mercoledì 19 maggio 2010

Santanché e la privacy dei mafiosi

Lunedì mattina, nel corso della trasmissione Mattino Cinque, di cui Daniela Santanché era ospite, si discuteva sul disegno di legge Alfano sulle intercettazioni. Nel suo intervento il sottosegretario per l'Attuazione del programma di governo tra le altre cose ha detto che "...non ha alcun senso spiare un mafioso mentre parla al telefono con sua madre, è un abuso!" e poi per dare conferma di quello che aveva ribadito prima ha insisitto dicendo che "la divulgazione di intercettazioni che riguardano la sfera intima e privata della persona, e non i reati per i quali l'intercettazione è stata disposta, rappresenta un'inaccettabile violazione della privacy e dei diritti delle persone".
Questa preoccupazione per la privacy dei mafiosi, da una persona che si è distinta per il suo giustizialismo nudo e crudo fa un po' pensare. Non bisogna essere scienziati per sapere che i mafiosi usano i colloqui con i familiari per trasmettere ordini al mondo esterno, basta aver visto qualsiasi film o telefilm che parla di mafia. Inconsapevolmente, ho paura, la Santanché si è "tradita", facendoci capire quale può essere nelle intenzioni lo scopo della legge Alfano: evitare che attraverso il monitoraggio delle conversazioni dei mafiosi vengano fuori scomode verità che riguardano politici collusi.

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