domenica 11 luglio 2010

LA LIBERTÀ DI STAMPA NEL CAIMANISTAN



Silvio Berlusconi in un messaggio audio ai Promotori della Libertà, parlando della libertà di stampa, ha affermato che «in democrazia non esistono diritti assoluti, perché ciascun diritto incontra il proprio limite negli altri diritti egualmente meritevoli di tutela che, in caso della privacy, sono prioritariamente meritevoli di tutela». Ha affidato poi un «compito  non facile ma importante» ai suoi interlocutori: «Dovete togliere il bavaglio alla verità - è l'appello contenuto nel messaggio audio -, quel bavaglio imposto dalla stampa schierata con la sinistra, pregiudizialmente ostile al governo, che calpesta in modo sistematico il sacrosanto diritto dei cittadini alla privacy come l'uso sereno dei telefoni».
Giornali schierati che non raccontano la "verità" e leggi che non permettono "l'uso sereno dei telefoni"… traduco in soldoni: lasciate me e i miei amici fare i nostri affari indisturbati, poi la libertà di criticarmi ve la dovete scordare...
Queste parole, questo modo arrogante ma anche poco serio di sentenziare su cose così importanti, FONDAMENTALI per la convivenza civile e la democrazia mi ricordano i dittatorischi sudamericani che abbiamo visto in tanti film comici in passato.
 
Ma non è la prima volta che si scaglia contro i giornali e la libertà di stampa:  il 4 maggio scorso davanti ad Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, nella sala dei galeoni a palazzo Chigi aveva detto che «se c’è una cosa che è sotto gli occhi di tutti» è che in Italia «c’è fin troppa libertà di stampa». L’orribile battuta pronunciata era una risposta a Freedom House perché nel suo rapporto del 2009 sulla libertà di stampa uscito qualche giorno prima,  l'Italia veniva declassata al 73mo posto tra Israele e Tonga, e la stampa nel nostro Paese veniva definita "semi-libera".

Cercando su wikipedia ho trovato che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo sancita dalle Nazioni Unite e la Dichiarazione dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea non prevedono alcun limite al diritto fondamentale della libertà di stampa e di espressione. Punto.

Quello che mi preoccupa è che ci sono politici dell’opposizione che tutto sommato vorrebbero trovare un accordo, un’intesa con quest’orribile avversario, cercare il “male minore”. Su “Il Fatto quotidiano” di giovedì leggo  che Felice Casson ha paura della “sindrome dell’Aventino”, e Debora Serracchiani è “pronta a collaborare se serve al Paese”.  Con il Caimano? Altro che afasia…

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