
Berlusconi: “Meno immigrati significa meno criminalità". Questa la frase di Berlusconi pronunciata ieri, mentre parlava coi giornalisti, dopo il Consiglio dei Ministri, fatto a Reggio Calabria per approntare il piano per combattere le mafie. "I risultati sui nostri contrasti all’immigrazione clandestina sono molto positivi", una "riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali" ha detto il Premier. Le sue parole hanno provocato indignazione tra gli italiani e all'estero hanno colpito i giornalisti, in particolare quelli di lingua francese e spagnola, tanto che all'argomento viene data importanza più che al pacchetto antimafia e più che alla questione dei capelli di Berlusconi, che apparendo e scomparento dal cranio del Premier hanno suscitato battute, a volte al vetriolo, sulla stampa di lingua inglese.” leggo su IN DIES del 29/01/2010
indies
Lo stesso giorno su “Libero” a pagina 16 la frase viene riportata così: «Il Cav ha i numeri:”Meno stranieri meno reati”»…
Ma non è la prima volta che il Primo Ministro si esprime così, cercando su internet ho trovato questo articolo sulla chiusura della campagna elettorale del Pdl a Milano, giugno scorso:
Milano Today di Redazione - 05/06/2009
Berlusconi: "A Milano sembra di stare in Africa"
Berlusconi a Milano per chiudere la campagna elettorale di Podestà:
Il premier Berlusconi ha partecipato ieri sera alla chiusura della campagna elettorale del candidato del Popolo delle Libertà Guido Podestà. Ma come suo solito il Presidente del Consiglio ha sollevato diverse polemiche. A conclusione del suo intervento al Palaghiaccio infatti, Berlusconi ha paragonato Milano ad una città africana “per il numero di stranieri che ci sono”. Il premier ha poi proseguito sostenendo che “c’è chi vuole una società multietnica e multicolore, ma noi non siamo tra questi”.
oppure su
“Il Giornale” del 5 giugno 2009
«La sinistra vuole frontiere spalancate e un paese multiculturale. Noi, in sintonia con il popolo, non siamo d’accordo. Ci ricordiamo di quando eravamo emigranti ma tuteliamo la legalità». Silvio Berlusconi tocca il tema caldo di Milano, dove il candidato Pdl e Lega Guido Podestà punta a mandare a casa l’uomo della sinistra che apre ai clandestini.
«È intollerabile che a Milano ci sia un numero di presenze non italiane per cui non sembra di essere in una città italiana o europea ma in una città africana» continua Berlusconi: «Questo noi non lo accettiamo».
Dunque per Berlusconi gli “stranieri”, gli “extracomunitari” e gli “emigrati clandestini” sono la stessa cosa, “presenze non italiane” da allontanare in quanto portatrici di criminalità e di degrado, oppure ho capito male?
Alessandro Gilioli nel suo interessantissimo blog “Piovono rane” gilioli sempre del 29/01/2010 commenta: “… siamo in campagna elettorale, lui è alleato-concorrente del partito i cui leader urlano «Padania bianca e cristiana» e «pulizia etnica contro i bambini dei zingari», quindi quel che ha detto ha scopi chiari a tutti, e cioè gli immigrati ci stanno sulle balle, non vogliamo un’Italia multietnica etc.
Se voleva dire solo «extracomunitari», si tratta di un razzista molto eccentrico e anomalo, perché attribuendo la tendenza alla criminalità a tutti coloro che hanno un passaporto non Ue porta a dedurre, ad esempio, che un norvegese tenda a delinquere più di un romeno, tesi che forse farebbe rizzare i capelli a più d’uno tra i suoi elettori.
Se invece intendeva dire che a delinquere di più sono gli irregolari – o clandestini che dir si voglia – il cavaliere ha ammesso quel che tutti sappiamo da anni: e cioè che – se non viene loro data la possibilità di regolarizzarsi – molti immigrati finiscono nei giri della criminalità. Ovvio: chi (in quanto clandestino) non può essere assunto regolarmente da nessuna parte neanche se ha due lauree, ha la scelta se finire schiavo a Rosarno o spacciare hashish in piazza Vetra… “.
Su “Repubblica” dello stesso giorno ho letto che mentre la maggioranza dei reati viene commessa da extracomunitari, cosa che può creare allarme per quanto riguarda la sicurezza, sul totale delle denunce, l'87% riguarda proprio la mera condizione di clandestinità: il reato commesso da 4 stranieri su 5 denunciati riguarda insomma l'essere stati sorpresi in Italia senza permesso di soggiorno e dunque la violazione delle leggi sull'immigrazione. Non mi interessa comunque condannare o assolvere una categoria di persone come “inclini alla delinquenza” perché sprovviste di passaporto italiano o europeo, esistono le forze dell’ordine che hanno il compito di reprimere il crimine, mi interessa capire come e perché i nostri governanti arrivano al punto di esprimersi – e pensare - in modo così volgare.
Si fa presto a parlare male della società multietnica e dimenticare i lati positivi della presenza di questi stranieri in Italia. Io personalmente non saprei come fare senza una badante per mia madre, senza la signora che viene a fare le pulizie, senza il collaboratore esterno che va a fare i lavori noiosi presso i nostri clienti, ecc. non credo che un italiano accetterebbe di fare questi lavori. Secondo i dati di Caritas Migrantes e Ismu, gli extracomunitari sono il 7,2% della popolazione in Italia e producono il 10% del Pil nazionale. Gli immigrati versano ogni anno all'Inps sette miliardi di euro e pagano al Fisco una cifra che supera i 3,2 miliardi di euro. Il che vuol dire che una parte della pensione che percepiscono i nostri pensionati viene pagata da questi maledetti stranieri, che non avranno mai una pensione dallo Stato Italiano, perché in media dopo una decina d’anni tornano nel loro Paese d’origine e non esistono convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con i Paesi extra-europei (solo con il Brasile, la Turchia e la Tunisia) vedi il sito dell’ INPS INPS pensioni Paesi extracomunitari
L’altro giorno ho visto dopo anni u film di Francesco Rosi, “I magliari” del 1959, con Renato Salvatori e Alberto Sordi, che mi ha fatto venire in mente la disputa sugli emigrati – criminali. Il film racconta la storia di un giovane toscano emigrato in Germania, dove si mette a lavorare come apprendista “magliaro” per conto di un malvivente napoletano, in un mercato (Hannover) che deve ancora essere strappato dalla concorrenza della mafia polacca. Cosa voleva dire fare il “magliaro”? vendere stoffe porta a porta usando metodi truffaldini senza ovviamente nessuna licenza o autorizzazione, senza permesso di soggiorno e spesso senza documenti. Il film in modo ironico e amaro, ci racconta una storia che oggi potrebbe avrebbe come protagonisti degli extracomunitari in Italia. Ma la nostra memoria è corta, vogliamo dimenticare il nostro passato perché ci fa sentire a disagio, ci ricorda che fino a qualche anno fa eravamo anche noi dei poveri cristi, visti male e compatiti dai “veri” europei…
Tornerò sull’argomento.
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