15/01/2012 di giuseppearagno
Si dice – e dev’esserci un fondo di verità –
che Iddio acceca chi condanna a perdersi. Si levano da più
parti lamenti scandalizzati per il referendum sulla legge elettorale
che la Consulta ha giudicato inammissibile e c’è chi si mostra
sorpreso per le reazioni degli immancabili “illuminati”.
La verità è che da tempo immemorabile ormai, la cosiddetta “società
civile” fa danni come si muove e se è onnipresente, quando la
discussione si fa sulla “lana caprina”, stupisce per
l’ostinato silenzio, se in gioco ci sono le questioni scomode e gli
equilibri legati alle formule bieche del “politicamente
corretto”. Sono anni che andiamo avanti così ed era fatale:
siamo al capolinea. Dopo che Scalfari ha dato dell’imbecille a chi
provava ad avanzavare dubbi sulla costituzionalità dell’operazione
Monti – e il privilegio della “consacrazione” è
toccato anche a me, che sul Manifesto i miei dubbi li ho
esposti – appare sempre più probabile che un Dio onnipotente si
sia messo all’opera per ridurci al ruolo di oche starnazzanti per
la sicurezza del Campidoglio, mentre l’Urbe va a fuoco e non c’è
chi provveda. Chi, se non la divina cecità dell’amore, ha spinto
“Libertà e Giustizia” a ventilare non so che “sciopero del
voto” e indotto, per converso, Flores d’Arcais, a quella sorta di
dispetto infantile, che chiama i cittadini a votare, perché c’è
una legge con cui non si può… votare?
Un rischio mortale incombe sulla vita della
democrazia. Si profila all’orizzonte ogni giorno più chiaro, ma
non preoccupa praticamente nessuno, non scatena indignate proteste
dell’accecata – o complice? – “società civile”:
la maggiominoranza di nominati che siede in un Parlamento ridotto
ormai a una sorta di svergognata Camera dei Fasci e delle
Corporazioni, tiene in piedi un Governo mai eletto e onnipotente –
eccolo il marchingegno fraudolento – pronto a varare una “modifica”
costituzionale che inserisce nella Carta il cosiddetto “pareggio di
bilancio”. Nella forma tutto ha i crismi della santità, nella
sostanza è una pugnalata vibrata al cuore della democrazia, un colpo
mortale che cancella ogni possibile autonomia della politica e chiude
le vie praticabili a qualunque serio provvedimento di tutela sociale.
“Costoso” si dirà domani, eppure sacrosanto.
Quando tutto questo sarà accaduto, un buon
ragioniere basterà a governare la repubblica e nessuno potrà più
rimediare al danno e far sì che si torni alla situazione attuale.
Quale che potrà essere la legge elettorale che avremo, e non c’è
da sperare in provvedimenti miracolosi, un dato è certo, e per
questo occorre ringraziare il presidente Giorgio Napolitano: non vi
sarà mai una maggioranza numericamente sufficiente e politicamente
alternative alla maggio-minoranza che sostiene Monti, in grado di
cancellare le riforme già approvate alla Camera e al Senato in prima
istanza e quelle che in un prossimo futuro Monti intende realizzare.
Due terzi del Parlamento e neanche la possibilità di reagire,
raccogliendo firme per un referendum! Non c’è legge elettorale in
grado di riproporre questa situazione. Per condurci a questa tragica
crisi era necessario che accadesse quello che c’è passato sotto il
naso, mentre manipoli di manipolati salutavano il “nuovo 25
aprile”. Gli storici diranno domani cos’è stata davvero questa
seconda liberazione. A noi tocca oggi prenderne atto e denunciarlo:
sarà impossibile cambiare di nuovo la Costituzione. Una via sola
rimane: dar fondo alle energie, mettere assieme le intelligenze,
alimentare il dissenso e costruire al più presto una straordinaria
mobilitazione che sbarri il passo alla reazione e ponga fine a questa
sorte di agonia della Costituzione, che apre la via a un vero e
proprio omicidio di quello che un tempo chiamavamo “Stato
sociale”.
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