lunedì 13 settembre 2010

Quanto vale la vita di un uomo: Tremonti insiste sulla 626

La lettera del ministro Tremonti al "Corriere della Sera"

Caro Direttore, ho letto la lettera del lettore Stefano Banda pubblicata ieri sul Corriere. Posso rispondere? Posso esporre il mio pensiero con qualche parola in più delle cinque che ho detto nel corso di un dibattito?
Un conto è Pomigliano, un conto un artigiano. La sicurezza sul lavoro è un'irrinunciabile conquista della civiltà occidentale. L' eccesso occhiuto di burocrazia è invece un derivato della stupidità. In Europa è sempre più evidente il problema dell' eccesso di burocrazia imposto in questi anni alle imprese. La legge 626 non fa eccezione. Nel caso della 626, che peraltro è stata assorbita in un nuovo Testo Unico, si deve distinguere tra effettiva tutela della sicurezza sul lavoro, che è fondamentale, ed eccessiva burocrazia che è quasi demenziale. Le regole pensate in Europa per la grande industria sono fondamentali ed inviolabili. Ma un conto è la grande industria, un conto è la piccola, minima, individuale impresa, caratteristica dell' economia italiana. E' qui che l' applicazione italiana della direttiva europea si presenta come la fabbrica dell' assurdo: di costi artificiali, di corsi di formazione fantasma, di sanzioni erratiche. Ciò che è paradossale, in Italia, è appunto l' estensione indifferenziata e parossistica alla minima impresa di regole che poco o niente hanno a che vedere con la sicurezza sul lavoro. Di questo tipo di regole e di costi si può fare a meno, senza mettere in discussione la vita e la sicurezza dei lavoratori. Anzi tutelandoli ancora meglio, separando ciò che è serio da ciò che è assurdo. Perché, ripeto, un conto è la grande industria dove avvengono i grandi, tragici incidenti, un conto è il laboratorio di un artigiano, che magari lavora da solo senza neanche un apprendista, costretto per legge a diventare matto con la burocrazia. Tutto qui. Giulio Tremonti


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(10 settembre 2010) - Corriere della Sera

Quindi il ministro non è stato frainteso quando l'altro giorno parlava di "lusso che non possiamo permetterci" a proposto della legge 626, sapeva quello che diceva, l'idea che viene riproposta continuamente è sempre la stessa: sbarazzarsi dei lacci e laccioli che impediscono all'impresa di decollare, limitare o abolire le regole. Questa volta ci ripropone l'idea in salsa "leghista", strizzando l'occhio all'artigiano, schiacciato dalla troppa burocrazia. Ma dando un'occhiata alle statistiche vedrebbe che buona parte degli incidenti avviene proprio in aziende medio-piccole dove di fatto la sicurezza sul lavoro viene trascurata. Ma al ministro le statistiche non interessano, tant'è vero che ha già inserito nella manovra finanziaria la cancellazione dell'ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) considerato ente inutile. Questa è la gente che ci governa, e da qualcuno viene pure giudicata ragionevole e responsabile, che altro devo dire...

Sicurezza sul lavoro, Tremonti, legge 626, ISPESL

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