domenica 26 settembre 2010

Scuola: fuori gli insegnanti dentro i militari. L'incredibile trovata di Gelmini-La Russa



Il ministero dell'Istruzione e quello della Difesa, con l'avvallo di Tremonti, hanno firmato un protocollo per l'introduzione dell'insegnamento della cultura militare nelle scuole superiori italiane. Si chiama "Allenati per la vita, incontri Esercito -Scuola", ed è un programma che prevede tra le altre cose la creazione di "pattuglie" di studenti che andranno impegnati in lezioni di tiro con la pistola e in percorsi "ginnico-militari".
Si tratta di un corso teorico e pratico facoltativo, valido come credito formativo scolastico, quindi utile per migliorare il punteggio della maturità, inserito nell'attività scolastica di "Diritto e Costituzione" che propone agli studenti alcune attività "come stimolo per toccare con mano i valori della lealtà, dello spirito di corpo e di squadra, oltre ad acquisire senso di responsabilità e RISPETTO DELLE REGOLE E DEI PRINCIPALI VALORI DELLA VITA" (sono veramente curioso di sapere quali sono questi valori principali della vita).
Il corso comprende le seguenti materie: 1. Diritto Costituzionale  2. Cultura militare 3. Mezzi dell'Esercito 4. Topografia ed orientamento 5. Difesa nucleare, batteriologica e chimica 6. Trasmissioni 7. Armi e tiro 8. BLS e primo soccorso 9. Superamento ostacoli 10. Sopravvivenza in ambienti ostili.
Si sentiva proprio il bisogno di un corso così! Non si sa mai, può sempre scoppiare una guerra! Nell'attesa si potrà affrontare con mezzi più efficaci tutta questa marea di gay, stranieri, ebrei, negri, comunisti, che ci circonda... Non c'è niente da fare, i nostri governanti sono proprio retrogradi e reazionari...


http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/201009/editoriale-nostalgia-balilla/
Editoriale - Nostalgia Balilla
Il Manifesto ven 24 sett 2010

Pancia in dentro, petto in fuori! At-tenti! Finalmente una buona notizia per la scuola italiana: i professori vengono licenziati a mazzi, i soffitti cascano in testa, le strutture fanno schifo e compassione, ma in compenso possiamo tutti tirare in aria i berretti e gridare hurrà per il solenne protocollo d'intesa firmato tra la ministra Gelmini, beata ignoranza, e il sor La Russa, il colonnello alla parata militare. In alto i cuori! Il protocollo d'intesa si ammanta di notevoli paroloni, roba forte qui nel Berlusconistan, come ad esempio "conoscenza e apprendimento della legalità e della Costituzione". Ma questa è la teoria, roba da comunisti. E' la pratica che è più interessante, e prevede: "cultura militare", "arrampicata", "tiro con l'arco e con la pistola" (ad aria compressa, aggiunge pietoso il documento), senza contare "nuoto e salvamento" e "orienteering". Insomma, una specie di incrocio tra i littoriali, il sabato fascista e i film con Alvaro Vitali, il tutto sotto l'occhio vigile di La Russa e della sciura Gelmini, eletta dalla lobby dei cacciatori nella patria della Beretta, pistola italiana. Protocollo d'intesa denominato "Allenati per la vita", che insegna tra le altre cose anche il "pernottamento in luoghi ostili", cosa che potrebbe tornare utile alle ragazze che restano bloccate nottetempo nei cessi di Palazzo Grazioli. Non basta. A coronare il virile cimento arriverà alla fine una "gara pratica tra pattuglie di studenti" che varrà come credito formativo. "Mamma, non rompere che c'ho tre in matematica, perché ho preso ottimo nel passo del giaguaro!". E' così che si forma una classe dirigente, imparando a dire signorsì. Non si parla di bombe a mano e di sommergibili rapidi ed invisibili, ed è una notevole pecca dell'iniziativa (forse mancano i fondi), ma siamo certi che qualcuno porrà rimedio. Il tutto agli ordini di un centinaio di ufficiali in congedo, consapevoli che, dalle strutture alle finalità, dalle scale alle camerate, un liceo può somigliare perfettamente a una caserma. Il tutto, manco a dirlo, sponsorizzato da enti pubblici e privati, il che significa che l'ora di attività ginnico-militare (sic!) o la visita al poligono saranno finanziate dall'illuminata industria italiana: perché avere cittadini quando si possono avere soldati semplici? L'intesa è per ora regionale (Lombardia) e riguarda le scuole medie superiori, ma non disperiamo: la nostalgia è una brutta bestia e la tentazione di vestire da Balilla anche i più piccoli si farà strada presto. Scritta in un esilarante burocrat-militarese, la circolare che informa la popolazione pare di suo un capolavoro satirico. Ed addirittura strepitoso è il passaggio teorico in cui si spiega che tanto dispiego di mezzi di aria, di cielo e di terra (e di pistole ad aria compressa) ha tra le altre finalità "il contrasto del bullismo". Insomma, qualcosa tipo: "Mamma, c'era un bullo, ma l'ho fatto secco". Molto educativo. Naturalmente si sa come andrà a finire. Niente soldi per la benzina del cerchio di fuoco, due proiettili per settecento studenti, corsi di orienteering nel cortile della scuola e - se piove, nevica o tira vento - fornitura di speciali scarponi in cartone pressato, nella più pura tradizione dell'esercito italiano. E fin qui, naturalmente, al netto di incidenti, sempre possibili di fronte a una truppa riottosa e bambocciona come ci si immagina quella degli studenti. "Capitano, me so' sbagliato... Ho spezzato le reni al prof di greco!". Triste destino di un popolo imbelle a cui si chiede, "per fare gruppo", di mettere l'elmetto a scuola. Cosa che del resto chiedono ormai anche le mamme più avvertite. "Mettiti l'elmetto Gino, che in aula ti casca il soffitto sulla capoccia". Cronache italiane, insomma. Alalà!


http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/23/gelmini-la-russa-e-la-colombina-allitaliana/63843/

Blog di Guido Harari 23 09 2010
Gelmini-La Russa e la "colombina" all'italiana?
E' notte e mi sto gustando su YouTube alcuni video di Frank Zappa che ancora non avevo visto (una versione chilometrica di "King-Kong" del 1968, le geniali animazioni di plastilina di Bruce Bickford). Visto che ci sono, occhieggio anche la mia bacheca di Facebook e l'occhio (e non solo quello) mi cade sulla seguente notizia, tratta da un articolo di Famiglia Cristiana del 20 settembre.

Il ministero dell'Istruzione e quello della Difesa, con l'avvallo di Tremonti, avrebbero firmato un protocollo per introdurre nei licei la creazione di "pattuglie" di studenti che andranno impegnati in lezioni di tiro con la pistola e in percorsi "ginnico-militari"!

L'iniziativa si chiama "Allenati per la vita", un corso teorico e pratico, valido come credito formativo scolastico e inserito nell'attività scolastica di "Diritto e Costituzione". E a cosa servirebbe, domanda il giornalista di Famiglia Cristiana? Ad accumulare esperienze di condivisione sociale, culturale e sportiva, informa la circolare spedita ai professori della Regione Lombardia, precisando che "le attività in argomento (corsi di primo soccorso, arrampicata, nuoto, salvataggio, "orienteering" cioè sopravvivenza e senso di orientamento, tiro con l'arco, uso della pistola ad aria compressa, percorsi ginnico-militari) permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alle Forze Armate, alla Protezione Civile, alla Croce Rossa e ai gruppi volontari del soccorso".

Secondo il progetto Gelmini-La Russa, "la pratica del mondo sportivo militare, veicolata all'interno delle scuole, oltre ad innescare e ad instaurare negli studenti la 'conoscenza e l'apprendimento' della legalità, della Costituzione, delle istituzioni e dei principi del diritto internazionale, permette di evidenziare, nel percorso educativo, l'importanza del benessere personale e della collettività attraverso il contrasto al 'bullismo' grazie al lavoro di squadra che determina l'aumento dell'autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo". Seguirà, a fine corso, "una gara pratica tra "pattuglie" (!) di studenti".

Spengo YouTube e sento una rabbia sorda montare, accompagnata da un rialzo di disperazione. Al peggio non c'è mai fine e la debacle della scuola italiana, per non dire della coscienza civile di questo Paese, pare ormai inarrestabile, e ad un ritmo vertiginoso. E allora mi viene in mente un giorno di agosto dell'anno passato. Una giornata calda e soleggiata in quel di Genova, a portare l'ultimo saluto a Fernanda Pivano. Ascoltando l'omelia ostinata e contraria del grande Don Gallo, deturpata e umiliata dal clero ufficiale, ho ripensato agli ideali di pace di una donna come Nanda, capace di attraversare un secolo intero, passando indenne attraverso gli orrori dell'ultima Guerra insieme a Pavese e poi farsi messaggera dell'antifascismo di Hemingway prima e degli ingenui ma per nulla stupidi ideali di "Love And Peace" della Beat Generation e degli Hippies poi (Allen Ginsberg che distribuiva lettere di protesta ai tassisti newyorkesi perché le spedissero per fermare la distruzione dell'unico atollo di corallo azzurro al mondo, minacciato e poi distrutto da un mostruoso aeroporto progettato da Renzo Piano!). Ho salutato quella "ragazza di 90 anni" che a quegli ideali aveva creduto nel bene e nel male, e per quelli s'era battuta tutta la vita. Poi, dopo qualche ora, il ritorno a casa e l'abbraccio di mio figlio di 4 anni che mi mostra tutto fiero l'ultimo regalo ricevuto da un conoscente macedone: un mitra di plastica.

Una società che ritiene "normale" che ad un bambino di 4 anni si possa regalare un mitra come giocattolo, può anche arrivare, dopo le "ronde" cittadine, ad istituire delle "pattuglie" nelle scuole superiori e continuare a coltivare il mito della violenza, con tutti gli alibi del caso, in tutte le sue possibili e perverse declinazioni. Ma rimarrà per sempre una società perdente, autocondannata ad un destino di miseria culturale, prima di tutto. Cos'altro ci si deve aspettare ora dal Lunapark Italia?



http://www.ilpost.it/2010/09/21/la-russa-gelmini-esercito-scuola/

A scuola con la pistola
Famiglia Cristiana esprime dubbi sul corso per le scuole realizzato in collaborazione col Ministero della Difesa
Il corso "Allenati per la vita" si conclude con una gara pratica "tra pattuglie di studenti"
21 settembre 2010 | Italia

Si chiama "Allenati per la vita", e non si capisce se il verbo sia un imperativo o un participio. È il nome di un programma rivolto agli studenti delle scuole superiori italiane e promosso grazie a un protocollo d'intesa tra il Ministero dell'Istruzione e il Ministero della Difesa: anzi, per dirla come recitano i powerpoint che girano per le scuole italiane, "è supportata dalla sinergia che viene sempre di più sospinta dal Ministro Gelmini e dal Ministro La Russa".

Parliamo di un corso - facoltativo e valido come credito formativo, quindi utile a migliorare il punteggio della maturità - che propone agli studenti alcune attività "come stimolo per toccare con mano i valori della lealtà, dello spirito di corpo e di squadra, oltre ad acquisire senso di responsabilità e rispetto delle regole e dei principali valori della vita". Scrive Famiglia Cristiana nell'articolo che racconta il progetto:

    Dopo le lezioni teoriche "che possono essere inserite nell'attività scolastica di "Diritto e Costituzione" seguiranno corsi di primo soccorso, arrampicata, nuoto e salvataggio e "orienteering", vale a dire sopravvivenza e senso di orientamento. Non solo, ma agli studenti si insegnerà a tirare con l'arco e a sparare con la pistola (ad aria compressa). E in più "percorsi ginnico-militari".

La circolare con cui il comando militare lombardo descrive il corso ai professori fa qualche confusione, e inizialmente non è chiarissimo perché l'insegnamento della Costituzione, della lealtà e dei "principali valori della vita" debba passare per imparare a utilizzare una pistola o effettuare "percorsi ginnico-militari". Il testo aggiunge però che tali attività mirano ad "avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso".

    "La pratica del mondo sportivo militare, veicolata all'interno delle scuole, oltre ad innescare e ad instaurare negli studenti la conoscenza e l'apprendimento della legalità, della Costituzione, delle istituzioni e dei principi del diritto internazionale, permette di evidenziare, nel percorso educativo, l'importanza del benessere personale e della collettività attraverso il contrasto al 'bullismo' grazie al lavoro di squadra che determina l'aumento dell'autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo"

Famiglia Cristiana conclude raccontando che il progetto "ha già sollevato perplessità tra i professori che hanno ricevuto la circolare", anche perché prevede a fine corso "una gara pratica tra pattuglie di studenti", il cosiddetto Training Day. In ogni caso non si tratta di una novità: almeno in Lombardia, il corso "Allenati per la vita" è attivo dal 2007. Immaginando le critiche che un progetto come questo si presta a ricevere, l'anno scorso l'Associazione Nazionale Cadetti d'Italia illustrò il corso in una circolare che precisava, maiuscole comprese:

    L'ANCI, pur promuovendo le FF.AA., NON VUOLE ESSERE UN'ORGANIZZAZIONE DI RECLUTAMENTO O INDOTTRINAMENTO, ma piuttosto un'associazione che vuole insegnare ai giovani l'importanza dell'impegno e dello spirito di sacrificio per crescere e prepararsi alla vita, promuovendo capacità importanti quali leadership, disciplina, intraprendenza, indipendenza e resistenza.




http://skywalkerboh.blogspot.com/2010/09/gli-studenti-come-i-militari-lultima.html
martedì 21 settembre 2010
Gli studenti come i militari. L'ultima porcata della Gelmini (e La Russa)
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A volte, ma raramente, mi stropiccio gli occhi e mi massaggio le orecchie, perché è davvero difficile credere a quello che vedo o sento. La notizia di oggi ha un qualcosa di impossibile, e infatti in un primo momento non vi ho creduto: ho pensato fosse uno scherzo, e pure di cattivo gusto. Eppure è tutto vero. Quel qualcosa di impossibile si chiama barbarie, ed è stato partorito dalla mente deviata di una donna che non ha un senso nella vita, una coscienza, un'intelligenza.

Maria Stella Gelmini già si era segnalata per aver dato il via alla più grande porcheria fatta all'Italia da questo governo (almeno fino a quando non verrà approvato il Bavaglio): e cioé aver fatto partire la distruzione totale della Cultura nel nostro paese, attraverso una sequela interminabile di ceppi all'insegnamento che passano dall'aver disposto senza battere ciglio il licenziamento di centinaia di migliaia di insegnanti, fino ad arrivare a un guazzabuglio di disposizioni contrastanti sui metodi stessi dell'insegnamento e sugli equilibri delle classi di Scuola. Il tutto a vantaggio delle Scuole Private e degli "insegnanti" di "religione " (solo cattolica, ahinoi): gli unici ad aumentare.

Per non parlare dell'aver avallato l'iniziativa di un'altra mente con seri problemi in quel buco di Adro, coi segni della Lega negli edifici pubblici.

Purtroppo quest'atto gravissimo contro la Cultura, contro il Lavoro, che tanto fa piangere centinaia di migliaia di famiglie in tutto il paese, gettate nel lastrico e quindi senza un reddito per mangiare e vivere dignitosamente, si impoverisce (non ce la faccio a scrivere "arricchisce", scusatemi) di un nuovo aberrante ed allucinante proposito che presto sarà legge, e porterà le nostre Scuole ad uno sfacelo ancora più bieco, becero, come becera è la mente (ma a quanto si legge sono due, le "menti" che hanno concordato questo delirio) che ha partorito tutto ciò.

Di cosa stiamo parlando? Sedetevi e tenetevi stretti: i nostri figli stanno per diventare dei militari in erba, come a Sparta, perché fra le materie di insegnamento ce n'è una nuova: l'educazione militare.

Fermi tutti, sì: avete letto bene. Ecco il MODULO presentato in Lombardia.

Fra i tanti articoli che hanno riportato questa notizia vi linko QUESTO di Famiglia Cristiana, perché è giusto far vedere come nella Chiesa oggi vi sia qualcuno che sa inorridire e dissentire dai deliri del governo, nel silenzio perennemente acquiescente di Ratzinger.


Alla scuola militare
di Francesco Anfossi
Con un accordo Gelmini-La Russa via a un corso che prevede la divisione degli studenti in "pattuglie", lezioni di tiro con la pistola ad aria compressa e percorsi "ginnico-militari".

Si chiama "allenati per la vita". E' il corso teorico e pratico, valido come credito formativo scolastico, rivolto agli studenti delle scuole superiori, frutto di un protocollo tra ministero dell'Istruzione e della Difesa. E che cosa serve a un ragazzo per allenarsi per la vita? Esperienze di condivisione sociale, culturale e sportive, informa la circolare del comando militare lombardo rivolta ai professori della regione.

Dopo le lezioni teoriche "che possono essere inserite nell'attività scolastica di "Diritto e Costituzione" seguiranno corsi di primo soccorso, arrampicata, nuoto e salvataggio e "orienteering", vale a dire sopravvivenza e senso di orientamento, (ma l'autore della circolare scrive orientiring, coniando un neologismo). Non solo, ma agli studenti si insegnerà a tirare con l'arco e a sparare con la pistola (ad aria compressa). E in più "percorsi ginnico-militari".

Il perché bisogna insegnare la vita e la Costituzione a uno studente liceale facendolo sparare con una pistola ad aria compressa viene spiegato nella stessa circolare: "Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alle forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso".

Secondo il progetto Gelmini-La Russa, che ha già sollevato perplessità tra i professori che hanno ricevuto la circolare, "la pratica del mondo sportivo militare, veicolata all'interno delle scuole, oltre ad innescare e ad instaurare negli studenti la "conoscenza e l'apprendimento" della legalità, della Costituzione, delle istituzioni e dei principi del diritto internazionale, permette di evidenziare, nel percorso educativo, l'importanza del benessere personale e della collettività attraverso il contrasto al "bullismo" grazie al lavoro di squadra che determina l'aumento dell'autostima individuale ed il senso di appartenenza ad un gruppo". Seguirà, a fine corso, "una gara pratica tra pattuglie di studenti (il termine è proprio pattuglie, recita la circolare, termine che ha fatto storcere il naso a molti docenti, ndr)". Intanto si è aperto il dibattito: è giusto trasformare la scuola pubblica in un collegio militare? O è solo un'opportunità in più per i ragazzi di avvicinarsi a organismi e istituzioni come protezione civile, esercito e croce rossa?
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"Senso di appartenenza ad un gruppo": ma non sono gli ultrà del calcio a parlare così?

Avete letto? Pattuglie? Pistole ad aria compressa? Ma i ministri La Russa e Gelmini perché non si fanno una sana sc....ta fra loro (se chiudono gli occhi, viene bene a tutti e due, forse ce la fanno) invece di distruggere l'educazione dei nostri figli? Perché li vogliono avvicinare all'uso delle armi? Perché li vogliono educare al culto della violenza? Ma l'Italia non è un paese che ripudia la guerra? Si leggano la Costituzione, questi due!

Io mi chiedo: ma si sono drogati? Perché la questione è che o hanno preso droghe (e pure pesanti) oppure sono perfettamente nell'esercizio delle loro facoltà mentali e allora questo è un barbarico incitamento alla violenza: andrebbero messi in galera buttando via la chiave, spalando letame nell'ora d'aria.

La Russa di già non mi stava simpatico, con la sua cafonaggine mescolata a finti sorrisi e i suoi metodi squadristi messi in atto davanti a tanta gente... la Gelmini era già da detestare per aver gettato le basi dell'ignoranza in un popolo che sarà più facile da plasmare secondo la volontà del delinquente di turno che avrà la presidenza del consiglio... ma ora questi due sono da odiare e cacciare a calci nel sedere.

Stiamo precipitando nella barbarie più infima.





http://www.milano.istruzione.lombardia.it/comunic_09/All_36787sc_09.pdf


Gelmini, La Russa, Esercito, Scuola, militarismo, Famiglia Cristiana, Il Manifesto, Il Fatto Quotidiano

lunedì 13 settembre 2010

Quanto vale la vita di un uomo: Tremonti insiste sulla 626

La lettera del ministro Tremonti al "Corriere della Sera"

Caro Direttore, ho letto la lettera del lettore Stefano Banda pubblicata ieri sul Corriere. Posso rispondere? Posso esporre il mio pensiero con qualche parola in più delle cinque che ho detto nel corso di un dibattito?
Un conto è Pomigliano, un conto un artigiano. La sicurezza sul lavoro è un'irrinunciabile conquista della civiltà occidentale. L' eccesso occhiuto di burocrazia è invece un derivato della stupidità. In Europa è sempre più evidente il problema dell' eccesso di burocrazia imposto in questi anni alle imprese. La legge 626 non fa eccezione. Nel caso della 626, che peraltro è stata assorbita in un nuovo Testo Unico, si deve distinguere tra effettiva tutela della sicurezza sul lavoro, che è fondamentale, ed eccessiva burocrazia che è quasi demenziale. Le regole pensate in Europa per la grande industria sono fondamentali ed inviolabili. Ma un conto è la grande industria, un conto è la piccola, minima, individuale impresa, caratteristica dell' economia italiana. E' qui che l' applicazione italiana della direttiva europea si presenta come la fabbrica dell' assurdo: di costi artificiali, di corsi di formazione fantasma, di sanzioni erratiche. Ciò che è paradossale, in Italia, è appunto l' estensione indifferenziata e parossistica alla minima impresa di regole che poco o niente hanno a che vedere con la sicurezza sul lavoro. Di questo tipo di regole e di costi si può fare a meno, senza mettere in discussione la vita e la sicurezza dei lavoratori. Anzi tutelandoli ancora meglio, separando ciò che è serio da ciò che è assurdo. Perché, ripeto, un conto è la grande industria dove avvengono i grandi, tragici incidenti, un conto è il laboratorio di un artigiano, che magari lavora da solo senza neanche un apprendista, costretto per legge a diventare matto con la burocrazia. Tutto qui. Giulio Tremonti


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(10 settembre 2010) - Corriere della Sera

Quindi il ministro non è stato frainteso quando l'altro giorno parlava di "lusso che non possiamo permetterci" a proposto della legge 626, sapeva quello che diceva, l'idea che viene riproposta continuamente è sempre la stessa: sbarazzarsi dei lacci e laccioli che impediscono all'impresa di decollare, limitare o abolire le regole. Questa volta ci ripropone l'idea in salsa "leghista", strizzando l'occhio all'artigiano, schiacciato dalla troppa burocrazia. Ma dando un'occhiata alle statistiche vedrebbe che buona parte degli incidenti avviene proprio in aziende medio-piccole dove di fatto la sicurezza sul lavoro viene trascurata. Ma al ministro le statistiche non interessano, tant'è vero che ha già inserito nella manovra finanziaria la cancellazione dell'ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) considerato ente inutile. Questa è la gente che ci governa, e da qualcuno viene pure giudicata ragionevole e responsabile, che altro devo dire...

Sicurezza sul lavoro, Tremonti, legge 626, ISPESL

domenica 5 settembre 2010

Chi si fida di "Forum"

Non passo molte ore davanti alla tv, e quando lo faccio preferisco guardare qualche documentario su Sky, oppure un film che ho scelto io, altrimenti mi sembra di sprecare il mio tempo. Di conseguenza della trasmissione “Forum” che conduce Rita Dalla Chiesa ne so poco, l’ho guardata qualche volta per curiosità anni fa… Non mi è sembrata molto interessante, il taglio e l’atmosfera era quella tipica di una sitcom o quasi, i personaggi per niente convincenti, il tono della conduttrice un po’ didascalico, gli argomenti beghe condominiali oppure improbabili storielle piccanti. Non penso siano mai stati affrontati casi “seri” in questa trasmissione, sarebbe contro la sua linea, che poi è quella di quasi tutte le trasmissioni delle reti mediaset, avere cioè una funzione “propedeutica” alla mentalità berlusconiana, dare allo spettatore l’opportunità di prendere in giro i litiganti, oppure preoccuparsi o anche indignarsi per cose di poco conto ma non affrontare mai argomenti veramente seri.
L’altro giorno, parlando con una mia amica, persona sveglia e intelligente, è venuta fuori non so come una storia divertente che aveva visto appunto su “Forum” in tv ed ha voluto raccontarmela. Alla mia osservazione sulla presunta natura fasulla della trasmissione l’amica è rimasta male, non voleva crederci, secondo lei i personaggi sono veri e i casi autentici, “si vede che non recitano…”. Non ho insistito molto, perché volevo documentarmi. Su internet non c’è molto forse perché rispetto ad altre trasmissioni “Forum” è di profilo più basso, comunque cercando ho trovato qualcosina.

Già nella descrizione che si fa del programma su Wikipedia si legge che “…I fatti trattati sono selezionati tra le numerose richieste inviate alla redazione della trasmissione; nei frequenti casi nei quali i protagonisti non vogliano comparire in video vengono selezionati dei figuranti che fanno le loro veci.” Quindi spesso accade che le persone che vediamo non sono i reali interessati ma attori che interpretano la loro parte.


Aldo Grasso sul Corriere della Sera ha commentato così il ventesimo anniversario della trasmissione:

http://archiviostorico.corriere.it/2004/settembre/18/Forum_sagra_del_tarocco_co_9_040918105.shtml

A FIL DI RETE
A «Forum» la sagra del tarocco

La sagra del tarocco, vent' anni di tv «pettinata», mille di queste puntate! «Forum» (Retequattro, giovedì, ore 21.05) ha festeggiato i suoi primi vent' anni, a partire da quel lontano 13 ottobre 1984. Il meccanismo della trasmissione è noto. Beghe condominiali, vestiti rovinati in tintoria, rose sradicate dal cane del vicino e litigi di ogni genere approdano in un tribunale, completamente ricostruito in studio, per piccoli processi di ordinaria amministrazione: la giustizia a misura di Santi Licheri, il diritto in versione Rita Dalla Chiesa! «Forum» è un programma taroccato, nel senso che le storie giudiziarie che racconta sono vere solo in parte. Di solito, i contenziosi vengono ampiamente riscritti, enfatizzati; sovente interpretati da attori presi dalla strada (dal cortile, dal condominio, da tutti i luoghi di acuminata conflittualità domestica). Non si tratta di clamorosi falsi ma nemmeno di verità. A denunciare l' inghippo, tra altri, è stato Fabrizio Frizzi che una volta ha detto: quella trasmissione racconta balle, le storie che rappresenta sono palesemente finte. «Forum» ha fatto scuola tanto che non ci si chiede più se sia giusto o sbagliato «raccontare storie» in tv: l' importante, appunto, è raccontare storie. «Forum» ha un altro singolare primato: le sue tre conduttrici storiche, Catherine Spaak, Paola Perego e Rita Dalla Chiesa, non sono il massimo della simpatia ma può darsi che questa caratteristica sia voluta. La trasmissione è meno ingenua di come appare: basti pensare al ruolo che giocano il giudice Santi Licheri o il sorvegliante Pasquale Africano. Come ha dimostrato la gag iniziale di Iva Zanicchi, il tono è quello della scenetta condominiale, con il gusto della commedia più che della giustizia. www.corriere.it/grasso

Grasso Aldo

Pagina 39
(18 settembre 2004) - Corriere della Sera


Invece il Presidente dell’ IPASVI ha scritto una lettera alla trasmissione lamentandosi perché un signore si era presentato come infermiere mentre in realtà era impiegato dell’Ufficio Informazioni.

http://www.ipasvi.roma.it/ita/article.php?story=20090306012509583

Gent.ma Sig.ra RITA DALLA CHIESA - “FORUM” - CANALE 5
venerdì, 06 marzo 2009 @ 01:25
Inviato da: Admin

Gentilissima Signora,
Le rappresento la protesta corale degli infermieri del Pronto Soccorso del C.T.O. di Roma e con loro di tutti gli infermieri dell’intera provincia per quanto di deprecabile avvenuto nella trasmissione “Forum” del 24 febbraio u.s. con l’intervento in studio di un sedicente infermiere, in opposizione ad una signora che riferiva di essere stata da lui maltrattata in una discussione sull’attribuzione del “codice” di precedenza dell’intervento richiesto.
Gli infermieri del presidio hanno assistito increduli ad una vera e propria farsa, riconoscendo nell’ospite non un loro collega ma uno degli addetti all’Ufficio Informazioni del C.T.O., appartenente dunque al personale ausiliario o amministrativo, che nulla a che fare con la professione infermieristica.
Gli infermieri del Pronto Soccorso riferiscono che il giorno 21 febbraio, evidentemente in vista della partecipazione a “Forum”, lo stesso aveva chiesto loro informazioni specifiche sulla pratica del “triage”, il metodo utilizzato per l’attribuzione dei “codici di priorità”, giustificando la richiesta con la necessità di prepararsi per un ruolo da infermiere da rappresentare a teatro.
Da parte del signore “Franco” (che peraltro non è il suo vero nome), vi è stato dunque un palese abuso della titolarità professionale, a cui non ha fatto riscontro una rigorosa verifica da parte di “Forum”.

L’incompetenza mostrata dal falso infermiere nell’esposizione dei problemi riferiti al “triage”, il suo linguaggio inadeguato e non professionale, le informazioni errate fornite su una materia tanto complessa e delicata, hanno difatti scatenato la reazione risentita del pubblico in studio e verosimilmente di quello a casa.
Si è gettata così un’ombra inaccettabile di impreparazione e pressappochismo professionale sull’intero personale sanitario del C.T.O. e sugli infermieri in particolare, ledendone l’immagine e mortificando l’impegno di studio e di aggiornamento necessario oggi per esercitare la professione infermieristica.

Vale la pena di ricordare che l’infermiere è un laureato, con tre(laurea abilitante) o cinque anni (laurea specialistica) di università e tirocinio pratico alle spalle, in grado di fornire prestazioni assistenziali elevate; ed è la figura che più di ogni altra si sobbarca le gravi disfunzioni della sanità, tamponando quotidianamente la scarsità di mezzi e la gravissima carenza di personale.

Per quanto esposto, facendo appello anche al taglio di “attualità-verità” che caratterizza la trasmissione e in virtù della sua vasta audience, La prego di voler intervenire personalmente per ristabilire la realtà dei fatti e risarcire la dignità professionale degli infermieri del C.T.O. di Roma.
Confido dunque in una doverosa precisazione e, in difetto, mi riservo di adire le vie legali per l’opportuna tutela dell’immagine pubblica degli infermieri.

Cordiali saluti.

Il Presidente
Dott. Gennaro ROCCO


Ma anche sulla rivista Oggi nel 1999 era apparso un articolo che rivelava tutto:

http://www.gennarodestefano.it/Art0408.asp

Di Gino Gullace Raugei e Gennaro De Stefano, pubblicato su Oggi 1999 N° 2
Tre protagonisti della «televisione verità» ci svelano come furono costruite le loro storie patetiche e alzano un velo sul mercato delle emozioni via etere
Volgare e anche falsa: la Tv vi commuove con le lacrime finte
Da anni tante trasmissioni sbancano l'audience raccontando storie d'amore, litigi in famiglia, beghe giudiziarie. «Molte sono inventate come quelle che abbiamo interpretato noi dietro compenso», rivelano i nostri testimoni - E ora sta nascendo il sindacato di questi «attori»
di Gino Gullace Raugei e Gennaro De Stefano
TRE PERSONAGGI IN CERCA DI... VERITÀ Ecco i tre protagonisti della Tv delle emozioni che ci hanno rivelato la falsità delle loro storie strappalacrime: da sinistra, Maria Riccio, che ha partecipato a «Forum» con una storia che lei stessa aveva inventato; 'Vinicio D'Agostino, che in Tv ha fatto di tutto, dal concorrente di «Scommettiamo che» al pentito di camorra in una trasmissione di Gianni Ippoliti; Enzo Bontempi, vero dentista che per «Forum» si prestò a recitare una finta lite con un finto cliente.
Roma, luglio
I l pentito di camorra piange nella penombra il dramma della sua scelta di vita ormai appesa a un filo. E il telespettatore si commuove in poltrona. «In realtà io non sono pentito e non sono mai stato camorrista: faccio il meccanico. Ma ho il pallino del cinema, e se mi chiamano per fare qualche parte in Tv, ci vado volentieri», dice Vinicio D'Agostino, riparatore d'auto con officina nel centro di Roma.

La ragazza si accalora, mentre spiega che non c'è nulla di male a convivere con un uomo che non è il suo fidanzato. E la telespettatrice si appassiona alla discussione. «Una interpretazione del tutto fasulla, di una storia inventata e che ha umiliato la mia aspirazione artistica», ammette oggi l'attrice Paola X, che chiede di non essere identificata. «La mia è stata un'esperienza unica, che non intendo ripetere per niente al mondo, tant'è che trovo difficoltà anche a parlarne».

Il cliente accusa in pubblico il dentista che lo ha curato male: mentre baciava sua moglie, gli è caduta la dentiera. E tutta la famiglia partecipa attenta al teleprocesso. Un finto caso, finta la lite, finti i protagonisti. Lo confessa il dentista che, finalmente una cosa vera, è dentista sul serio, si chiama Enzo Bontempi, 40 anni, stimato professionista di Avezzano, e un paio di anni fa, si prestò a recitare per Forum.

«Conoscevo una ragazza che lavorava nella redazione», spiega mentre scorrono sul televisore le immagini registrate della trasmissione. «Un giorno mi chiamò e mi chiese se me la sentivo di sostenere la parte del dentista che litigava con un cliente che aveva perso un dente appena rimesso. Trovai la cosa divertente, accettai».

Scene di ordinaria Tv delle emozioni andate in onda in alcuni programmi di grido. Con un piccolo, non trascurabile particolare: tutto è finto. Finti i personaggi che raccontano i loro piccoli, grandi problemi; false le storie; falso il clima da psicodramma che incolla milioni di telespettatori al piccolo schermo. Tutti sono al corrente della messinscena, tranne i telespettatori, che vengono presi in giro.

Già negli anni scorsi si era avuto qualche sospetto e la certezza che gli episodi spacciati per veri non fossero tali, si era raggiunta, in qualche caso. Ora, grazie agli attori professionisti o dilettanti che hanno accettato di confidarci le loro esperienze, si scopre che esiste un vero e proprio mercato del "finto caso umano". Nei giorni scorsi, addirittura, si è appreso che i protagonisti di queste vicende inventate ma propinate come
QUANTI PROGRAMMI SOTTO ACCUSA! Questi invece sono alcuni dei programmi di successo che avrebbero utilizzato «figu- ranti»: sopra, «C'eravamo tanto amati» di Luca Barbareschi; a si- nistra, «Uomini e donne» di Maria De Filippi; in alto, «Fatti vostri» di Massimo Giletti. Adesso queste «comparse» chiedono, con un sindacato, compensi più alti per continuare a recitare le loro storie «vere». «La Tv è tutta finzione», dice Gianni Ippoliti.
Sul banco degli imputati, di volta in volta, sono finite alcune trasmissioni di successo: C'eravamo tanto amati, di Luca Barbareschi; Stranamore di Alberto Castagna; Forum e Affari di famiglia di Rita Dalla Chiesa; Una goccia nel mare, di Mara Venier. Ma gli altarini sono saltati solo adesso, in seguito alla iniziativa di una signora romana, Grazia Masci, che ha avuto l'idea di creare il Sanat, cioè il Sindacato degli attori-non attori televisivi.

Così, abbiamo appreso, come fosse la cosa più naturale del mondo, che un tempo, questi «figuranti» interpreti di finti "casi umani" venivano pagati bene: un milione e più a prestazione. Ma da un po' di tempo in qua le reti televisive hanno deciso di risparmiare e sborsano molto di meno. Per questo una settantina di attori-non attori, alcuni di loro veri e propri veterani della Tv strappalacrime, hanno deciso di coalizzarsi. E, secondo un primo elenco, fra le trasmissioni che avrebbero fatto ricorso all'opera dei «figuranti» ci sarebbero anche La vita in diretta, di Michele Cucuzza, i Fatti vostri, di Massimo Giletti, Uomini e donne di Maria De Filippi, Donne al bivio, di Danila Bonito, Film dossier di Antonella Boralevi.

Quasi contemporaneamente è nata, sponsorizzata addirittura da Claudia Mori, la moglie di Adriano Celentano, anche l'Ati, l'Associazione dei teleutenti italiani, che si propone di raccogliere e sostenere le denunce del pubblico sullo scadimento qualitativo (e non solo) della Tv.

«Quando un'amica mi ha chiesto di sostituirla a Forum, nella parte di una ragazza madre in crisi con il partner, mi sono indignata nel vedere quanti bravi attori sono costretti a interpretare queste farse, per lo più con l'obbligo dell'anonimato e sottopagati. Così ho deciso di smuoverli», spiega Grazia Masci, attrice-cantante fondatrice del Sanat, «Ora, però, la nostra iniziativa ha creato qualche scompenso. Hanno provato a tenderci qualche trappola. Una nota emittente voleva addirittura fare una trasmissione per screditarci. Inizialmente, l'interesse della stampa ci è sembrato un fatto positivo, ma poi sono emersi aspetti dei quali non avevamo tenuto conto e che rischiano di danneggiarci. Noi chiediamo solo che venga riconosciuto il nostro ruolo, che i compensi siano adeguati alla prestazione».

E vi siete anche chiesti, domandiamo, se non sia giusto avvertire il telespettatore che quello che gli si sta raccontando per vero è, invece, falso?

«La gente guarda la Tv per emozionarsi. Se il personaggio che racconta una bella storia è vero oppure è un attore che cosa cambia? E poi il problema deontologico non ci riguarda», sostiene la signora Masci.

«Io ho fatto di tutto», spiega Vinicio D'Agostino. «Quando me lo hanno chiesto, mi sono spacciato, in una trasmissione di Gianni Ippoliti, per pentito della camorra. Ho partecipato, come concorrente, a Scommettiamo che di Fabrizio Frizzi, dimostrando che ero in grado di far saltare i tappi di ferro delle bottiglie con un dito. Poi ho fatto l'autoriparatore in un paio di puntate di Forum. Qualche anno fa le cose andavano bene, ci pagavano più d'un milione, ora invece ti fanno stare dalle dieci della mattina alle cinque del pomeriggio per 45 mila lire lorde l'ora. Ti rimangono in tasca poco più di duecentomila lire. Però tutto questo interessamento dei giornali mi sta danneggiando. In officina sono venuti alcuni dirigenti di una televisione commerciale a chiedermi se ero impazzito, che non dovevo rilasciare interviste, che insomma, rischiavo di non lavorare più. Io mi sono difeso dicendo che quando abbiamo firmato i contratti mica c'era scritto che dovevo stare zitto. E poi, ahò, chi se ne frega se non mi fanno lavorare più», conclude accentuando il dialetto pescarese, città dalla quale si trasferì a Roma agli inizi degli anni Cinquanta.

«Qualche anno fa», racconta Paola X, «fui chiamata da una persona che lavorava nella redazione della trasmissione di Enza Sampò, Scrupoli. Nella puntata cui partecipai, dovetti sostenere il ruolo di una ragazza che viveva con un amico senza andarci a letto. Mi diedero un copione che io mandai a memoria e durante la trasmissione sostenni le mie ragioni. Naturalmente, era tutto inventato. Oggi non voglio più sentir parlare di quel lavoro che ha umiliato le mie aspirazioni artistiche. Lo feci per soldi, circa 400 mila lire, ma me ne pento, anche se condivido i temi generali dell'iniziativa del Sanat e trovo scandaloso che si sfruttino persone, che sono attori a tutti gli effetti, senza dar loro ciò che gli spetta».

«Prima della trasmissione», racconta Enzo Bontempi, «mi dissero che la storia che dovevo interpretare era vera, riguardava un dentista di Avellino e il suo paziente. Ma quando sentii che la mia controparte sosteneva di aver perso il dente, a seguito di un bacio dato a sua moglie, mi resi conto che si stava esagerando. Il finto cliente era troppo bravo, le sue battute fulminanti, uno spettacolo vero e proprio. Naturalmente, non ho più partecipato e quello è rimasto solo un gioco».

Maria Riccio, napoletana, racconta una storia alla rovescia: «Ho partecipato a Forum perché ho scritto alla redazione la mia vicenda. Ma era tutta inventata e io ho avuto l'impressione che loro se ne fossero resi conto, ma poiché era ben costruita mi hanno fatto partecipare ugualmente. Come la mia io sono certa che pure altre siano frutto di fantasia. Se qualcuno, come scrivevo io, si ritiene truffato da un trasformista che si presenta alla festa di comunione di mia figlia spacciandosi per Raffaella Carrà e facendomi fare brutta figura, mica si rivolge a Santi Licheri. Va dal giudice».

Gianni Ippoliti, inventore di programmi di successo, è categorico: «La televisione è tutta finzione, quindi il problema non è disquisire sulla correttezza del messaggio. Si prenda, per esempio, Forum. Nell'86, quando a condurre il programma era la Spaak, il formato prevedeva due casi a settimana. C'era tutto il tempo per trovarli, approfondirli e verificarli. Adesso i casi sono diventati dieci a settimana. Il modello produttivo attuale è improponibile. Tutto troppo veloce, parossistico. Così la televisione è costretta a raccontare una realtà verosimile. Il punto è che questi attori-non attori, che svolgono un ruolo determinante, devono essere sindacalmente garantiti». Insomma: non è criticabile che si spaccino per vere cose false, ma che i complici del falso non siano pagati abbastanza. Poco importa se, recentemente, durante una puntata di Amici, la trasmissione di Maria De Filippi su Canale 5, a uno di questi falsi «casi umani» s'è persino staccata in diretta la barba finta.

Negli Stati Uniti, il notissimo giornalista della rete Cnn, Peter Arnett ha avuto la carriera troncata di netto perché si è scoperto che uno dei suoi scoop era in realtà inventato. E dire che Arnett, in perfetta buona fede, si era semplicemente fidato di alcuni collaboratori disonesti che gli avevano rifilato dei documenti fasulli. Cosa direbbero i lettori di Oggi, se ogni settimana venissero loro propinate storie dagli alti contenuti emotivi, e poi si scoprisse che le foto sono finte, che i racconti sono tutti inventati?
Gino Gullace Raugei
Gennaro De Stefano

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