domenica 31 gennaio 2010

Meno immigrati - meno criminalità


Berlusconi: “Meno immigrati significa meno criminalità". Questa la frase di Berlusconi pronunciata ieri, mentre parlava coi giornalisti, dopo il Consiglio dei Ministri, fatto a Reggio Calabria per approntare il piano per combattere le mafie. "I risultati sui nostri contrasti all’immigrazione clandestina sono molto positivi", una "riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali" ha detto il Premier. Le sue parole hanno provocato indignazione tra gli italiani e all'estero hanno colpito i giornalisti, in particolare quelli di lingua francese e spagnola, tanto che all'argomento viene data importanza più che al pacchetto antimafia e più che alla questione dei capelli di Berlusconi, che apparendo e scomparento dal cranio del Premier hanno suscitato battute, a volte al vetriolo, sulla stampa di lingua inglese.” leggo su IN DIES del 29/01/2010
indies
Lo stesso giorno su “Libero” a pagina 16 la frase viene riportata così: «Il Cav ha i numeri:”Meno stranieri meno reati”»…
Ma non è la prima volta che il Primo Ministro si esprime così, cercando su internet ho trovato questo articolo sulla chiusura della campagna elettorale del Pdl a Milano, giugno scorso:
Milano Today di Redazione - 05/06/2009
Berlusconi: "A Milano sembra di stare in Africa"
Berlusconi a Milano per chiudere la campagna elettorale di Podestà:
Il premier Berlusconi ha partecipato ieri sera alla chiusura della campagna elettorale del candidato del Popolo delle Libertà Guido Podestà. Ma come suo solito il Presidente del Consiglio ha sollevato diverse polemiche. A conclusione del suo intervento al Palaghiaccio infatti, Berlusconi ha paragonato Milano ad una città africana “per il numero di stranieri che ci sono”. Il premier ha poi proseguito sostenendo che “c’è chi vuole una società multietnica e multicolore, ma noi non siamo tra questi”.
oppure su
“Il Giornale” del 5 giugno 2009
«La sinistra vuole frontiere spalancate e un paese multiculturale. Noi, in sintonia con il popolo, non siamo d’accordo. Ci ricordiamo di quando eravamo emigranti ma tuteliamo la legalità». Silvio Berlusconi tocca il tema caldo di Milano, dove il candidato Pdl e Lega Guido Podestà punta a mandare a casa l’uomo della sinistra che apre ai clandestini.
«È intollerabile che a Milano ci sia un numero di presenze non italiane per cui non sembra di essere in una città italiana o europea ma in una città africana» continua Berlusconi: «Questo noi non lo accettiamo».

Dunque per Berlusconi gli “stranieri”, gli “extracomunitari” e gli “emigrati clandestini” sono la stessa cosa, “presenze non italiane” da allontanare in quanto portatrici di criminalità e di degrado, oppure ho capito male?
Alessandro Gilioli nel suo interessantissimo blog “Piovono ranegilioli sempre del 29/01/2010 commenta: “… siamo in campagna elettorale, lui è alleato-concorrente del partito i cui leader urlano «Padania bianca e cristiana» e «pulizia etnica contro i bambini dei zingari», quindi quel che ha detto ha scopi chiari a tutti, e cioè gli immigrati ci stanno sulle balle, non vogliamo un’Italia multietnica etc.
Se voleva dire solo «extracomunitari», si tratta di un razzista molto eccentrico e anomalo, perché attribuendo la tendenza alla criminalità a tutti coloro che hanno un passaporto non Ue porta a dedurre, ad esempio, che un norvegese tenda a delinquere più di un romeno, tesi che forse farebbe rizzare i capelli a più d’uno tra i suoi elettori.
Se invece intendeva dire che a delinquere di più sono gli irregolari – o clandestini che dir si voglia – il cavaliere ha ammesso quel che tutti sappiamo da anni: e cioè che – se non viene loro data la possibilità di regolarizzarsi – molti immigrati finiscono nei giri della criminalità. Ovvio: chi (in quanto clandestino) non può essere assunto regolarmente da nessuna parte neanche se ha due lauree, ha la scelta se finire schiavo a Rosarno o spacciare hashish in piazza Vetra… “.
Su “Repubblica” dello stesso giorno ho letto che mentre la maggioranza dei reati viene commessa da extracomunitari, cosa che può creare allarme per quanto riguarda la sicurezza, sul totale delle denunce, l'87% riguarda proprio la mera condizione di clandestinità: il reato commesso da 4 stranieri su 5 denunciati riguarda insomma l'essere stati sorpresi in Italia senza permesso di soggiorno e dunque la violazione delle leggi sull'immigrazione. Non mi interessa comunque condannare o assolvere una categoria di persone come “inclini alla delinquenza” perché sprovviste di passaporto italiano o europeo, esistono le forze dell’ordine che hanno il compito di reprimere il crimine, mi interessa capire come e perché i nostri governanti arrivano al punto di esprimersi – e pensare - in modo così volgare.
Si fa presto a parlare male della società multietnica e dimenticare i lati positivi della presenza di questi stranieri in Italia. Io personalmente non saprei come fare senza una badante per mia madre, senza la signora che viene a fare le pulizie, senza il collaboratore esterno che va a fare i lavori noiosi presso i nostri clienti, ecc. non credo che un italiano accetterebbe di fare questi lavori. Secondo i dati di Caritas Migrantes e Ismu, gli extracomunitari sono il 7,2% della popolazione in Italia e producono il 10% del Pil nazionale. Gli immigrati versano ogni anno all'Inps sette miliardi di euro e pagano al Fisco una cifra che supera i 3,2 miliardi di euro. Il che vuol dire che una parte della pensione che percepiscono i nostri pensionati viene pagata da questi maledetti stranieri, che non avranno mai una pensione dallo Stato Italiano, perché in media dopo una decina d’anni tornano nel loro Paese d’origine e non esistono convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con i Paesi extra-europei (solo con il Brasile, la Turchia e la Tunisia) vedi il sito dell’ INPS INPS pensioni Paesi extracomunitari
L’altro giorno ho visto dopo anni u film di Francesco Rosi, “I magliari” del 1959, con Renato Salvatori e Alberto Sordi, che mi ha fatto venire in mente la disputa sugli emigrati – criminali. Il film racconta la storia di un giovane toscano emigrato in Germania, dove si mette a lavorare come apprendista “magliaro” per conto di un malvivente napoletano, in un mercato (Hannover) che deve ancora essere strappato dalla concorrenza della mafia polacca. Cosa voleva dire fare il “magliaro”? vendere stoffe porta a porta usando metodi truffaldini senza ovviamente nessuna licenza o autorizzazione, senza permesso di soggiorno e spesso senza documenti. Il film in modo ironico e amaro, ci racconta una storia che oggi potrebbe avrebbe come protagonisti degli extracomunitari in Italia. Ma la nostra memoria è corta, vogliamo dimenticare il nostro passato perché ci fa sentire a disagio, ci ricorda che fino a qualche anno fa eravamo anche noi dei poveri cristi, visti male e compatiti dai “veri” europei…
Tornerò sull’argomento.

domenica 24 gennaio 2010

Musica italiana


La notizia non è tanto fresca ma vale la pena commentarla. il 18 di dicembre scorso, il sindaco di Milano, Letizia Moratti, presentando il progetto LiveMi, promosso dal suo Comune, ha dichiarato di aver intenzione di presentare un progetto di legge (ma i sindaci possono?) che dovrà imporre alle radio nazionali la trasmissione di una quota minima del 30% (che ad una successiva intervista è diventata 50%) di musica italiana sulla falsariga della norma in vigore in Francia, a tutela della produzione locale e a sostegno dei giovani musicisti.
Negli ultimi tempi i politici - soprattutto della parte governativa - fanno la gara su chi la sparerà più grossa… Dopo aver pensato di imporre un tetto per il numero di bambini stranieri per classe (il 30% appunto) adesso è arrivato il turno della musica che si sente alla radio. Già il fatto di pensare di guidare i gusti del pubblico con metodi coercitivi dichiarati mi fa rabbrividire, Francia o non Francia. Ma prendiamo le cose dall’inizio:
- Prima di tutto quando si dice “musica italiana” si intende canzoni cantate in italiano da artisti – immagino – italiani, quindi si parla di musica leggera e di un certo tipo, disimpegnata, ripetitiva, superficiale, la Moratti non aveva certo in mente Danilo Rea, Enrico Rava o Gian Francesco Malipiero oppure Luigi Nono quando ha formulato la proposta.
- Quando ci fa comodo il libero mercato va a farsi benedire, si propone allegramente di instaurare un regime di protezionismo, culturale ma anche commerciale, pensando di poter governare il mercato con metodi autoritari, come del resto si tenta di fare in tutti gli altri campi.
- L’esempio della Francia non ci dà segnali incoraggianti, la norma ha aiutato le radio francesi a diventare ancora più noiose e monotone, ma fuori dalla propria patria non ha avuto successo neanche un artista francese, se mi sbaglio fatemi un nome, uno solo.
- La proposta autarchica musicale morattiana trae ispirazione anche da altri modelli, che non sono stati citati, ma viene spontaneo fare il paragone con i metodi usati dal fascismo per soffocare la musica jazz ed in generale la musica straniera durante il ventennio, oppure l’assoluta proibizione di suonare musiche “degenerate” nella Germania nazista.

mercoledì 20 gennaio 2010

Norvegia


E’ iniziato tutto per caso e senza che me ne accorgessi, almeno all’inizio… Essendo alla perenne ricerca di una valida radio da ascoltare via internet, mesi fa mi sono imbattuto su SomaFM, una radio di San Francisco che tra i suoi canali in streaming ha anche uno chiamato “Sonic Universe” che suona NuJazz + avant-garde EuroJazz. Incuriosito dalla definizione mi sono messo ad ascoltare così, in sottofondo per qualche giorno. Buona parte dei brani e dei musicisti mi era sconosciuta, ma la musica era bella, coinvolgente, originale, non le solite cover di cose straripetute che suonano le radio che si autodefiniscono “smooth jazz”. Andando a vedere i nomi degli esecutori ho scoperto che buona parte dei musicisti che passa questo canale sono scandinavi, anzi provengono da un solo paese: la Norvegia. Con meraviglia ho scoperto l’esistenza di una “scuola” di musica tutta originale ed indipendente fatta da musicisti preparatissimi che lavorano con brio ed ispirazione. Correndo il rischio di diventare noioso mi azzardo a fare un breve elenco dei nomi che ho scoperto, sperando di dare anche ad altri l’opportunità di conoscerli: (per avere un’idea senza andare a cercare i cd potete collegarvi a Sonic Universe)
Jaga Jazzist jazz band composta da 10 elementi, mix di soft machine, gong squarepusher e Tortoise messi insieme
Nils Peter Molvaer trombettista, album super:Khmer, Solid Ether
Bugge Wesseltoft pianista, sua l’etichetta la Jazzland records
Arve Henriksen trombettista, suono unico sembra un flauto
Beady Belle gruppo fondato da Beate S. Lech, acid jazz
Eivind Aarset chitarrista !!! album super: electronique noire, light extracts, sonic codex
Supersilent, gruppo musica di elettronica avant-garde - sperimentale
Trio Mediaeval trio vocale folk – musica contemporanea: una rivelazione
Arild Andersen basso, suo il gruppo Masqualero
Audun Kleive, percussionista
Christian Wallumrod, pianista suona tremendamente bene
Sisdel Endresen, vocalista
Jon Eberson, chitarrista
Terje Isungset, percussionista
Torbjorn Sunde, trombone
Wibutee, gruppo jazz elettronica
Tord Gustavsen, pianista con il suo trio
Rebekka Bakken, vocalista
Sinikka Langeland, originalissima vocalista
Karin Krog, jazz vocalist
Jon Christensen, percussionista

Sembra strano che in un Paese di 4.800.000 abitanti (cioè come l’Emilia oppure la Toscana) ci siano così tanti bravi musicisti che fanno un genere di musica poco commerciale.
Ma la Norvegia non è un Paese qualsiasi, è all’avanguardia in tutti i settori, infatti nelle statistiche mondiali è ai primi posti praticamente in tutti i campi: PIL pro capite secondo al mondo, indice di sviluppo umano primo posto, libertà di stampa: quarto posto (l’Italia si trova al 44° posto) debito estero: 0 servizi, scuola, sanità, previdenza funzionano in modo ineccepibile, l’economia è mista con un ruolo preponderante dello Stato in tutti i settori strategici (tutte cose trovate su wikipedia).
Probabilmente questo tipo di società, senza preoccupazioni per il futuro, invece di rendere apatici ed indifferenti dà invece la possibilità ai giovani talenti di manifestarsi e farsi avanti, non saprei in che altro modo spiegare la cosa.