Il
28 maggio scorso il colosso finanziario statunitense JP Morgan ha
emesso un rapporto dove viene preso in esame il processo di
aggiustamento degli squilibri macro-economici dei paesi del sud.
Senza tanti giri di parole, come causa per l'inefficacia delle
politiche di ripresa e di integrazione economica vengono denunciati
la ... troppa democrazia, le tutele costituzionali dei diritti dei
lavoratori, il diritto di protestare, ecc.
La
ricetta per uscire dalla crisi passa ovviamente attraverso l'adozione
di "necessarie" riforme politiche ed economiche
-ultraliberiste- il rafforzamento dell'esecutivo, la modifica delle
Costituzioni impregnate di spirito socialista, abbattere delle stato
sociale, più flessibilità, meno garanzie, la solita nenia che
cantano all'unisono i conservatori e i finti progressisti da decenni
ormai.
Il
5 giugno (probabilmente dopo ave letto questo rapporto) i deputati
Pd Vinicio Peluffo, Andrea Martella, Dario Nardella, Roberto
Giachetti e Antonio Misiani, hanno presentato una proposta di legge
per la trasformazione del sistema politico istituzionale, dalla forma
di governo parlamentare a quella di governo presidenziale. In
mancanza di idee migliori meglio non ci rimane altro che consegnare
il nostro futuro nelle mani di un caudillo, di un nuovo maresciallo
Petain-
Per
chi non sapesse di che si occupa la JPMorgan,
cito
da Wikipedia: la JPMorgan
Chase & Co. è
una società finanziaria con sede a New
York,
ed è leader nei servizi finanziari globali.
Nel
2012
la
procura di New York denuncia per frode Bear Sterns e Emc Mortgage,
del gruppo JP Morgan, per la truffa
dei mutui subprime.
Le perdite della Bear Sterns ammontano a 22,5 miliardi di dollari,
hanno provocato la disoccupazione di 7 milioni di persone negli Stati
Uniti d'America e la crisi che da un anno imperversa in tutti i paesi
d'Europa.
Per
approfondire:
21
giugno 2013
JP
Morgan ha emesso un
documento,
nel quale viene presentata un’analisi del processo di aggiustamento
degli squilibri macro-economici dei paesi del sud. Ma il documento
non si limita a parlare di inflazione o di partite correnti. Entra
nel merito dei “difetti” dei paesi del sud. A proposito dei
limiti tipici di questi paesi, si dice:
Quando
la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti
intrinseci avessero natura prettamente economica: debito pubblico
troppo alto, problemi legati ai mutui e alle banche, tassi di cambio
reali non convergenti, e varie rigidità strutturali. Ma col tempo è
divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I
sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro
costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo,
presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a
favorire la maggiore integrazione dell’area europea. Quando i
politici tedeschi parlano di processi di riforma decennali,
probabilmente hanno in mente sia riforme di tipo economico sia di
tipo politico.
è
singolare che si tracci questo parallelo tra ciò che è scaturito
dalla lotta antifascista e ciò che non ci permette di integrarci
adeguatamente nel sistema dell’euro. Il problema è chiaramente
individuato nelle costituzioni. Per fortuna i politici tedeschi lo
sanno. Ma andiamo avanti.
I
sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in
seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da
quell’esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza
delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza forza
politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del
fascismo.
Ecco
arrivati al dunque: il complotto dei rossi. Aveva ragione Berlusconi,
la nostra Costituzione è sovietica. Il fatto è che anche quella
portoghese lo è. E non solo: in effetti tutti i popoli
mediterranei sono dovuti uscire dal giogo di dittature fasciste o
para-fasciste (negli anni ’70, sopratutto). Perciò hanno
approntato delle leggi fondamentali che si distanziassero il più
possibile dalla precedente esperienza. E ciò ne fa delle
costituzioni inadatte all’eurozona.
I
sistemi politici e costituzionali del sud presentano tipicamente le
seguenti caratteristiche:esecutivi deboli nei
confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle
regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche
di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di
protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status
quo. La crisi ha
illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I
paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel
seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto
esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo),
dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti
populisti (Italia e Grecia).
Chiaramente,
ci vogliono esecutivi più forti. Abbiamo già chiarito a cosa
servano.I paesi del sud presentano dei sistemi politici
improntati ad un odioso partecipazionismo, e non accolgono il sano
principio che ci vogliono governi forti per attuare riforme
coraggiose. Tipo quelle miranti a limitare i diritti dei lavoratori.
Come
al solito, nulla è nascosto, nulla è celato, tutto è mainstream.
L’aristocrazia finanziaria internazionale ci dice chiaramente
che se vogliamo tenerci l’euro dobbiamo rinunciare alla
Costituzione. Eduardo Galeano riporta nel suo libro “Specchi” di
un graffito su un muro argentino, “ci pisciano in testa e ci
dicono che piove“. Non è più vero. Ci pisciano in testa e ci
dicono che ci pisciano in testa.
Di:
Claudio Martini
Da: il-main-stream.blogspot.it
Da: il-main-stream.blogspot.it
http://www.dirittiglobali.it/home/categorie/19-lavoro-economia-a-finanza-nel-mondo/45919-jp-morgan-troppa-democrazia-e-la-crisi-resta.html
JP Morgan “Troppa democrazia. E la crisi resta”
Scritto
da LUCA PISAPIA, IL FATTO QUOTIDIANO | 22 giugno 2013
Il
più grande ostacolo alle diffusione delle politiche liberiste di
austerity nell’Europa meridionale sono le Carte costituzionali,
nate dalla resistenza e dall’antifascismo, che impediscono le
necessarie riforme strutturali perché tutelano troppo i lavoratori,
dando loro addirittura “licenza di protestare”.
Per
questo bisogna sbarazzarsene al più presto. Lo scrive in un rapporto
datato 28 maggio 2013 il colosso finanziario statunitense Jp Morgan:
una di quelle società formalmente denunciate nel 2012 dal governo
federale americano come responsabile della crisi dei subprime del
2008. Dal suo ufficio londinese Malcolm Barr, uno dei principali
estensori del documento di JP Morgan, preferisce non rilasciare
dichiarazioni, ma conferma tutto quanto è scritto a pagina 12 e 13
del documento. Si comincia con l’analisi delle difficoltà
d’integrazione degli Stati meridionali dell’Eurozona: “Quando
la crisi è iniziata era diffusa l'idea che questi limiti intrinseci
(all’attuazione delle politiche di austerity, ndr) avessero natura
prettamente economica (…) Ma col tempo è divenuto chiaro che
esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei
Paesi del sud, e in particolare le loro Costituzioni, adottate in
seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di
caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore
integrazione dell'area europea”. Poi, detto che le politiche
neoliberiste non riescono ad avere mano libera per ostacoli di natura
politica, gli autori cercano la radice di questi problemi, e la
individuano nelle Costituzioni antifasciste, impregnate di
socialismo: “I sistemi politici della periferia meridionale sono
stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti
segnati da quell'esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte
influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza
politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del
fascismo”. Infine, ecco centrato l’obiettivo: “I sistemi
politici e costituzionali del sud presentano le seguenti
caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei Parlamenti;
governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele
costituzionali dei diritti dei lavoratori; (…) la licenza di
protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo (…)
Vi è una crescente consapevolezza della portata di questo problema,
sia nel centro che nella periferia dell'Europa”.
Il documento di Jp Morgan ha ovviamente sollevato molte polemiche, secondo diversi analisti per la prima volta è stata infatti scritta nero su bianco la vera strategia con cui la finanza mondiale vuole imporsi nei paesi dell’Eurozona: la dismissione delle Costituzioni antifasciste, e delle tutele che le Carte costituzionali garantiscono in materia di lavoro.
Il documento di Jp Morgan ha ovviamente sollevato molte polemiche, secondo diversi analisti per la prima volta è stata infatti scritta nero su bianco la vera strategia con cui la finanza mondiale vuole imporsi nei paesi dell’Eurozona: la dismissione delle Costituzioni antifasciste, e delle tutele che le Carte costituzionali garantiscono in materia di lavoro.