Non passo molte ore davanti alla tv, e quando lo faccio preferisco guardare qualche documentario su Sky, oppure un film che ho scelto io, altrimenti mi sembra di sprecare il mio tempo. Di conseguenza della trasmissione “Forum” che conduce Rita Dalla Chiesa ne so poco, l’ho guardata qualche volta per curiosità anni fa… Non mi è sembrata molto interessante, il taglio e l’atmosfera era quella tipica di una sitcom o quasi, i personaggi per niente convincenti, il tono della conduttrice un po’ didascalico, gli argomenti beghe condominiali oppure improbabili storielle piccanti. Non penso siano mai stati affrontati casi “seri” in questa trasmissione, sarebbe contro la sua linea, che poi è quella di quasi tutte le trasmissioni delle reti mediaset, avere cioè una funzione “propedeutica” alla mentalità berlusconiana, dare allo spettatore l’opportunità di prendere in giro i litiganti, oppure preoccuparsi o anche indignarsi per cose di poco conto ma non affrontare mai argomenti veramente seri.
L’altro giorno, parlando con una mia amica, persona sveglia e intelligente, è venuta fuori non so come una storia divertente che aveva visto appunto su “Forum” in tv ed ha voluto raccontarmela. Alla mia osservazione sulla presunta natura fasulla della trasmissione l’amica è rimasta male, non voleva crederci, secondo lei i personaggi sono veri e i casi autentici, “si vede che non recitano…”. Non ho insistito molto, perché volevo documentarmi. Su internet non c’è molto forse perché rispetto ad altre trasmissioni “Forum” è di profilo più basso, comunque cercando ho trovato qualcosina.
Già nella descrizione che si fa del programma su Wikipedia si legge che “…I fatti trattati sono selezionati tra le numerose richieste inviate alla redazione della trasmissione; nei frequenti casi nei quali i protagonisti non vogliano comparire in video
vengono selezionati dei figuranti che fanno le loro veci.” Quindi spesso accade che le persone che vediamo non sono i reali interessati ma attori che interpretano la loro parte.
Aldo Grasso sul
Corriere della Sera ha commentato così il ventesimo anniversario della trasmissione:
http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/18/Forum_sagra_del_tarocco_co_9_040918105.shtml
A FIL DI RETE
A «Forum» la sagra del tarocco
La sagra del tarocco, vent' anni di tv «pettinata», mille di queste puntate! «Forum» (Retequattro, giovedì, ore 21.05) ha festeggiato i suoi primi vent' anni, a partire da quel lontano 13 ottobre 1984. Il meccanismo della trasmissione è noto. Beghe condominiali, vestiti rovinati in tintoria, rose sradicate dal cane del vicino e litigi di ogni genere approdano in un tribunale, completamente ricostruito in studio, per piccoli processi di ordinaria amministrazione: la giustizia a misura di Santi Licheri, il diritto in versione Rita Dalla Chiesa! «Forum» è un programma taroccato, nel senso che le storie giudiziarie che racconta sono vere solo in parte. Di solito, i contenziosi vengono ampiamente riscritti, enfatizzati; sovente interpretati da attori presi dalla strada (dal cortile, dal condominio, da tutti i luoghi di acuminata conflittualità domestica). Non si tratta di clamorosi falsi ma nemmeno di verità. A denunciare l' inghippo, tra altri, è stato Fabrizio Frizzi che una volta ha detto: quella trasmissione racconta balle, le storie che rappresenta sono palesemente finte. «Forum» ha fatto scuola tanto che non ci si chiede più se sia giusto o sbagliato «raccontare storie» in tv: l' importante, appunto, è raccontare storie. «Forum» ha un altro singolare primato: le sue tre conduttrici storiche, Catherine Spaak, Paola Perego e Rita Dalla Chiesa, non sono il massimo della simpatia ma può darsi che questa caratteristica sia voluta. La trasmissione è meno ingenua di come appare: basti pensare al ruolo che giocano il giudice Santi Licheri o il sorvegliante Pasquale Africano. Come ha dimostrato la gag iniziale di Iva Zanicchi, il tono è quello della scenetta condominiale, con il gusto della commedia più che della giustizia. www.corriere.it/grasso
Grasso Aldo
Pagina 39
(18 settembre 2004) - Corriere della Sera
Invece il Presidente dell’ IPASVI ha scritto una lettera alla trasmissione lamentandosi perché un signore si era presentato come infermiere mentre in realtà era impiegato dell’Ufficio Informazioni.
http://www.ipasvi.roma.it/ita/article.php?story=20090306012509583
Gent.ma Sig.ra RITA DALLA CHIESA - “FORUM” - CANALE 5
venerdì, 06 marzo 2009 @ 01:25
Inviato da: Admin
Gentilissima Signora,
Le rappresento la protesta corale degli infermieri del Pronto Soccorso del C.T.O. di Roma e con loro di tutti gli infermieri dell’intera provincia per quanto di deprecabile avvenuto nella trasmissione “Forum” del 24 febbraio u.s. con l’intervento in studio di un sedicente infermiere, in opposizione ad una signora che riferiva di essere stata da lui maltrattata in una discussione sull’attribuzione del “codice” di precedenza dell’intervento richiesto.
Gli infermieri del presidio hanno assistito increduli ad una vera e propria farsa, riconoscendo nell’ospite non un loro collega ma uno degli addetti all’Ufficio Informazioni del C.T.O., appartenente dunque al personale ausiliario o amministrativo, che nulla a che fare con la professione infermieristica.
Gli infermieri del Pronto Soccorso riferiscono che il giorno 21 febbraio, evidentemente in vista della partecipazione a “Forum”, lo stesso aveva chiesto loro informazioni specifiche sulla pratica del “triage”, il metodo utilizzato per l’attribuzione dei “codici di priorità”, giustificando la richiesta con la necessità di prepararsi per un ruolo da infermiere da rappresentare a teatro.
Da parte del signore “Franco” (che peraltro non è il suo vero nome), vi è stato dunque un palese abuso della titolarità professionale, a cui non ha fatto riscontro una rigorosa verifica da parte di “Forum”.
L’incompetenza mostrata dal falso infermiere nell’esposizione dei problemi riferiti al “triage”, il suo linguaggio inadeguato e non professionale, le informazioni errate fornite su una materia tanto complessa e delicata, hanno difatti scatenato la reazione risentita del pubblico in studio e verosimilmente di quello a casa.
Si è gettata così un’ombra inaccettabile di impreparazione e pressappochismo professionale sull’intero personale sanitario del C.T.O. e sugli infermieri in particolare, ledendone l’immagine e mortificando l’impegno di studio e di aggiornamento necessario oggi per esercitare la professione infermieristica.
Vale la pena di ricordare che l’infermiere è un laureato, con tre(laurea abilitante) o cinque anni (laurea specialistica) di università e tirocinio pratico alle spalle, in grado di fornire prestazioni assistenziali elevate; ed è la figura che più di ogni altra si sobbarca le gravi disfunzioni della sanità, tamponando quotidianamente la scarsità di mezzi e la gravissima carenza di personale.
Per quanto esposto, facendo appello anche al taglio di “attualità-verità” che caratterizza la trasmissione e in virtù della sua vasta audience, La prego di voler intervenire personalmente per ristabilire la realtà dei fatti e risarcire la dignità professionale degli infermieri del C.T.O. di Roma.
Confido dunque in una doverosa precisazione e, in difetto, mi riservo di adire le vie legali per l’opportuna tutela dell’immagine pubblica degli infermieri.
Cordiali saluti.
Il Presidente
Dott. Gennaro ROCCO
Ma anche sulla rivista
Oggi nel 1999 era apparso un articolo che rivelava tutto:
http://www.gennarodestefano.it/Art0408.asp
Di Gino Gullace Raugei e Gennaro De Stefano, pubblicato su Oggi 1999 N° 2
Tre protagonisti della «televisione verità» ci svelano come furono costruite le loro storie patetiche e alzano un velo sul mercato delle emozioni via etere
Volgare e anche falsa: la Tv vi commuove con le lacrime finte
Da anni tante trasmissioni sbancano l'audience raccontando storie d'amore, litigi in famiglia, beghe giudiziarie. «Molte sono inventate come quelle che abbiamo interpretato noi dietro compenso», rivelano i nostri testimoni - E ora sta nascendo il sindacato di questi «attori»
di Gino Gullace Raugei e Gennaro De Stefano
TRE PERSONAGGI IN CERCA DI... VERITÀ Ecco i tre protagonisti della Tv delle emozioni che ci hanno rivelato la falsità delle loro storie strappalacrime: da sinistra, Maria Riccio, che ha partecipato a «Forum» con una storia che lei stessa aveva inventato; 'Vinicio D'Agostino, che in Tv ha fatto di tutto, dal concorrente di «Scommettiamo che» al pentito di camorra in una trasmissione di Gianni Ippoliti; Enzo Bontempi, vero dentista che per «
Forum» si prestò a recitare una finta lite con un finto cliente.
Roma, luglio
I l pentito di camorra piange nella penombra il dramma della sua scelta di vita ormai appesa a un filo. E il telespettatore si commuove in poltrona. «In realtà io non sono pentito e non sono mai stato camorrista: faccio il meccanico. Ma ho il pallino del cinema, e se mi chiamano per fare qualche parte in Tv, ci vado volentieri», dice Vinicio D'Agostino, riparatore d'auto con officina nel centro di Roma.
La ragazza si accalora, mentre spiega che non c'è nulla di male a convivere con un uomo che non è il suo fidanzato. E la telespettatrice si appassiona alla discussione. «Una interpretazione del tutto fasulla, di una storia inventata e che ha umiliato la mia aspirazione artistica», ammette oggi l'attrice Paola X, che chiede di non essere identificata. «La mia è stata un'esperienza unica, che non intendo ripetere per niente al mondo, tant'è che trovo difficoltà anche a parlarne».
Il cliente accusa in pubblico il dentista che lo ha curato male: mentre baciava sua moglie, gli è caduta la dentiera. E tutta la famiglia partecipa attenta al teleprocesso. Un finto caso, finta la lite, finti i protagonisti. Lo confessa il dentista che, finalmente una cosa vera, è dentista sul serio, si chiama Enzo Bontempi, 40 anni, stimato professionista di Avezzano, e un paio di anni fa, si prestò a recitare per Forum.
«Conoscevo una ragazza che lavorava nella redazione», spiega mentre scorrono sul televisore le immagini registrate della trasmissione. «Un giorno mi chiamò e mi chiese se me la sentivo di sostenere la parte del dentista che litigava con un cliente che aveva perso un dente appena rimesso. Trovai la cosa divertente, accettai».
Scene di ordinaria Tv delle emozioni andate in onda in alcuni programmi di grido. Con un piccolo, non trascurabile particolare: tutto è finto. Finti i personaggi che raccontano i loro piccoli, grandi problemi; false le storie; falso il clima da psicodramma che incolla milioni di telespettatori al piccolo schermo. Tutti sono al corrente della messinscena, tranne i telespettatori, che vengono presi in giro.
Già negli anni scorsi si era avuto qualche sospetto e la certezza che gli episodi spacciati per veri non fossero tali, si era raggiunta, in qualche caso. Ora, grazie agli attori professionisti o dilettanti che hanno accettato di confidarci le loro esperienze, si scopre che esiste un vero e proprio mercato del "finto caso umano". Nei giorni scorsi, addirittura, si è appreso che i protagonisti di queste vicende inventate ma propinate come
QUANTI PROGRAMMI SOTTO ACCUSA! Questi invece sono alcuni dei programmi di successo che avrebbero utilizzato «figu- ranti»: sopra, «C'eravamo tanto amati» di Luca Barbareschi; a si- nistra, «Uomini e donne» di Maria De Filippi; in alto, «Fatti vostri» di Massimo Giletti. Adesso queste «comparse» chiedono, con un sindacato, compensi più alti per continuare a recitare le loro storie «vere». «La Tv è tutta finzione», dice Gianni Ippoliti.
Sul banco degli imputati, di volta in volta, sono finite alcune trasmissioni di successo: C'eravamo tanto amati, di Luca Barbareschi; Stranamore di Alberto Castagna; Forum e Affari di famiglia di Rita Dalla Chiesa; Una goccia nel mare, di Mara Venier. Ma gli altarini sono saltati solo adesso, in seguito alla iniziativa di una signora romana, Grazia Masci, che ha avuto l'idea di creare il Sanat, cioè il Sindacato degli attori-non attori televisivi.
Così, abbiamo appreso, come fosse la cosa più naturale del mondo, che un tempo, questi «figuranti» interpreti di finti "casi umani" venivano pagati bene: un milione e più a prestazione. Ma da un po' di tempo in qua le reti televisive hanno deciso di risparmiare e sborsano molto di meno. Per questo una settantina di attori-non attori, alcuni di loro veri e propri veterani della Tv strappalacrime, hanno deciso di coalizzarsi. E, secondo un primo elenco, fra le trasmissioni che avrebbero fatto ricorso all'opera dei «figuranti» ci sarebbero anche La vita in diretta, di Michele Cucuzza, i Fatti vostri, di Massimo Giletti, Uomini e donne di Maria De Filippi, Donne al bivio, di Danila Bonito, Film dossier di Antonella Boralevi.
Quasi contemporaneamente è nata, sponsorizzata addirittura da Claudia Mori, la moglie di Adriano Celentano, anche l'Ati, l'Associazione dei teleutenti italiani, che si propone di raccogliere e sostenere le denunce del pubblico sullo scadimento qualitativo (e non solo) della Tv.
«Quando un'amica mi ha chiesto di sostituirla a Forum, nella parte di una ragazza madre in crisi con il partner, mi sono indignata nel vedere quanti bravi attori sono costretti a interpretare queste farse, per lo più con l'obbligo dell'anonimato e sottopagati. Così ho deciso di smuoverli», spiega Grazia Masci, attrice-cantante fondatrice del Sanat, «Ora, però, la nostra iniziativa ha creato qualche scompenso. Hanno provato a tenderci qualche trappola. Una nota emittente voleva addirittura fare una trasmissione per screditarci. Inizialmente, l'interesse della stampa ci è sembrato un fatto positivo, ma poi sono emersi aspetti dei quali non avevamo tenuto conto e che rischiano di danneggiarci. Noi chiediamo solo che venga riconosciuto il nostro ruolo, che i compensi siano adeguati alla prestazione».
E vi siete anche chiesti, domandiamo, se non sia giusto avvertire il telespettatore che quello che gli si sta raccontando per vero è, invece, falso?
«La gente guarda la Tv per emozionarsi. Se il personaggio che racconta una bella storia è vero oppure è un attore che cosa cambia? E poi il problema deontologico non ci riguarda», sostiene la signora Masci.
«Io ho fatto di tutto», spiega Vinicio D'Agostino. «Quando me lo hanno chiesto, mi sono spacciato, in una trasmissione di Gianni Ippoliti, per pentito della camorra. Ho partecipato, come concorrente, a Scommettiamo che di Fabrizio Frizzi, dimostrando che ero in grado di far saltare i tappi di ferro delle bottiglie con un dito. Poi ho fatto l'autoriparatore in un paio di puntate di
Forum. Qualche anno fa le cose andavano bene, ci pagavano più d'un milione, ora invece ti fanno stare dalle dieci della mattina alle cinque del pomeriggio per 45 mila lire lorde l'ora. Ti rimangono in tasca poco più di duecentomila lire. Però tutto questo interessamento dei giornali mi sta danneggiando. In officina sono venuti alcuni dirigenti di una televisione commerciale a chiedermi se ero impazzito, che non dovevo rilasciare interviste, che insomma, rischiavo di non lavorare più. Io mi sono difeso dicendo che quando abbiamo firmato i contratti mica c'era scritto che dovevo stare zitto. E poi, ahò, chi se ne frega se non mi fanno lavorare più», conclude accentuando il dialetto pescarese, città dalla quale si trasferì a Roma agli inizi degli anni Cinquanta.
«Qualche anno fa», racconta Paola X, «fui chiamata da una persona che lavorava nella redazione della trasmissione di Enza Sampò, Scrupoli. Nella puntata cui partecipai, dovetti sostenere il ruolo di una ragazza che viveva con un amico senza andarci a letto. Mi diedero un copione che io mandai a memoria e durante la trasmissione sostenni le mie ragioni. Naturalmente, era tutto inventato. Oggi non voglio più sentir parlare di quel lavoro che ha umiliato le mie aspirazioni artistiche. Lo feci per soldi, circa 400 mila lire, ma me ne pento, anche se condivido i temi generali dell'iniziativa del Sanat e trovo scandaloso che si sfruttino persone, che sono attori a tutti gli effetti, senza dar loro ciò che gli spetta».
«Prima della trasmissione», racconta Enzo Bontempi, «mi dissero che la storia che dovevo interpretare era vera, riguardava un dentista di Avellino e il suo paziente. Ma quando sentii che la mia controparte sosteneva di aver perso il dente, a seguito di un bacio dato a sua moglie, mi resi conto che si stava esagerando. Il finto cliente era troppo bravo, le sue battute fulminanti, uno spettacolo vero e proprio. Naturalmente, non ho più partecipato e quello è rimasto solo un gioco».
Maria Riccio, napoletana, racconta una storia alla rovescia: «Ho partecipato a Forum perché ho scritto alla redazione la mia vicenda. Ma era tutta inventata e io ho avuto l'impressione che loro se ne fossero resi conto, ma poiché era ben costruita mi hanno fatto partecipare ugualmente. Come la mia io sono certa che pure altre siano frutto di fantasia. Se qualcuno, come scrivevo io, si ritiene truffato da un trasformista che si presenta alla festa di comunione di mia figlia spacciandosi per Raffaella Carrà e facendomi fare brutta figura, mica si rivolge a Santi Licheri. Va dal giudice».
Gianni Ippoliti, inventore di programmi di successo, è categorico: «La televisione è tutta finzione, quindi il problema non è disquisire sulla correttezza del messaggio. Si prenda, per esempio, Forum. Nell'86, quando a condurre il programma era la Spaak, il formato prevedeva due casi a settimana. C'era tutto il tempo per trovarli, approfondirli e verificarli. Adesso i casi sono diventati dieci a settimana. Il modello produttivo attuale è improponibile. Tutto troppo veloce, parossistico. Così la televisione è costretta a raccontare una realtà verosimile. Il punto è che questi attori-non attori, che svolgono un ruolo determinante, devono essere sindacalmente garantiti». Insomma: non è criticabile che si spaccino per vere cose false, ma che i complici del falso non siano pagati abbastanza. Poco importa se, recentemente, durante una puntata di Amici, la trasmissione di Maria De Filippi su Canale 5, a uno di questi falsi «casi umani» s'è persino staccata in diretta la barba finta.
Negli Stati Uniti, il notissimo giornalista della rete Cnn, Peter Arnett ha avuto la carriera troncata di netto perché si è scoperto che uno dei suoi scoop era in realtà inventato. E dire che Arnett, in perfetta buona fede, si era semplicemente fidato di alcuni collaboratori disonesti che gli avevano rifilato dei documenti fasulli. Cosa direbbero i lettori di Oggi, se ogni settimana venissero loro propinate storie dagli alti contenuti emotivi, e poi si scoprisse che le foto sono finte, che i racconti sono tutti inventati?
Gino Gullace Raugei
Gennaro De Stefano
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