
UE - Euro Area | 5.029 | 4.831 | 3.678 |
Belgio | 117 | 115 | 83 |
Danimarca (*) | 75 | 68 | 56 |
Germania | 1.377 | 1.018 | 678 |
Grecia | 77 | 57 | 32 |
Spagna | 783 | 803 | 662 |
Francia | 900 | 851 | 593 |
Irlanda (*) | 27 | 30 | 65 |
Italia | 1.128 | 1.202 | 918 |
Lussemburgo | 30 | 15 | 10 |
Paesi Bassi (*) | 110 | 103 | 75 |
Austria | 252 | 236 | 214 |
Portogallo | 261 | 354 | 283 |
Finlandia | 44 | 47 | 65 |
Svezia (*) | 87 | 58 | 68 |
Regno Unito (*) | 281 | 280 | 209 |
*) Paesi in cui i dati non provengono dal sistema assicurativo e presentano livelli consistenti di sottodenuncia.
fonte: http://www.inail.it/cms/statistiche/statisticheuropee/tavole/9.xls
Come si vede dalla tabella elaborata dall'INAIL il problema delle morti sul lavoro è molto pià scottante in Italia che in altri Paesi europei, anzi in questo campo l'Italia detiene un triste primato in assoluto, ma questo evidentemente non interessa ai nostri governanti, urgono le leggi per "salvare" la privacy dei potenti, oppure per far pagare meno tasse ai proprietari dei maxi yacht...
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