mercoledì 9 giugno 2010

Brunetta salva i maxi yacht

Un altro regalo ai proprietari dei maxi yacht. Nascosto tra le pieghe del decreto per la semplificazione amministrativa firmato dal ministro Brunetta che deve essere votato martedì (oggi per chi legge, ndr).  L'accusa arriva dai deputati Mario Tullo e Silvia Velo (Pd). Un  appunto pesante per il ministro che ha fatto della trasparenze la sua  bandiera. Soprattutto adesso che i colossi del mare sono nell'occhio  del ciclone per il sequestro della nave di Flavio Briatore. Non solo:  proprio nel momento in cui il governo chiede un sacrificio a tutti gli  italiani, ma si scopre che i proprietari dei maxi yacht evadono 500 milioni di euro l'anno. L'articolo 7 quinquies del decreto Brunetta  sostituisce l'articolo 1 comma 1 del codice sulla navigazione da  diporto: Le disposizioni del codice si applicano alla navigazione da  diporto, anche se esercitata per fini commerciali mediante le unità da  diporto di cui all'articolo 3, comprese le navi destinate  esclusivamente al noleggio per finalità turistiche. Parole quasi  incomprensibili per i profani, ma che hanno suscitato un vespaio  perchè le navi che fingono di esercitare il noleggio per finalità  turistiche sono le regine dell'evasione fiscale. Il Pd sostiene: Con  una norma di poche righe si rischia tra l'altro di consentire ai  megayacht proprietà di società di comodo, magari con sede alle Cayman,  di tornare nel nostro Paese iscrivendosi al registro internazionale.  Il risultato? Agevolazioni fiscali e previdenziali. Critiche pesanti.  Tanto che ieri sera è intervenuto anche Roberto Calderoli,  evidentemente preoccupato di aver messo la firma su una legge definita  salva-yacht, in quanto ministro della Semplificazione normativa: "La  proposta non è una sanatoria per vicende fiscali. Mira esclusivamente  a una semplificazione delle procedure amministrative applicabili alle  imbarcazioni utilizzate per il noleggio per finalità turistiche.  Attualmente tali imbarcazioni, quanto ad adempimenti burocratici come  quelli necessari per entrare ed uscire dai porti, sono equiparate alle  navi commerciali, cosicché una barca usata per turismo è equiparata a  una petroliera o a una portacontainer. Semplifichiamo, quindi, solo la  burocrazia", assicura Calderoli. Tutto chiarito? Non proprio, se è  vero che i tanti armatori che fingono di esercitare attività di  noleggio evadono le tasse. Quindi il decreto Brunetta rischia, come  minimo, di rendere loro ancor più facile la vita, come se non  bastassero gli incentivi fiscali che, di fatto, fanno risparmiare a  ogni proprietario anche decine di milioni all'acquisto della barca e  mezzo milione l'anno nella gestione. C'è poi il giallo del parere  della commissione Trasporti che, dando parere favorevole alla riforma  Brunetta, il 25 maggio scorso ha specificato: "Alla condizione che sia  soppresso l'articolo 7 quinquies". Ma se davvero quella norma non  cambiava niente, perchè cancellarla? La Commissione spiega: "Le  disposizioni di cui all'articolo 7-quinquies suscitano perplessità, in  quanto l'estensione delle previsioni del codice della nautica da  diporto alle navi utilizzate per finalità commerciali e turistiche  potrebbe avere effetti negativi sia in termini di sicurezza, sia in  termini di certezza della regolamentazioneâ". Infine esperti del  settore, interpellati dal Fatto , avanzano l'ipotesi che l'articolo 7  quinquies faciliti agli armatori (a quelli onesti, ma anche ai  moltissimi evasori) l'iscrizione delle barche nel registro  internazionale. Ancora tecnicismi, che però, in soldoni, si traducono  nell'esenzione dall'Irap, nella riduzione della tonnage tax (la tassa  sul tonnellaggio delle navi) e nel pagamento da parte dello Stato dei  contributi per l'equipaggio. Ancora sconti fiscali per centinaia di  migliaia di euro? Un dubbio legittimo che, però, il ministro Brunetta,  campione di trasparenza, dovrebbe forse chiarire.

[Ferruccio Sansa, "Brunetta salva i maxi yacht", il Fatto Quotidiano,  8 giugno 2010]

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