domenica 27 novembre 2011

Perché non mi piace Mario Monti e il suo governo



In questi giorni assistiamo ad un fenomeno abbastanza inconsueto per la storia politica dell'Italia, un governo che sembra godere della fiducia della quasi totalità del mondo politico e dell'opinione pubblica. Questo consenso è stato creato e viene alimentato dai giornali e dalla tv, con una campagna martellante di disinformazione. Neanche una voce di dissenso, da “il Giornale” a “il Manifesto” o “il Fatto Quotidiano” tutti presentano Monti e il suo esecutivo come una necessità, un'esigenza che non si può fare a meno. Nessuna menzione ai contenuti, alle strategie, alle misure che saranno prese, a quello che ci sarà da affrontare. Monti e i suoi ministri vengo fatti passare come “tecnici”, apolitici, persone al di sopra delle parti, il deus ex machina capace di adottare le giuste misure che ci tireranno fuori dalla crisi.
Ma le cose non stanno così: Prima di tutto perché Mario Monti non è affatto un professore universitario lontano dalla politica e dal potere. Anzi è vicino, vicinissimo ai poteri forti. Basta consultare wikipedia per vedere che
“... Nel 2010 è inoltre divenuto presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973  da David Rockefeller  e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg.
Tra il 2005 e il 2011 è stato international advisor per Goldman Sachs  e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute...
È stato advisor anche della Coca Cola Company... ”
Non so a voi, ma a me questo curriculum non sembra incoraggiante... Se non sapete cos'è la Commissione Trilaterale oppure il Gruppo Bilderberg date un'occhiata su internet, ma non aspettatevi cose positive. 
Il 25 di novembre all'incontro di Strasburgo con Merkel e Sarkozy il nostro primo ministro ha illustrato  il percorso delle riforme strutturali che intende apportare il suo governo, riforme che la signora Merkel ha definito “impressionanti”. Sfortunatamente queste riforme non sono ancora state illustrate nei dettagli né al parlamento né all'opinione pubblica italiana. Ancora il 17 di novembre si parlava di “... attuazione delle manovre già varate durante la scorsa estate, per le quali si potrebbe valutare l’introduzione di nuove correzioni. Si prevedono interventi sul fronte del contenimento dei costi della pubblica amministrazione, accompagnati da eventuali dismissioni di parte del patrimonio pubblico. Grande attenzione sarà riservata alla lotta all’evasione fiscale, con un potenziale trasferimento delle tasse sul lavoro a quelle sui consumi e sulle proprietà. Interventi sono previsti anche per il mercato del lavoro e per il mondo delle pensioni che ad oggi presenta non poche disparità di trattamento tra i lavoratori.”
http://www.trend-online.com/prp/governo-monti-fitch-fmi/
Tutte parole generiche per non allarmare il pubblico italiano, ma dai particolari si capisce qual'è la musica che si intende suonare:
- su Il Fatto Quotidiano del 25 novembre 2011  Elsa Fornero,  spiega che i cittadini dovranno perdere diritti acquisiti
- su il manifesto del 18 novembre in un articolo di Roberto Ciccarelli si legge che “...Monti vuole una rapida e rigorosa attuazione della riforma Gelmini”.
- ma non c'è da stupirsi, basta leggere l'articolo che ha scritto lo stesso Mario Monti sul Corriere della Sera il 2 gennaio 2011
"...In Italia, data la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale, si è pensato di più agli ideali che alla competitività ... . Ma può venire superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili."
- se poi la linea guida per le misure da adottare è la lettera della BCE indirizzata al governo italiano l'estate scorsa, allora siamo fritti, si tratta di una serie di raccomandazioni di stampo neoliberista arrabbiato, tipo diminuire i salari nell'impiego pubblico o abolire i contratti collettivi.

Secondo il mio umile parere il governo Monti è il tentativo di far passare le misure che non avrebbe osato prendere né il governo Berlusconi né qualsiasi altro governo perché perderebbe il consenso elettorale. Questo governo è stato imposto dall'Unione Europea all'Italia ed è la palese espressione degli interessi organizzati dei tecnocrati tedeschi e francesi. La sua funzione principale è quella di garantire l'accurata e meticolosa esecuzione dei diktat della BCE. Con la scusa della crisi e del risanamento del debito – che non ci sarà se non tra venti anni – prenderà una serie di misure catastrofiche e scellerate che porteranno all'impoverimento delle classi meno privilegiate, alla distruzione del welfare, alla definitiva precarizzazione del mercato del lavoro, alla svendita del patrimonio pubblico, all'affossamento dell'Italia come Paese.

venerdì 7 ottobre 2011

Il partito della gnocca



Berlusconi vorrebbe cambiare nome al suo partito e chiamarlo 'Forza Gnocca'... Sarebbe un battuta, per niente spiritosa e fuori luogo. Mi fa venire in mente un vecchio detto greco medievale che  dice: il villaggio brucia ma la puttana si pettina... 

giovedì 6 ottobre 2011

COME GUIDARE IL DEFAULT ITALIANO


di GUIDO VIALE

Il fallimento di uno Stato (il cosiddetto default) non è un evento puntuale ma un processo. L'evento puntuale è la dichiarazione con cui lo Stato comunica che non intende più o non è più in grado di pagare alcuni dei suoi debiti: cioè di rimborsare alla loro scadenza i titoli (bond) che ha emesso. L'evento può assumere varie forme: se la cosa avviene "inaspettatamente" può gettare nel caos il paese debitore, ma anche alcuni dei paesi creditori (quelli le cui banche o i cui risparmiatori hanno accumulato quei bond) e, poi, il resto del mondo; o quasi.

Oggi la cosa sembra impensabile; ma abbiamo di fronte anni di turbolenza finanziaria che renderanno sempre più difficile prepararsi a eventi del genere.

Oppure può assumere forme "pilotate", con accordi che ripartiscano gli oneri del default tra debitore e creditore, cercando di contenere i danni; può avvenire in forma parziale, attraverso la promessa di rimborsare solo una parte del valore nominale dei bond; o in forma "selettiva", differenziando l'entità del rimborso a seconda della tipologia dei creditori (garantendo un rimborso maggiore ai piccoli risparmiatori, uno minore ai grandi investitori nazionali e uno ancora inferiore o nullo a quelli esteri). Oppure può avvenire sterilizzando il debito, il cui valore nominale resta inalterato, ma il cui rimborso viene procrastinato nel tempo.

Scelte del genere non comporterebbero necessariamente "l'uscita dall'euro" degli Stati insolventi: non ci sono "procedure per farlo" - e non è una cosa semplice - e scatenerebbero una fuga dall'euro di tutti gli Stati a rischio; cioè la dissoluzione della moneta unica, gettando l'Europa in un caos anche peggiore. Inoltre, non è detto che il ritorno a una moneta nazionale comporti, per lo Stato in default, un recupero di competitività con una svalutazione e il ritorno a una bilancia dei pagamenti in equilibrio. Se il tessuto produttivo non c'è, o è inadeguato, la svalutazione non basta per togliere quote di mercato ai più forti in campo tecnologico e amministrativo: soprattutto in un mercato in contrazione, come sarà quello europeo, e mondiale, nei prossimi anni.

In ogni caso, di fronte a una stretta del credito (credit crunch) potrebbero svolgere un ruolo decisivo la creazione e la moltiplicazione di "monete" a base locale emesse, in circuiti ristretti, su basi fiduciarie. È un tema che meriterebbe maggiore attenzione. Le conseguenze delle alternative qui prospettate non sono ovviamente le stesse; ma in tutti i casi il default non è una passeggiata: una notevole contrazione della circolazione monetaria, della produzione, dell'occupazione legata alle attività in essere, dei redditi e del potere di acquisto è inevitabile, come lo sono una fuga di capitali - se le reti per intercettarli non sono adeguate - un blocco degli investimenti esteri e privati e l'impossibilità, per diversi anni, di ricorrere a nuove emissioni (cioè di fare altri debiti). Ma, a ben vedere, questi non sono che in minima parte "effetti" dell'evento default, bensì i fenomeni che lo precedono e lo preparano: sono il default come processo. Quello che stiamo vivendo.

Prendiamo il caso della Grecia. È palesemente in default da oltre un anno: da quando Papandreou ha preso atto delle condizioni in cui era stato lasciato il bilancio dello Stato. Non avrà più, per decenni, la possibilità di ripagare il suo debito, ma nemmeno di far fronte agli interessi per rinnovarlo alle scadenze. Le politiche imposte dalla "troika" dell'Unione europea (Commissione, Bce, Fmi) ne strangolano l'economia rendendo irreversibile la corsa al default. Tuttavia solo da qualche settimana alcuni economisti mainstream cominciano a dirlo e qualche politico o banchiere a prospettarlo. Gli speculatori invece lo sanno da tempo (stanno acquistando bond greci a un terzo del loro valore nominale, perché, quando il default sarà dichiarato, la Bce glieli ricomprerà al doppio). Ma allora, perché la troika non impone subito alla Grecia un default pilotato? Perché nel frattempo, con la scusa di evitarlo, la depreda; cioè, la fa depredare dalla finanza internazionale che è il suo mandante: stipendi, occupazione, pensioni, sanità, scuole, servizi pubblici, spiagge, isole, porti, tutto viene messo in vendita - a prezzi di saldo, per costituire il "tesoretto" da devolvere ai creditori; e per cedere alla finanza internazionale i beni comuni del paese. Questo è il default come processo.

E l'Italia? Siamo sulla stessa strada, a una tappa di poco precedente: ma anche il processo del nostro default è in pieno corso. Le imposizioni della Bce all'Italia sono state dettagliate nella lettera "segreta" di Trichet e Draghi, che contiene un vero e proprio programma di governo; il che manda all'aria le lamentele di coloro che attribuiscono la crisi in corso alla mancanza di un vero governo dell'Unione europea: quel governo invece c'è, eccome! Solo che non fa quello che chi ne denuncia la mancanza vorrebbe che facesse. Anzi, fa l'esatto opposto; e non per insipienza, ma per corrispondere agli interessi di chi manovra i cosiddetti mercati; che poi mercati non sono, bensì potere di vita e di morte sull'intero pianeta. Il programma di governo di Draghi e Trichet è uguale a quello che sta accompagnando la Grecia al default: privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, taglio delle pensioni, degli stipendi e dell'occupazione nel pubblico impiego (scuola e sanità al primo posto); abolizione dei contratti, libertà di licenziare; azzeramento del deficit a suon di tasse sui meno abbienti.

Ha quel programma la minima possibilità di rimettere in sesto l'economia italiana? Di rilanciare la crescita (parola magica e assolutamente vuota in nome della quale si giustifica ogni assalto alle condizioni di vita di intere nazioni)? Dimenticando tra l'altro che la crescita (del Pil) si sta dileguando in tutta Europa e segna il passo, o sta per farlo, anche nei principali paesi "emergenti", cui era affidata la speranza di un traino dell'economia mondiale fuori dalle secche della crisi. E dimenticando, soprattutto, che un nesso tra la crisi economica e l'impossibilità di una crescita illimitata in un pianeta finito ci deve pur essere (ma si contano sulle dita di una mano, anche tra gli economisti non mainstream, quelli che se ne ricordano). L'economia italiana, quand'anche raggiungesse il pareggio di bilancio con le manovre decise e quelle ancora da fare (cosa improbabile), avrebbe pur sempre 70 miliardi di interessi da sborsare ogni anno (il 5 per cento del Pil); in più, per rispettare il patto euro-plus, dovrebbe recuperare ogni anno il 5 per cento del 40 per cento del suo debito (40 miliardi circa: un altro 3 per cento di Pil): una cura da cavallo a cui anche un tessuto produttivo come quello italiano - che pure ha potenzialità maggiori di quello greco - non potrà che soccombere. In un mondo percorso da continue turbolenze finanziarie e da una crescita evanescente, l'economia italiana non potrà mai raggiungere performances sufficienti a centrare obiettivi del genere. Il default come processo è quindi in corso. Certo la situazione potrebbe cambiare se cambiassero le regole di governance dell'euro. Se la Bce emettesse gli eurobond (ma forse non basterebbe); se potesse creare moneta come fanno le vere banche centrali; se l'Unione europea adottasse politiche fiscali comuni a tutti gli Stati; se si varasse subito una consistente Tobin tax; se... Ma non sta succedendo nulla di tutto ciò; e niente lascia pensare che succeda. A meno che...

A meno che gli Stati messi alle corde - come hanno fatto banche e assicurazioni nel 2008 - non prendano atto che il coltello dalla parte del manico ce l'hanno i debitori e non i creditori, perché sono too big to fail, mettendo in campo la vera alternativa del momento: quella tra il default come processo e il default come evento, fatto compiuto. Allora sì che l'Europa correrebbe ai ripari! Certo ad adottare una politica del genere non sarà l'attuale governo, né quello che si sta allenando a bordo campo con la benedizione di Confindustria: quella che ha coccolato per diciassette anni Berlusconi dimostrando - tra l'altro - di essere un allenatore da strapazzo. Questa alternativa è un varco obbligato per chiunque accetti di dare voce alle forze, sempre più ampie, sempre meno disperse, sempre più transnazionali, che ieri dicevano «la vostra crisi non la paghiamo» e che oggi hanno tradotto questo comune sentire in un obiettivo preciso: «il debito non si paga!» Certo un obiettivo del genere non basta: ci vogliono anche non grandi opere per rilanciare la crescita, come è nella proposta degli eurobond e negli sproloqui di Confindustria, bensì programmi di conversione ecologica: promozione delle energie rinnovabili, efficienza energetica, agricoltura e mobilità sostenibili, riciclo totale nella gestione di risorse e rifiuti, manutenzione del territorio e rinaturalizzazione di quello non costruito, accoglienza e istruzione per tutti e tutte le età, ricerca mirata alla conversione; e poi, reperimento delle risorse "mettendo le mani nelle tasche" di quegli italiani che Berlusconi e Tremonti hanno protetto per anni; e azzerando gradualmente produzioni e opere inutili o dannose. Ma se non si affronta in modo radicale il nodo del debito, la politica scompare (anzi, non ricompare più) perché vuol dire che si accetta come fatto compiuto il trasferimento della sovranità dal popolo ai "mercati".

Guido Viale
Fonte: www.ilmanifesto.it
5.10.2011


http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20111005/manip2pg/15/manip2pz/311090/
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=9093


sabato 1 ottobre 2011

Come si riscrive la Storia



Non basta rivalutare la Repubblica di Salò con iniziative di dubbio valore, c'è chi si spinge oltre: ecco un deputato (Fabio Garagnani, Pdl ovviamente)  che sogna di abolire la festa del 25 aprile. Non c'è neanche bisogno di spiegare il perché per i suoi interlocutori è ovvio: è una festa che divide il Paese, non permette di storicizzare il passato, anche l'altra parte aveva le sue ragioni, ecc.
Invece del 18 aprile che propone lui, io sarei un po' più sincero e proporrei di ripristinare la festa del 21 aprile punto e basta (durante il ventennio il 21 aprile si festeggiava il Natale di Roma e la Festa dei lavoratori in sostituzione del primo maggio). Così risolviamo anche il caso di un'altra festività odiosa.


Abolire il 25 aprile? Il governo dice sì al Pdl Garagnani
Il Giornale di Vicenza
29/09/2011
ROMA
Sostituire la festa nazionale che celebra ogni anno il 25 aprile la Liberazione con il 18 aprile, a ricordo della storica vittoria elettorale della Dc contro socialisti e comunisti nel 1948. La proposta è contenuta in un ordine del giorno alla Camera del deputato del Pdl Fabio Garagnani, che fa sapere che il governo lo ha «accolto come raccomandazione». Ma siccome la forma talvolta è sostanza, a prescindere dalla convinzione del deputato Pdl, una raccomandazione parlamentare accolta dal governo non impegna poi alla sua attuazione: sarà ora palazzo Chigi a decidere se tradurre la raccomandazione in proposta di legge o trasformare in lettera morta l'aspirazione del deputato della sua maggioranza. Politicamente, però, l'iniziativa parlamentare esiste e tanto è bastato a suscitare scandalo e indignazione. «Il 25 aprile non si tocca», dice il Pd Ettore Rosato, «e dunque l'accoglimento "come raccomandazione" da parte del governo del suo ordine del giorno è praticamente carta straccia. Resta un gesto politico vigliacco del governo».
«L'accoglimento di un ordine del giorno che impegna il governo a sostituire la festività del 25 aprile con quella del 18 aprile 1948», commenta l'Idv Silvana Mura, «dimostra che alcuni esponenti del Pdl che dicono di ispirarsi alla Dc sono quanto di più lontano dai valori di quel partito, che della Resistenza fu parte importante». Il leghista Fabio Rizzi dice che «la storia è storia: il 25 aprile 1945 fu la sconfitta del nazifascismo, grazie agli Alleati, al Cln e al sollevamento popolare».
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Italia_e_Mondo/292288__abolire_il_25_aprile_il_governo_dice_s_al_pdl_garagnani/


Fabio Garagnani,  Ettore Rosato,  Silvana Mura, Fabio Rizzi, Democrazia Cristiana

Una ridente cittadina sul lago di Garda...


Leggo che il Pdl trentino per festeggiare il 150 anni dell' Unità d'Italia  organizza una crociera  sul lago di Garda e che ovviamente è prevista una tappa a Salò  “...per fare visita al Centro studi e documentazione sulla Repubblica sociale italiana”.  Maurizio Gasparri spiega poi che la crociera servirà a «rilanciare l'attività del Pdl come forza che si richiama alla libertà e alle tradizioni». Si è scelto il Garda perché «lì si sono combattute guerre di indipendenza e mondiali e si è svolta la vicenda di Salò». Che cosa c'entra la Repubblica di Salò con l'Unità d'Italia me lo devono spiegare i gerarchi di questo partito che secondo loro si ispira alla libertà e alla democrazia ma che non perde occasione di celebrare in modo anche maldestro le glorie di un passato impresentabile. Non c'è da meravigliarsi, questa primavera “Libero” regalava ai suoi lettori i (falsi) diari del Duce, tanto per non dimenticare le proprie radici... 





In crociera puntando Salò, il Pdl festeggia «le tradizioni»
di Andrea Fabozzi
su il manifesto del 28/09/2011
Torna la nave dei berlusconiani
Una crociera, un'altra. Stavolta sul lago - di Garda - e con una tappa spericolata: a Salò. Il piroscafo «Italia» salperà sabato pomeriggio. L'ha preso a noleggio il Pdl trentino che così intende celebrare il 150esimo dell'unità. Passando a far visita ai cimeli repubblichini e alla casa del Vate a Gardone Riviera. Settembre, andiamo.
Una crociera, un'altra. Che sia l'omaggio estremo al radioso esordio dell'odierno cavaliere? Cominciò, quell'uomo, ed è cosa nota, cantando Le Mer di Trenet per i croceristi. Da allora per quel cantante la crociera è l'idea platonica della felicità. Tanto che la prima cosa che offrì ai disperati dell'Aquila non fu la casa distrutta dal terremoto ma un bel giro in crociera. Mentre prendeva insulti, spiegò che era tutto gratis perché aveva a disposizione la nave del G8. La nave che avrebbe dovuto ospitare Obama alla Maddalena, la Fantasia.
Ora è tutt'altro genere di piroscafo quello che affronterà il lago con Maurizio Gasparri sulla tolda. Si tratta di un centenario battello a ruota con interni demodé. C'è posto per trecento militanti al prezzo di affitto di diecimila euro per un fine settimana. Pasti e bevande a parte. Ha organizzato tutto il senatore Cristiano De Eccher, berlusconiano oggi ma leader nel Triveneto di Avanguardia nazionale quarant'anni fa, buon amico di Delle Chiaie, habitué delle inchieste sull'eversione nera, sospettato persino di aver custodito i timer della bomba a piazza Fontana. Dunque nessuna sorpresa che si finisca a Salò, per «una degustazione di specialità gastronomiche del territorio» e subito dopo per fare visita al Centro studi e documentazione sulla Repubblica sociale italiana. Ci sono un sacco di belle foto in posa davanti alla casa del Fascio. Chi non se la sente, De Eccher permettendo, è garantito che potrà dirottare sull'ateneo di Salò. Ma in zona ci sarebbe anche la ex sede della Decima Mas, o per i giornalisti il palazzo dell'agenzia Stefani. E poi si va a Gardone, al Vittoriale. Dove, Gasparri in testa, il manipolo celebrerà D'Annunzio come una delle quattro figure simbolo della gloria del Garda. Le altre essendo Maria Callas a Sirmione (ci abitò), Goethe a Limone (ci passò) e santa Angela Merici a Desenzano (fondò le orsoline). Invece quello famoso di Salò nel programma non viene citato, per pudore o perché è superfluo.
Prima di imbarcarsi, e sperando che Alfano o almeno Quagliariello vadano a fargli compagnia, Gasparri ha spiegato che la crociera servirà a «rilanciare l'attività del Pdl come forza che si richiama alla libertà e alle tradizioni». Le tradizioni. E si è scelto il Garda perché «lì si sono combattute guerre di indipendenza e mondiali e si è svolta la vicenda di Salò». La vicenda.
Perché una crociera invece non l'hanno spiegato. Non serve, lo sanno tutti che una crociera è il massimo della vita. A meno che questa «tricolore» non finisca come quella «azzurra» che infelicitò il 2000 di Berlusconi. Salpata da Genova, quella nave elettorale per nove giorni fu perseguitata dalla malasorte. Pioggia, fulmini e mare in tempesta. Il cavaliere prima col febbrone e poi a rischio di finire bollito quando si staccò il tubo dell'acqua bollente in cabina. Bonaiuti precipitato dalle scale che si rompe il braccio, un militante troppo entusiasta che cade in mare, la macchina di un collaboratore che finisce schiacciata da una gru...
Ora impavidi ci riprovano. Buon viaggio. «Il destino dell'Italia è stato e sarà sempre sul mare», come diceva quello di Salò.

Maurizio Gasparri,  Cristiano De Eccher,  Decima Mas,  agenzia Stefani,  Angela Merici,  Maria Callas

martedì 20 settembre 2011

La bandiera a mezz'asta



La notizia è di dieci giorni fa ma ha il suo interesse: Guenther Oettinger (politico tedesco della CDU), commissario UE all'energia in un'intervista al quotidiano “Bild” ha ripreso la proposta di mettere a mezz'asta le bandiere dei paesi indebitati negli edifici pubblici dell'Unione Europea“per avere un effetto dissuasivo” a suo dire.
La proposta può sembrare una battuta, ma deve far pensare. I tecnocrati delle istituzioni europee ci vedono – noi, cittadini dei paesi indebitati – come bambini discoli che devono essere educati a comportarsi bene. La colpa per l'indebitamento è della gente, non dei governanti, e la bandiera a mezz'asta dovrebbe ricordare alla gente che passa che la pacchia è finita, adesso si devono preparare ad accettare altri, nuovi e interminabili sacrifici, la Grecia insegna...

Ma tornerò sull'argomento...


martedì 23 agosto 2011

Il Piano europeo non ridurrà il debito greco


di Peter Allen, Barry Eichengreen e Gary Evans 
articolo apparso il 5 agosto 2011 su
http://www.bloomberg.com/news/2011-08-05/europe-s-plan-won-t-cut-greek-debt-allen-eichengreen-and-evans.html


Gli analisti che si sono occupati del vertice dell'Unione europea del mese scorso hanno cercato di trovare il motivo per il quale il piano di salvataggio del debito greco sembra non sia riuscito a risollevare la fiducia degli investitori.  Sono state avanzate molte ipotesi: l'incapacità di comunicazione in modo chiaro, la complessità del progetto, la mancanza di coordinamento con il Fondo Monetario Internazionale.
C'è una spiegazione più semplice: l'accordo per la  riduzione del debito è fallito perché non riduce il debito.
La Grecia d'altronde ottiene una riduzione dei tassi di interesse e un allungamento della scadenza del  suo prestito dal Fondo Europeo per la Stabilità Finanziaria. Ma il prestito è stato supervalutato, e il paese dovrà  pagare l'addizionale debito ufficiale.
Il governo di Atene ottiene anche un programma di riacquisto di bond da 20 miliardi di euro (28,7 miliardi dollari), finanziato dalla EFSF. Ma ancora una volta, il paese dovrà rimborsare i fondi utilizzati per finanziare il riacquisto, e in più un 3,5 per cento di interessi.
Tutto questo è un aiuto modesto perché il governo greco deve pagare più del 3,5 per cento per autofinanziarsi sul  mercato. Se non altro  il contribuente europeo ha fatto qualcosa per ridurre l'asfissiante carico del debito della Grecia.
Ma il "contributo" che devono dare le banche è una storia diversa. Ci viene detto che le istituzioni finanziarie che detengono titoli di stato greci dovranno cancellare parte del debito. Ci è stato detto dalla lobby dei banchieri, l'Institute of International Finance, che la riduzione dell'attuale valore netto dei loro titoli è del 21 per cento.

Nessun “Haircut”
Questa percentuale non ha nulla a che fare con l'entità della riduzione del debito della Grecia. Quello che alcuni analisti hanno erroneamente chiamato un "haircut" è semplicemente lo sconto relativo al valore nominale con il quale le bond options saranno scambiate sul mercato secondario, ipotizzando un rendimento dei titoli greci  del 9 per cento.
Per misurare correttamente il servizio e la riduzione del debito, questi valori devono essere confrontati con il tasso di interesse medio del 5,02 per cento con il quale la Grecia paga attualmente le sue obbligazioni. Quando viene preso in considerazione questo valore, anche la tanto decantata riduzione del 20 per cento sul discount bond option è molto più bassa sul valore base attuale, perché il tasso d'interesse nominale dei nuovi bond è più alto rispetto a quello dei vecchi.
La discount bond option a 30 anni, che dovrebbe scambiate il nuovo debito con le obbligazioni esistenti all' 80 per cento del valore nominale, per esempio, ha un tasso d'interesse nominale iniziale del 6 per cento, che sale al al 6,5 per cento il quinto anno e al 6,8 per cento dal 10mo al 30mo anno. La Grecia realizza solo 22 punti base di risparmio sugli interesse per i  primi cinque anni e avrà un risparmio di interessi annui negativo per i successivi 25 anni.

Piccoli Sconti
Anche tenendo conto che la Grecia ripagherà solo l'80 per cento del capitale originario alla fine del 30mo anno, il valore attuale del debito scende solo dell' 1,78 per cento in questa opzione. Questo valore è molto lontano dalla riduzione del 20 per cento che molti analisti si sono affrettati di applaudire...
Nella tabella allegata usiamo le ipotesi dell'  Institute of International Finance  per mostrare come questa operazione influenzerà le finanze della Grecia.


L'accordo contribuisce ad estendere la scadenza dei titoli greci. Quando però arriverà alla sua conclusione, il valore attuale del debito diminuisce solo del 6,78 per cento, o di 9,15 mld €, anche se si accetta l'ipotesi -sicuramente troppo ottimistica- di una partecipazione del 90 per cento dei possessori di obbligazioni. Questa è una proposta costosa, dato che la Grecia dovrà acquistare 42 mld  € di zero-coupon bonds per collateralizzare i pagamenti di capitale obbligazionario. 

Un accordo ingiusto
Questo è un accordo ingiusto prima di tutto per la Grecia. Ed è anche un cattivo accordo per l'area dell'euro, i cui leader ancora una volta non sono riusciti a contenere la crisi. Ed è un cattivo accordo per il contribuente europeo, il quale dovrà sopportare tutti i sacrifici, mentre le banche non ne faranno alcuno.
Perché sono andate così male le cose?
Una risposta è che nessuno dei partecipanti - l'Unione europea, i leader francesi e tedeschi, l'Institute of International Finance – sapesse che cosa stava facendo. Una riduzione del 21 per cento del valore attuale netto suona impressionante, ma non ha alcuna attinenza con  l'importo che questo scambio toglierà dal debito della Grecia. Nessuno ha calcolato il fatto gli zero-coupon bonds a 30 anni sono molto più costosi oggi che i tassi si interesse sono bassi, rispetto a  20 anni fa, ai tempi del Piano Brady. Nessuno ha capito che la conversione del debito in realtà ha portato ad un aumento dei  pagamenti di interessi annui per la Grecia, se si calcola il costo del debito per comprare il capitale obbligazionario collaterale.

Un colpo a chi presta
Può risultare difficile credere che degli esperti possano essere così male informati. L'unica altra spiegazione è che il solo scopo dell'esercitazione è stato quello di indurre in errore. Le banche possono sostenere di aver subito un altro colpo. I parlamentari tedeschi possono dire che il settore privato è stato costretto a "partecipare" al salvataggio della Grecia, mentre in realtà, anche con l'allungamento delle scadenze prenderanno una grandissima parte degli interessi originali.
Questo accordo dovrebbe essere stralciato.  Al suo posto, l'UE dovrebbe creare una vera conversione del debito con veri “haircuts” per le banche ed una significativa riduzione del debito della Grecia.
La buona notizia è che ci sarà l'occasione per cambiare rotta. Il debito della Grecia è ancora insostenibile, e dovrà essere ristrutturato ancora.


(Barry Eichengreen è professore di economia e scienze politiche presso la University of California, Berkeley. Peter Allen e Gary Evans sono economisti che hanno lavorato sulle ristrutturazioni del Piano Brady del debito emergente negli anni 1990 e servito come consulenti finanziari per il governo della Polonia.)


Peter Allen, Barry Eichengreen, Gary Evans, Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale, Grecia, EFSF, Institute of International Finance, University of California, Piano Brady

domenica 14 agosto 2011

“La gente chiede rigore”, parola di Tremonti



La maxi manovra del Governo è stata presentata due giorni prima di ferragosto. Un Tremonti indeciso e un Berlusconi sicuro di sé (complice la sua nuova chioma dipinta/incollata ancora più folta) hanno elencato un insieme di misure populiste e reazionarie: con la scusa della crisi e delle richieste dei partner europei intendono smantellare diritti fondamentali, svendere il patrimonio pubblico, tagliare, spremere, tassare, sfinire chi non può difendersi, i meno privileggiati. Per non parlare della fissa dell'abolizione della contrattazione collettiva, oppure dell'idea di cambiare la Costituzione per non permettere la spesa in deficit.
Non sono state toccate le pensioni e non sono stati ridotti gli stipendi nel pubblico impiego, “per ora”, ma i dipendenti delle amministrazioni pubbliche che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa potrebbero perdere il pagamento della tredicesima mensilità. Cioè se sbaglia chi dirige le conseguenze le pagheranno i sottoposti. Un modo per abituarsi all'idea che di stipendio si prenderà sempre di meno.
Una semplice domanda: queste misure porteranno ad una nuova crescita? Non vedo come. Ma non sono state pensate per tale scopo, il progetto dei nostri governanti, come del resto del trio Trichet-Merkel-Sarkosy è quello di imporre pesanti riforme neoliberiste in tutto in continente, creando una società autoritaria, paternalistica, classista, sul modello ungherese per intenderci.
Le richieste dei nostri partner europei sono sempre le stesse: riduzione della spesa pubblica, taglio degli stipendi, “riforma” delle pensioni, libertà di licenziare per le imprese, aumento dell’IVA, smantellamento dello stato sociale,   liberalizzazioni, privatizzazioni, riforme strutturali e istituzionali “necessarie” (ma non si dice esattamente quali), svendita del patrimonio pubblico, incentivare il settore pubblico a scapito di quello privato. Quest'ultima è una grande contraddizione, perché in Italia e non solo, molte imprese private importanti sono gestite in modo pessimo. Difficile sostenere che la Parmalat, per fare un esempio, sia stata gestita in modo razionale, e le Ferrovie tedesche oppure quelle francesi (che sono pubbliche) invece no.
Bisognerebbe poi cercare di capire che cosa sia in realtà il modello di governo dell'Unione europea: distinti statisti che promuovono la democrazia e il benessere dei cittadini europei oppure  l'espressione politica degli interessi delle banche e dei settori industriali e finanziari dei due paesi leader, che senza nessun controllo democratico e partecipativo impone politiche suicide e riforme coatte al resto dei Paesi membri che diventano de facto Paesi a sovranità limitata.


Tremonti, Berlusconi, Trichet, Merkel, Sarkosy, Parmalat

domenica 31 luglio 2011

UN POLITICO ATTACCATO AI VALORI DELLA DEMOCRAZIA



Ho sempre considerato Mario Borghezio antipatico, grossolano, sgarbato, fascistoide, ma anche ridicolo e inefficace. Il suo modo di fare così eccessivo secondo me allontana piuttosto che avvicinare la gente “comune” alla Lega. Molto spesso la stampa e la tv hanno dato poco o nessun risalto alle sue esibizioni, complice l'assuefazione, oppure forse la non volontà di mettere in imbarazzo la Lega. Non bisogna però considerarlo un personaggio pittoresco, in realtà nella divisione dei ruoli nel suo partito lui esprime e ribadisce quello che gli altri pensano e dicono con toni più smorzati.
Anni fa gettava polvere disinfettante sulle prostitute-pendolari di colore a Torino, oppure scaricava urina di maiale sul terreno dove sarebbe dovuta sorgere una moschea per sconsacrarne il terreno. Adesso ha scoperto che le idee di Breivik, il nazista invasato che ha ucciso più di settanta persone in Norvegia «... sono condivisibili... buone e in qualche caso ottime ... stanno riconquistando i cuori dei veri patrioti... collimano al 100% con molte di quelle espresse dai movimenti che vincono le elezioni tutte le volte che si vota in Europa».
Poco importa se il Consiglio Federale della Lega Nord lo abbia in seguito sospeso dal partito per il periodo di tre mesi. In realtà lo coprono e lo copriranno, perché il razzismo è un valore fondante per il loro movimento, perché in realtà la leadership della Lega si riconosce a modo suo in questi valori, e perché a loro serve un cane sciolto come lui.

Per approfondire:


http://www.corriereinformazione.it/2011072612210/attualita/cronaca/strage-norvegia-la-visione-di-mario-borghezio-qbreivik-qualche-idea-ottimaqvideo.html


http://piste.blogspot.com/2011/01/mario-borghezio-quello-che-wikipedia-il_22.html

Torino, Mario Borghezio, Lega Nord, Piemonte, Norvegia, Breivik

lunedì 11 luglio 2011

Garaj Mahal


Ho scoperto i Garaj Mahal per caso, ascoltando in modo disattento “AttentionSpanRadio”, in mezzo a tanti brani anonimi si distingueva il loro (probabilmente era “mondo garaj” oppure “celtic indian” ma allora non riuscivo a distinguere), musica originale, spiritosa e “difficile”, predisposizione per i tempi dispari. I Garaj Mahal sono tra le poche formazioni ad avere un suono riconoscibile:  basta sentire cinque secondi di un loro brano per identificare subito l'esecutore. Il loro sound è un misto di Weather Report prima maniera, Soulive e musica indiana, tutto mixato in maniera leggera, spiritosa, e suonato con la scioltezza e la naturalezza dei veri virtuosi.
Nel corso degli anni hanno affiancato o lavorato insieme a musicisti di con musicisti del calibro di Dizzy Gillespie, John McLaughlin, Sting, Cassandra Wilson, Dave Holland, Bela Fleck, Chick Corea, Steve Smith, Zakir Hussain, MeShell N'Degeocello tanto per citare alcuni.
Non hanno fatto molti dischi, e non hanno avuto il successo di pubblico che meritano. Suonano dal 2000 e praticamente da allora sono sempre in giro dando concerti, che – cosa inconsueta - permettono di registrare e di condividere su internet. Infatti sulla pagina http://www.archive.org/details/GarajMahal  si possono trovare un sacco di registrazioni amatoriali dei loro concerti che possono essere scaricate gratuitamente e legalmente.

La composizione del gruppo è la seguente:
Fareed Haque – chitarra
Eric Levy- keyboards
Kai Eckhardt- bass
Sean Rickman - drums

Non sono riuscito a trovare un loro sito internet, quello che più si avvicina è:
http://www.myspace.com/garajmahalfunk
Altre informazioni si possono ricavare da wikipedia.

domenica 12 giugno 2011

Una lapide controversa



Qualche giorno fa, il 2 di giugno , nel cimitero della Villetta di Parma, l' ”Associazione nazionale famiglie dei caduti e dispersi della Rsi”, con l'approvazione della giunta comunale, ha fatto collocare  una lapide che commemora i caduti della Rsi.  La stele riporta: “Ai caduti e dispersi militari e civili della Repubblica sociale italiana (1943-1945)”, e sotto si trova una frase del poeta Giosuè Carducci: “L’Italia avanti tutto! L’Italia sopra tutto!”. La cerimonia non è stata resa pubblica probabilmente per evitare contestazioni ma la scelta della data (2 giugno, Festa della Repubblica) sicuramente non è stata casuale. L'unica “autorità” presente era l’assessore comunale Davide Mora, ex Msi e An, intervenuto a titolo personale.
Il giorno dopo il vicesindaco Paolo Bussi ha difeso l'operazione affermando che “...“La giunta comunale ha permesso la posa di una lapide ai caduti della Repubblica Sociale nel cimitero della Villetta perché riteniamo che tutti i morti vadano rispettati ... Parma è capace di rispetto per tutti. Curioso che qualcuno non lo capisca. Trovo infatti piuttosto triste che si tenti di strumentalizzare politicamente anche un semplice gesto di pietas verso dei morti e le loro famiglie perché l’odio non è mai buon consigliere”.
Pietas umana? Non mi sembra, è un'altra tappa della strategia  di legittimazione del fascismo e dei suoi valori che tenta in modo malcelato di mettere in atto il governo del centrodestra. Prima si parla di pietas umana per i morti, poi di rispetto per i combattenti che sono morti per le loro idee (belle idee...), poi si arriva alla norma giuridica. L'altro giorno ho letto che un deputato del Pdl,  Gregorio Fontana ha presentato una proposta di legge in commissione Difesa della Camera che in pratica equiparar sotto ogni profilo i combattenti della repubblica di Salo' ai partigiani ed ai combattenti per la libertà.
La Repubblica Sociale Italiana (oppure Repubblica di Salò) era uno stato fantoccio messo in piedi dai tedeschi per giustificare l'occupazione militare dell'Italia  nel 1943. Non è stato riconosciuto come entità statale da nessun altro Paese tranne che dalla Germania ed i suoi satelliti e le sue forze armate sono state utilizzate come supporto per affrontare i partigiani e mantenere l'ordine interno. Le efferatezze che hanno commesso non hanno bisogno di essere spiegate o elencate, basta dare un'occhiata si wikipedia per farsi un'idea.  Ma la cosa fondamentale è che questi militari lottarono contro l'Italia, hanno combattuto  per mantenere il vecchio regime totalitario fascista, nella sua versione più brutale, quella orchestrata dai nazisti. Sono morti in battaglia contro i partigiani e gli alleati, contro il “nemico interno”, i loro ideali erano quelli della razza pura, dell'eliminazione fisica degli ebrei, della repressione di chi non la pensava come loro. Altro che Patria e Onore. Hanno combattuto per una causa sbagliata, disumana, erano criminali o complici di criminali, e grazie a Dio, hanno perso. Qualcuno era forse in buona fede, ma la maggior parte di loro era fiera della propria ferocia e malvagità. Chi non ha avuto nessuna pietà per le sue vittime pretende la pietas umana. Non riesco a immaginare che tipo di rispetto e riconoscimento potrà mai meritare gente del genere.

Quando negli anni '50 Albert Kesselring, comandante delle forze armate tedesce in Italia durante la guerra, è tornato in libertà , dichiarò che gli italiani avrebbero dovuto erigergli un monumento (perché era stato troppo corretto). Pietro Calamandrei scrisse allora la famosa epigrafe che riporto sotto, che è stata messa sotto una lapide ad ignominia di Kesselring deposta dal comune di Cuneo.

Lo avrai, camerata Kesselring...

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna
 e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre  RESISTENZA


Per approfondire:
http://www.anpi.it/il-pdl-ci-riprova-i-reduci-di-salo-come-i-partigiani-smuraglia-si-nega-la-storia/
http://molinetto-parma.blogautore.repubblica.it/2011/06/03/villetta-targa-per-i-repubblichini-di-salo/
http://www.agoravox.it/Legge-per-Equiparare-i.html
http://molinetto-parma.blogautore.repubblica.it/2011/06/07/lapide-dedicata-a-salo-parte-raccolta-di-firme/
http://luciadelchiaro.blog.kataweb.it/il_mio_weblog/2009/01/09/giustizia-per-i-poveri-repubblichini/

Rsi,  Davide Mora,  Paolo Bussi,  Gregorio Fontana,  Albert Kesselring,  Pietro Calamandrei

giovedì 19 maggio 2011

Dottrina religiosa e canzoni fasciste


Parlavo l'altro giorno della proposta di legge di un deputato pdl di punire gli insegnanti che parlano di politica a scuola. C'è chi ha compreso  bene il significato della proposta e porta avanti iniziative che sono la diretta conseguenza del nuovo clima che si respira a scuola.
 Già il mese scorso nell'istituto secondario inferiore Monte Grappa di Pove del Grappa nel vicentino un professore di musica faceva intonare ai ragazzi della terza media la canzone fascista “Faccetta Nera”  con la scusa che "la storia va contestualizzata con la musica".
Questa  volta sono addirittura delle suore, dell' istituto Marcelline di Lecce, dove nel saggio musicale di fine anno dei bambini delle elementari, per festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia, è stato inserito (che altro?) il canto fascista “Faccetta Nera”. Le suore si sono giustificate dicendo “Il fascismo è argomento del programma, quindi è naturale che qualcosa del concerto di fine anno lo riguardi!”.
vedi
http://www.20centesimi.it/blog/marcelline-un-inno-fascista-nel-saggio-di-fine-anno/
http://www.stopcensura.com/2011/05/suore-fanno-cantare-faccetta-nera-in.html

E poi, aggiungo io, bisognerebbe smetterla con i pregiudizi, finire di demonizzare un periodo e un governo che non ha portato che bene per l'Italia! Non è forse vero che il fascismo non ha ucciso nessuno (!), e che anzi mandava in villeggiatura gratis gli oppositori del regime? (intervista di S. Berlusconi alla rivista britannica "The Spectator", settembre  2003
http://www.repubblica.it/2003/i/sezioni/politica/berlugiudici/spectator/spectator.html )
Queste sono le verità storiche che i maledetti insegnanti comunisti rifiutano di insegnare ai nostri ragazzi.

martedì 17 maggio 2011

Maccartismo in Italia

Dopo la polemica sui libri di testo “comunisti” portata avanti dalla deputata Gabriella Carlucci e l'invito di Silvio Berlusconi a non lasciare che i ragazzi vengano indottrinati dai professori di sinistra, adesso arriva la proposta di legge del deputato Fabio Garagnani (Pdl) che vuole inserire nel Testo Unico sulla scuola il divieto per gli insegnanti di “qualunque atto di propaganda politica o ideologica“ a scuola, pena la sospensione dal servizio per tre mesi.
Durante il ventennio fascista sulla porta del bar venivano appesi cartelli con scritto su "Qui non si parla di politica!" per scoraggiare i clienti dal criticare il Duce dopo i primi bicchieri. Secondo me non sarebbe una cattiva idea appendere cartelli del genere nelle aule scolastiche.
Intervistato, il deputato ha puntato l’indice contro i docenti italiani accusati di “inculcare nei ragazzi ideologie e valori contrari a quelli della famiglia“.
Valori della famiglia: quali saranno mai, il termine è un po’ astratto. Essere promiscui in modo plateale, ossessivo e volgare può essere considerato un valore della famiglia? Eppure il capo del Pdl nonché -per nostra disgrazia- primo ministro diffonde con orgoglio proprio questi valori. Se fossi Garagnani non insisterei molto con questi argomenti.
E poi seguendo questa logica distorta si dovrà censurare oppure vietare l’insegnamento di molti testi classici perché contrari allo spirito e ai valori della famiglia: parlo di Edipo Re, di Antigone oppure di Macbeth tanto per fare due esempi. No, questa proposta è la solita provocazione propagandistica di chi si trova lontano anni luce dai reali problemi dei giovani e della società.

Per approfondire ( http://demata.wordpress.com/2011/05/12/garagnani-la-cultura-ed-il-pensiero-divergente/ )

Fabio Garagnani Scuola Duce Gabriella Carlucci

mercoledì 13 aprile 2011

Stop alle assurde ordinanze dei sindaci-sceriffi


Sindaci sceriffi addio: La corte costituzionale boccia i divieti  emanati da molti sindaci del nord Italia dopo la firma della Carta di Parma e l'approvazione del "pacchetto sicurezza", che hanno conferito più poteri agli amministratori locali. (07 aprile 2011)
"C'è qualcosa che stride tra la Costituzione e le esigenze dei cittadini", ha commentato a caldo il sindaco di Parma Pietro Vignali intervistato  da Repubblica Parma. "Quelle ordinanze a Parma sono servite eccome. Le zone prima assediate dalla prostitute ora sono tranquille e molti locali che disturbavano la quiete pubblica sono stati chiusi. Se le nuove norme dovranno essere eliminate la situazione cittadina peggiorerà. Quelle ordinanze - afferma - rispondono a delle necessità, tanto che non sono state emanate solo dai primi cittadini firmatari della Carta di Parma, ma da amministratori di tutta Italia e di ogni colore politico". Gli fa eco Luigi Giuseppe Villani, consigliere regionale del Pdl e coordinatore provinciale del partito: "La Costituzione italiana va assolutamente aggiornata perché possa meglio rispondere alle istanze dei tempi che cambiano e degli Italiani di oggi. Non è più attuale e non va utilizzata strumentalmente come un feticcio ma va modificata".
“Aggiornare” la Costituzione? Esigenze disattese dei cittadini? Siamo abituati a sentire questa musica da un po' di anni ormai, i politici del PartitoDestrosoLibetricida ripetono come pappagalli la stessa filastrocca: troppi lacci e laccioli, bisogna cambiare la Costituzione. Ma che cosa c'entra questo con le fantasiose ordinanze dei sindaci-sceriffi della Carta di Parma? E poi chi dice che queste ordinanze abbiano aiutato a soddisfare le esigenze reali dei cittadini?
Cercando su internet ho compilato un elenco abbastanza completo di tutte le ordinanze strambe, assurde e liberticide degli ultimi anni che espongo qui sotto: 

- vietato mangiare panini per la strada: la famosa legge anti-kebab:  vedi: www.blitzquotidiano.it "Milano/ Coprifuoco: vietato mangiare per strada pizza e kebab" http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/milano-coprifuoco-vietato-mangiare-per-strada-pizza-e-kebab-15635/
- crociata contro i lavavetri a Firenze - assessore Cioni,
-  nel comune di Novara è vietato fermarsi in più di due persone nei parchi e giardini pubblici dalle 23.30 alle 6.00 è anche proibito bere bevande alcoliche,
- a Monza c'è il divieto di bere fuori dai locali,
- vietato accattonaggio e lavavetri a Trieste,
- ad Alassio c'è l'ordinanza anti-borsone ovvero il divieto di girare con grandi borsoni (solo per stranieri),
- il sindaco di Ravenna ha vietato il consumo di bevande in vetro nelle ore serali,
- a Capri e Positano non è possibile indossare zoccoli perché ritenuti troppo rumorosi,
- a Forte dei Marmi il sindaco ha vietato l'uso di tosaerba elettrici nelle ore pomeridiane dei fine settimana,
- in molte località (Diano Marina, Alassio, Venezia, Riccione, Taormina, Eboli, Amalfi, Ravello) è proibito passeggiare per strada senza maglietta o in bikini,
- a Roma è vietato rovistare nei cassonetti,
- a Sanremo è vietato chiedere indicazioni stradali alle prostitute,
- divieto di costruire castelli di sabbia in spiaggia a Eraclea perché "ostruiscono il passaggio",
- vietato baciarsi in macchina a Eboli - potrebbe costarvi 500 euro di multa,
- vietato foraggiare piccioni a Bergamo e Venezia: multe da 333 a 500 euro,
- a Vigevano, città in provincia di Pavia è vietato sedersi sui gradini di un monumento. 160 euro di multa per questo grave vandalismo,
- ad Assisi, città di San Francesco è vietato l'accattonaggio e il nomadismo, «per salvaguardare i luoghi di culto e la decenza»,
- ad Adro, in provincia di Brescia, il comune dà 500 euro di bonus ai vigili per ogni clandestino catturato (ad Adro le strisce pedonali sono di colore verde, e lì si trova la famosa scuola tappezzata di simboli leghisti),
- a Boltiere vicino Bergamo, si tengono corsi per cittadini delatori, che si chiamano in realtà «osservatori ausiliari civici»,
- a Verona il sindaco leghista Tosi vieta l'accattonaggio e dispone la confisca dei beni al poverello con multa da 100 euro,
- accattonaggio e lavavetri vietati  a Trieste e Padova;
- niente questuanti a Cortina d'Ampezzo,
- via i vu cumprà da Pescara,
- no a bivacco, elemosina e lavavetri - ma anche ai borsoni - a Venezia, Firenze e Bologna.

Pietro Vignali, Carta di Parma, Luigi Giuseppe Villani, Pdl,

martedì 29 marzo 2011

I - finti - terremotati ringraziano la magnanimità del governo

Mi sono già occupato in passato della trasmissione "Forum" (http://granchan.blogspot.com/2010/09/chi-si-fida-di-forum.html oppure http://granchan.blog.espresso.repubblica.it/blog/2010/09/chi-si-fida-.html) e non intendo scrivere le stesse cose una seconda volta. Negli ultimi tempi poi la polemica sembrava essersi placata, la stampa si occupava raramente della trasmissione, almeno questa era la mia impressione cercando su internet. L'altro giorno poi, la sorpresa: sfogliando il Corriere della sera vedo un articolo, abbastanza lungo, dove si parla di una signora, finta negoziante aquilana e finta terremotata che ha ammesso di aver recitato la sua parte per 300 euro. Non c'è molto da dire, in fondo tutti sappiamo istintivamente che le puntate di Forum sono recitate, come del resto tutte le trasmissioni di Mediaset sono un simulacro della realtà, dai telegiornali ai programmi di intrattenimento, tutto ha una funzione propedeutica al berlusconismo. Fa piacere constatare che le mie non sono teorie, ma la pura e cruda verità.


vitaliquida
http://vitaliquida.wordpress.com/2011/03/28/finti-aquilani-a-forum/

FINTI AQUILANI A “FORUM”
Il 6 aprile 2008 un terremoto ha devastato il capoluogo abruzzese. A dieci giorni dall’anniversario la trasmissione Forum condotta da Rita dalla Chiesa ha pensato bene di invitare due “falsi aquilani”, (un uomo ed una donna, spacciati per coniugi “separati”) dando voce – come ha scritto Stefania Pezzopane su Facebook alla “devastante rappresentazione di una tragedia“.

Ecco un passaggio significativo di quanto ha detto la “comparsa”:

“Dobbiamo ringraziare solo il presidente Berlusconi. Non ci ha fatto mancare niente, ha dato a tutti case con giardini, garage e tutti lavorano. Voglio quei soldi perché tutte le attività hanno riaperto, tranne la mia. L’Aquila è in piena ricostruzione, sta tornando come prima (…) Sono rimasti fuori solo 300/400 persone, stanno in hotel perché gli fa pure comodo, mangiano, bevono e non pagano nulla, pure io ci vorrei andare”.

L’ho già scritto altre volte: alla fine conta solo lo spettacolo. Ma qui c’è qualcosa di più grave. C’è la storiella farlocca e mal recitata di due coniugi terremotati, miracolati da Berlusconi. Ovvero c’è il tentativo (miseramente fallito) di raccontare una realtà artefatta al fine di fare cosa gradita, non già ai terremotati, ma al presidente del Consiglio.

A latere delle polemiche c’è da registrare un comunicato stampa del capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, pubblicato nei commenti del quotidiano online Quotidiano d’Abruzzo. Vi si legge: “Avverto tutti coloro che hanno postato commenti diffamanti sull’operato del Governo e del presidente Silvio Berlusconi, che i vostri IP sono registrati e i commenti saranno trasmessi alla polizia postale con le relative querele per ciascuno”. Nonostante la minaccia nemmeno tanto velata, lo sfogo degli aquilani sta continuando.



Scritto il 28/03/11 alle 09:00
Terremoto Aquila: a Forum due finti terremotati e una ricostruzione falsa
http://www.dgmag.it/televisione/terremoto-aquila-a-forum-due-finti-terremotati-e-una-ricostruzione-falsa-34642

Che la trasmissione Forum fosse finta e che i protagonisti fossero reclutati e pagati non è una novità ma che si speculasse su una tragedia per raccontarne lati che non sono reali sembra follia o comunque una situazione inconcepibile.

E' invece reale quello che è successo a Forum venerdì scorso quando una donna, Marina Villa, è passata sotto i riflettori della trasmissione di Rete 4 per raccontare di come la città dell'Aquila sia stata perfettamente ricostruita e di come chi sostiene cose diverse lo fa soltanto per mangiare alle spalle dello Stato.

Marina e il finto marito, Gualtiero, hanno raccontato che all'Aquila "hanno riaperto tutti l'attività. I giovani stanno tornando", che "durante il terremoto sembrava la fine del mondo, non riuscivo a capire se era la guerra, la casa girava. Si sono staccati i termosifoni dal muro" e che ora siccome è tutto a posto "vorrei ringraziare il presidente e il governo perché non ci hanno fatto mancare niente... Tutti hanno le case con i giardini e con i garage, tutti lavorano, le attività stanno riaprendo" per sentirsi ribadire da Rita Dalla Chiesa che loro aquilani devono "ringraziare anche Bertolaso che ha fatto un grandissimo lavoro".

Peccato che Marina Villa non sia una commerciante dell'Aquila, che il marito non si chiama Gualtiero ma Antonio e che vive a Popoli, un paesino abruzzese non toccato dal terremoto dove gestisce un'agenzia funebre; a smascherare i due è stato prima l'assessore alla Cultura dell'Aquila, Stefania Pezzopane, che ha scritto a Forum per denunciare l'accaduto e poi anche la Rete con Facebook che si è mobilitata per chiedere spiegazioni.

La donna non si è sottratta e ha solo dichiarato: "ma che vogliono questi aquilani? Ma lo sanno tutti che è una trasmissione finta. Ma che pretendono. Io non c'entro nulla. Ho chiesto di partecipare alla trasmissione e quando gli autori hanno saputo che ero abruzzese, mi hanno chiesto di interpretare quel ruolo. Mi hanno spiegato loro quello che avrei dovuto dire. Mi hanno dato 300 euro. Come agli altri attori. Anche Gualtiero, che nella puntata interpretava mio marito, recitava. Lui è un infermiere di Ortona. Hanno scelto un altro abruzzese per via del dialetto".

Nessuna replica da parte di Rita Dalla Chiesa nonostante l'invito di Stefania Pezzopane a visitare la città e a constatare che quanto detto durante la trasmissione hanno ferito i cittadini aquilani.


Forum, Rita Dalla Chiesa, Marina Villa, Stefania Pezzopane

martedì 22 marzo 2011

Il master della Santanchè

il vezzo del bottone dimenticato

Lo so, ci sono molti, troppi argomenti interessanti di cui occuparsi, tra la guerra in Libia, lo tsunami in Giappone, le solidissime centrali di Fukushima, i fischi a Berlusconi, non c'è che l'imbarazzo della scelta, ma oggi mi occuperò di una cosa futile:
"Il master fantasma di Daniela Santanchè" leggo su
http://www.lettera43.it/politica/11303/la-laurea-fantasma-di-daniela-santanche.htm
oppure "Daniela Santanchè falsifica curriculum: inesistente il master alla Bocconi" http://www.newnotizie.it/2011/03/22/daniela-santanche-falsifica-curriculum-inesistente-il-master-alla-bocconi/daniela-santanche-6/
Non so qual'è la verità, e forse poco importa, oggi siamo abituati a credere a tutto e all'incontrario di tutto, la "verità" può essere poi costruita a posteriori, vedi le armi di sterminio di massa in Iraq che poi non c'erano, oppure per parlare di cose meno importanti l'età anagrafica di Ruby che con un colpo di spugna diventa di due anni più lunga. E poi se la Santanchè compilando il suo curriculum si sia lasciata prendere dall'entusiasmo aggiungendo qualche corso inesistente in più, nulla di straordinario: anni fa il suo collega Umberto Bossi aveva fatto tre feste di laurea senza laurearsi mai, non penso che la sua carriera politica abbia sofferto per questo. Il problema è che noi, la gente comune, diamo importanza a personaggi del genere, ci facciamo prendere in giro così facilmente. Il ministro della difesa tedesco si è dimesso perché la sua tesi di dottorato era copiata, una cosa del genere in Italia non potrà ma succedere.
Non so molte cose sulla Santanchè: i suoi modi mi sembrano pessimi, le sue idee detestabili, come persona è antipatica e troppo piena di se senza alcun motivo. In passato si era distinta per aver proposto l'istituzione di una porno-tax per gli utilizzatori dei pornovideo immagino, oppure per aver mantenuto il cognome dell' ex marito anche dopo il divorzio per avere più visibilità. Per il resto viene proposta molto spesso sui canali RAI-Mediaset dove litiga e se la prende con tutti: avversari politici, pubblico, qualche islamico di turno. E' la quintessenza della donna politica conformista-reazionaria all'italiana: tra le altre cose pensa di essere bella...

domenica 13 marzo 2011

L'incidente alla centrale nucleare di Fukushima

Mi fa pensare la scelta di RAI/Mediaset di dare poco risalto alla notizia dell'incidente alla centrale nucleare di Fukushima 1 in Giappone: ieri una potente esplosione ha polverizzato la gabbia esterna di contenimento di uno dei reattori e ha provocato il crollo del tetto e dei muri dell'edificio. Su internet, ma anche su tutti i canali satellitari si poteva vedere il video dell'esplosione proposto e riproposto, ma non sui nostri canali nazionali: infatti è stato scelto di far vedere dei fotogrammi isolati oppure qualche secondo di filmato in modo da non dare l'idea del quadro complessivo -impressionante- allo spettatore. Ieri il televideo  RAI riferiva del "... crollo di un muro" e dava notizie abbastanza vaghe sull'accaduto, ma vedo che oggi riferiscono le cose con un tono più allarmato.  La lobby nuclearista è fortissima nel nostro paese, ovviamente i giornalisti embedded cercano di non urtare la sensibilità di questi squali temendo per il loro posto di lavoro... 
Potete vedere il video in versione non "accorciata" qui:
http://tv.repubblica.it/copertina/l-esplosione-all-impianto-nucleare-di-fukushima/63922?video

Fukushima, nucleare, lobby nucleare

martedì 8 marzo 2011

La nefasta influenza dei cattivi maestri sui nostri giovani

Sfogliando la Gazzetta di Parma di sabato 5 marzo il mio sguardo è caduto su un articolo dal titolo eloquente: "Statuto dei lavoratori da cambiare ... Il ministro Sacconi incontra i sostenitori del Popolo delle Libertà nell'hotel Stendhal a Parma. ... Era necessario cambiare l'educazione, ancora ferma agli anni '70. La difficoltà dei giovani a trovare lavoro è dovuta ai cattivi maestri, agli insegnanti e ai genitori che non hanno indirizzato i loro figli nei percorsi giusti, alle facoltà universitarie che hanno preferito salvare le cattedre al posto di aiutare i giovani". Insomma la colpa è di tutti gli altri tranne che del governo. Infatti, come si sa, sono gli insegnanti e i genitori che devono creare i posti di lavoro. Ma chi sono poi questi cattivi maestri? immagino gente come don Milani che ha sognato di cambiare il carattere selettivo e classista della scuola di allora e altri sinistrosi come lui.  Qualche anno fa, Berlusconi consigliava ad una ragazza che si lamentava di non poter trovare un lavoro fisso di sposarsi un milionario per risolvere i suoi problemi finanziari. Questa è la gente che ci governa, e con argomenti del genere riesce pure a convincere buona parte della gente.

Sacconi, Don Milani,  Gazzetta di Parma, Hotel Stendhal

martedì 1 marzo 2011

Perché ai nostri governanti non piace la scuola pubblica

"Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori" ha sentenziato l'altro giorno il nostro premier a Roma, al congresso dei Cristiani Riformisti, mentre pochi minuti prima aveva assicurato  il suo pubblico che "finché il Pdl sarà al governo non ci sarà mai un'equiparazione tra matrimoni tradizionali e unioni gay, così come non ci saranno adozioni per genitori single". 
Quindi esiste un problema di insegnanti -ovviamente di sinistra- che inculcano valori sbagliati ... il ragionamento non fa una grinza; bisogna solo capire quali sono questi principi che non piacciono al nostro Primo Ministro. In realtà quello che dà fastidio è il carattere pubblico della scuola: la banda di reazionari oltranzisti che ci governa considera l'istruzione non un diritto, ma una concessione che spetta ai "meritevoli". L'istruzione nei loro piani deve servire per formare cittadini obbedienti, ignoranti, senza pensiero critico, pronti a piegarsi ai voleri dei potenti, ad accettare e giustificare qualsiasi vessazione e stranezza dei governanti. Un lucido progetto autoritario che viene portato avanti da anni ormai, a livello mediatico e legislativo (vedi riforma Gelmini, classi separate per extracomunitari, classi separate per bambini disabili, grembiule, ecc., basta aver voglia di cercare sui giornali). L'argomento è ampio ed interessante, avremo occasione di approfondire.


Vedi anche:
http://www.piovonopietre.it/?p=519  ' Scambi non “confessabili” ' di Gianni Paoletti  1 mar 2011

"A chi non piace la scuola pubblica? Ai tiranni" Luigi de Magistris  1 mar 2011 www.demagistris.it


Scuola pubblica, istruzione, Gelmini, Cristiani Riformisti, Gianni Paoletti

mercoledì 16 febbraio 2011

Fare causa a se stessi


Una delle tante odalische del nostro premier in una posa molto ... fine

Sui giornali dell'altro giorno ho letto che il nostro Primo Ministro intende fare causa ... allo Stato perché i magistrati lo perseguitano ingiustamente per il caso Ruby. I media hanno riferito frettolosamente la notizia senza dare molto risalto, ma a me sembra di una gravità inaudita. Questa sorprendente affermazione fa capire che Berlusconi si sente un estraneo, un intruso nelle istituzioni, mostra lo stesso rancore e odio che nutre qualsiasi malvivente verso le autorità Uno statista non può sparare una cazzata così.

Ma, non corriamo questo rischio: abituato com'è a risolvere i suoi problemi giudiziari con prescrizioni, amnistie, depenalizzazioni e assoluzioni per insufficienza di prove, non rischierà di invischiarsi ad un'altra prova di forza, l'esito della quale non sarebbe per niente certo...



Berlusconi, Magistratura, Causa

domenica 16 gennaio 2011

Un po' di prudenza...

La notizia non è di primaria importanza, è vero, ma è passata quasi inosservata. Infatti in questi giorni l'attenzione della stampa nazionale è stata monopolizzata dal bunga-bunga e dal caso Ruby. E poi dopo le sparate di Borghezio sui terremotati d’Abruzzo ("sono per noi un peso morto, come tutto il Sud”) oppure la proposta della Lega di "mettere una stele nazifascista accanto a quella ebrea” nel modenese, la storia che sto per raccontare sembra una cavolatina.
Dunque l' 11/01 è apparsa sui giornali la notizia che due giovani leghisti, un ragazzo e una ragazza, entrambi consiglieri comunali a Seregno hanno denunciato per violenza sessuale, vessazioni e pressioni psicologiche il loro capogruppo in Consiglio comunale, Luca Talice, astro nascente della Lega brianzola, assessore alla Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile, capogruppo in Consiglio comunale a Seregno ed esponente di spicco dei giovani padani brianzoli. Talise si difese protestando la propria totale e completa estraneità alle accuse e il giorno dopo, 11 gennaio, ha annunciato l'autosospensione dall'incarico. si è autosospeso dall'incarico in giunta. Cercando sui giornali non sono riuscito a trovare molti particolari tranne che su "il fatto quotidiano": dunque nella denuncia si parla di fotografie scattate nella macchinetta della foto tessera in Comune con la ragazza costretta a posare nuda, di sesso orale, della vittima che a suo dire era costretta a pratiche sessuali particolare e a girare con un vibratore nella borsetta sempre a disposizione dei voleri dell’assessore. Il ragazzo invece parla di rapporti sessuali avuti con Talice sin da quando era minorenne (di vedute larghe il ns assessore...). Rapporti di cui era consenziente, ma che nell’ultimo periodo avevano preso una brutta piega, sempre più frequenti e sempre più particolari.
Tutto qui? nulla di clamoroso con i tempi che corrono, direbbe qualcuno. Tranne per il fatto che l'assessore Talise è la stessa persona che dopo lo stupro di Guidonia e l'arresto di alcuni romeni aveva rilasciato dichiarazioni del tipo: "La polizia ha fatto bene se gli ha dato un po' di botte", "fossi stato parlamentare io, sarei andato a trovarli per piantargli un calcio in facci", oppure auspicava lo sputo in faccia pubblico ai violentatori.
Non mi interessa condannare la condotta dell'assessore oppure arrivare alle conclusioni prima dell'iter giuridico, queste sono cose che competono ovviamente alle autorità preposte, non posso però non far notare l'incoerenza e il falso moralismo della Lega Nord che quando vengono denunciati reati sessuali commessi da stranieri inizia a parlare di castrazione chimica in piazza per i violentatori (http://www.ilrestodelcarlino.it/modena/2009/03/09/156863-stupri_proposta_choc_della_lega_nord.shtml). Un po' di moderazione non guasterebbe.

Per approfondire: 
- Il fatto quotidiano 11/01/2011 pag.7: "Assessore leghista indagato per stupro"
- CORRIERE DELLA SERA mILANO/cRONACA 12/01/2011: PROVINCIA DI MONZA: AUTOSOSPENSIONE DALL'INCARICO ALLA SICUREZZA
- Il Cittadino il quotidiano on line di Monza e Brianza 12/01/2011: Denunciato di violenza sessuale Talice si è autosospeso dall'incarico http://www.ilcittadinomb.it/stories/Brianza%20Nord/178942_denunciato_di_violenza_sessuale_talice_si__autospeso_dallincarico/
- www. giornalettismo.com 11/01/2011: Bunga bunga in salsa padana: le accuse di violenza sessuale all’assessore leghista http://www.giornalettismo.com/archives/109124/bunga-bunga-in-salsa-padana-le-accuse-di-violenza-sessuale-allassessore-leghista/

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Lega Nord, Mario Borghezio, Luca Talice, Seregno, Brianza, Guidonia, Il fatto quotidiano

domenica 2 gennaio 2011