Un altro regalo ai proprietari dei maxi yacht. Nascosto tra le pieghe del decreto per la semplificazione amministrativa firmato dal ministro Brunetta che deve essere votato martedì (oggi per chi legge, ndr). L'accusa arriva dai deputati Mario Tullo e Silvia Velo (Pd). Un appunto pesante per il ministro che ha fatto della trasparenze la sua bandiera. Soprattutto adesso che i colossi del mare sono nell'occhio del ciclone per il sequestro della nave di Flavio Briatore. Non solo: proprio nel momento in cui il governo chiede un sacrificio a tutti gli italiani, ma si scopre che i proprietari dei maxi yacht evadono 500 milioni di euro l'anno. L'articolo 7 quinquies del decreto Brunetta sostituisce l'articolo 1 comma 1 del codice sulla navigazione da diporto: Le disposizioni del codice si applicano alla navigazione da diporto, anche se esercitata per fini commerciali mediante le unità da diporto di cui all'articolo 3, comprese le navi destinate esclusivamente al noleggio per finalità turistiche. Parole quasi incomprensibili per i profani, ma che hanno suscitato un vespaio perchè le navi che fingono di esercitare il noleggio per finalità turistiche sono le regine dell'evasione fiscale. Il Pd sostiene: Con una norma di poche righe si rischia tra l'altro di consentire ai megayacht proprietà di società di comodo, magari con sede alle Cayman, di tornare nel nostro Paese iscrivendosi al registro internazionale. Il risultato? Agevolazioni fiscali e previdenziali. Critiche pesanti. Tanto che ieri sera è intervenuto anche Roberto Calderoli, evidentemente preoccupato di aver messo la firma su una legge definita salva-yacht, in quanto ministro della Semplificazione normativa: "La proposta non è una sanatoria per vicende fiscali. Mira esclusivamente a una semplificazione delle procedure amministrative applicabili alle imbarcazioni utilizzate per il noleggio per finalità turistiche. Attualmente tali imbarcazioni, quanto ad adempimenti burocratici come quelli necessari per entrare ed uscire dai porti, sono equiparate alle navi commerciali, cosicché una barca usata per turismo è equiparata a una petroliera o a una portacontainer. Semplifichiamo, quindi, solo la burocrazia", assicura Calderoli. Tutto chiarito? Non proprio, se è vero che i tanti armatori che fingono di esercitare attività di noleggio evadono le tasse. Quindi il decreto Brunetta rischia, come minimo, di rendere loro ancor più facile la vita, come se non bastassero gli incentivi fiscali che, di fatto, fanno risparmiare a ogni proprietario anche decine di milioni all'acquisto della barca e mezzo milione l'anno nella gestione. C'è poi il giallo del parere della commissione Trasporti che, dando parere favorevole alla riforma Brunetta, il 25 maggio scorso ha specificato: "Alla condizione che sia soppresso l'articolo 7 quinquies". Ma se davvero quella norma non cambiava niente, perchè cancellarla? La Commissione spiega: "Le disposizioni di cui all'articolo 7-quinquies suscitano perplessità, in quanto l'estensione delle previsioni del codice della nautica da diporto alle navi utilizzate per finalità commerciali e turistiche potrebbe avere effetti negativi sia in termini di sicurezza, sia in termini di certezza della regolamentazioneâ". Infine esperti del settore, interpellati dal Fatto , avanzano l'ipotesi che l'articolo 7 quinquies faciliti agli armatori (a quelli onesti, ma anche ai moltissimi evasori) l'iscrizione delle barche nel registro internazionale. Ancora tecnicismi, che però, in soldoni, si traducono nell'esenzione dall'Irap, nella riduzione della tonnage tax (la tassa sul tonnellaggio delle navi) e nel pagamento da parte dello Stato dei contributi per l'equipaggio. Ancora sconti fiscali per centinaia di migliaia di euro? Un dubbio legittimo che, però, il ministro Brunetta, campione di trasparenza, dovrebbe forse chiarire.
[Ferruccio Sansa, "Brunetta salva i maxi yacht", il Fatto Quotidiano, 8 giugno 2010]
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