(buona parte della stampa italiana ha ignorato l'appello che segue, e non c'è da stupirsi. Anche i giornali di “sinistra” quando parlano della Grecia raccontano la situazione sempre dal punto di vista delle banche, usando una terminologia tecnicistica e toni paternalistici. Ieri su “il Fatto Quotidiano” StefanoVergine sembrava preoccupato perché i sondaggi danno la sinistra radicale greca intorno al 30% in caso di elezioni.)
Salviamo la Grecia dai suoi salvatori
Vicky Skoumbi, Dimitris Vergetis, Michel Surya*
Il caso greco e il suo epilogo sono arrivati a un punto di non ritorno. La battaglia da fare per costruire un'altra Europa
Nel momento in cui un giovane greco su due è disoccupato, 25.000 persone senza tetto vagano per le strade di Atene, il 30 per cento della popolazione è ormai sotto la soglia della povertà, migliaia di famiglie sono costrette a dare in affidamento i bambini perché non crepino di fame e di freddo e i nuovi poveri e i rifugiati si contendono l'immondizia nelle discariche pubbliche, i "salvatori" della Grecia, col pretesto che i Greci "non fanno abbastanza sforzi", impongono un nuovo piano di aiuti che raddoppia la dose letale già somministrata. Un piano che abolisce il diritto del lavoro e riduce i poveri alla miseria estrema, facendo contemporaneamente scomparire dal quadro le classi medie.
L'obiettivo non è il "salvataggio"della Grecia: su questo punto tutti gli economisti degni di questo nome concordano. Si tratta di guadagnare tempo per salvare i creditori, portando nel frattempo il Paese a un fallimento differito.Si tratta soprattutto di fare della Grecia il laboratorio di un cambiamento sociale che in un secondo momento verrà generalizzato a tutta l'Europa.
Il modello sperimentato sulla pelle dei Greci è quello di una società senza servizi pubblici, in cui le scuole, gli ospedali e i dispensari cadono in rovina, la salute diventa privilegio dei ricchi e la parte più vulnerabile della popolazione è destinata a un'eliminazione programmata, mentre coloro che ancora lavorano sono condannati a forme estreme di impoverimento e di precarizzazione.
Ma perché questa offensiva neoliberista possa andare a segno, bisogna instaurare un regime che metta fra parentesi i diritti democratici più elementari. Su ingiunzione dei salvatori, vediamo quindi insediarsi in Europa dei governi di tecnocrati in spregio della sovranità popolare. Si tratta di una svolta nei regimi parlamentari, dove si vedono i "rappresentanti del popolo" dare carta bianca agli esperti e ai banchieri, abdicando dal loro supposto potere decisionale. Una sorta di colpo di stato parlamentare, che fa anche ricorso a un arsenale repressivo amplificato di fronte alle proteste popolari. Così, dal momento che i parlamentari avranno ratificato la Convenzione imposta dalla Troika (Ue, Bce, Fmi), diametralmente opposta al mandato che avevano ricevuto, un potere privo di legittimità democratica avrà ipotecato l'avvenire del Paese per 30 o 40 anni.
Parallelamente, l'Unione europea si appresta a istituire un conto bloccato dove verrà direttamente versato l'aiuto alla Grecia, perché venga impiegato unicamente al servizio del debito.
Le entrate del Paese dovranno essere "in priorità assoluta" devolute al rimborso dei creditori e, se necessario, versate direttamente su questo conto gestito dalla Ue. La Convenzione stipula che ogni nuova obbligazione emessa in questo quadro sarà regolata dal diritto anglosassone, che implica garanzie materiali, mentre le vertenze verranno giudicate dai tribunali del Lussemburgo, avendo la Grecia rinunciato anticipatamente a qualsiasi diritto di ricorso contro sequestri e pignoramenti decisi dai creditori. Per completare il quadro, le privatizzazioni vengono affidate a una cassa gestita dalla Troika, dove saranno depositati i titoli di proprietà dei beni pubblici.. In altri termini, si tratta di un saccheggio generalizzato, caratteristica propria del capitalismo finanziario che si dà qui una bella consacrazione istituzionale.
Poiché venditori e compratori siederanno dalla stessa parte del tavolo, non vi è dubbio alcuno che questa impresa di privatizzazione sarà un vero festino per chi comprerà.
Ora, tutte le misure prese fino a ora non hanno fatto che accrescere il debito sovrano greco, che, con il soccorso dei salvatori che fanno prestiti a tassi di usura, è letteralmente esploso sfiorando il 170% di un Pil in caduta libera, mentre nel 2009 era ancora al 120%. C'è da scommettere che questa coorte di piani di salvataggio - ogni volta presentati come 'ultimi'- non ha altro scopo che indebolire sempre di più la posizione della Grecia, in modo che, privata di qualsiasi possibilità di proporre da parte sua i termini di una ristrutturazione, sia costretta a cedere tutto ai creditori, sotto il ricatto "austerità o catastrofe".
L'aggravamento artificiale e coercitivo del problema del debito è stato utilizzato come un'arma per prendere d'assalto una società intera. E non è un caso che usiamo qui dei termini militare: si tratta propriamente di una guerra, condotta con i mezzi della finanza, della politica e del diritto, una guerra di classe contro un'intera società. E il bottino che la classe finanziaria conta di strappare al 'nemico' sono le conquiste sociali e i diritti democratici, ma, alla fine dei conti, è la stessa possibilità di una vita umana. La vita di coloro che agli occhi delle strategie di massimizzazione del profitto non producono o non consumano abbastanza non dev'essere più preservata.
E così la debolezza di un paese preso nella morsa fra speculazione senza limiti e piani di salvataggio devastanti diviene la porta d'entrata mascherata attraverso la quale fa irruzione un nuovo modello di società conforme alle esigenze del fondamentalismo neoliberista. Un modello destinato all'Europa intera e anche oltre. E' questa la vera questione in gioco. Ed è per questo che difendere il popolo greco non si riduce solo a un gesto di solidarietà o di umanità: in gioco ci sono l'avvenire della democrazia e le sorti del popolo europeo.
Dappertutto la "necessità imperiosa" di un'austerità dolorosa ma salutare ci viene presentata come il mezzo per sfuggire al destino greco, mentre vi conduce dritto.
Di fronte a questo attacco in piena regola contro la società, di fronte alla distruzione delle ultime isole di democrazia, chiediamo ai nostri concittadini, ai nostri amici francesi e europei di prendere posizione con voce chiara e forte. Non bisogna lasciare il monopolio della parola agli esperti e ai politici. Il fatto che, su richiesta dei governanti tedeschi e francesi in particolare, alla Grecia siano ormai impedite le elezioni può lasciarci indifferenti? La stigmatizzazione e la denigrazione sistematica di un popolo europeo non meritano una presa di posizione? E' possibile non alzare la voce contro l'assassinio istituzionale del popolo greco? Possiamo rimanere in silenzio di fronte all'instaurazione a tappe forzate di un sistema che mette fuori legge l'idea stessa di solidarietà sociale?
Siamo a un punto di non ritorno. E' urgente condurre la battaglia di cifre e la guerra delle parole per contrastare la retorica ultra-liberista della paura e della disinformazione. E' urgente decostruire le lezioni di morale che occultano il processo reale in atto nella società. E diviene più che urgente demistificare l'insistenza razzista sulla "specificità greca" che pretende di fare del supposto carattere nazionale di un popolo (parassitismo e ostentazione a volontà) la causa prima di una crisi in realtà mondiale. Ciò che conta oggi non sono le particolarità, reali o immaginari, ma il comune: la sorte di un popolo che contagerà tutti gli altri.
Molte soluzioni tecniche sono state proposte per uscire dall'alternativa "o la distruzione della società o il fallimento" (che vuol dire, lo vediamo oggi, sia la distruzione sia il fallimento). Tutte vanno prese in considerazione come elementi di riflessione per la costruzione di un'altra Europa. Prima di tutto però bisogna denunciare il crimine, portare alla luce la situazione nella quale si trova il popolo greco a causa dei "piani d'aiuto" concepiti dagli speculatori e i creditori a proprio vantaggio. Mentre nel mondo si tesse un movimento di sostegno e Internet ribolle di iniziative di solidarietà, gli intellettuali saranno gli ultimi ad alzare la loro voce per la Grecia? Senza attendere ancora, moltiplichiamo gli articoli, gli interventi, i dibattiti, le petizioni, le manifestazioni. Ogni iniziativa è la benvenuta, ogni iniziativa è urgente. Da parte nostra ecco che cosa proponiamo: andare velocemente verso la formazione di un comitato europeo di intellettuali e di artisti per la solidarietà con il popolo greco che resiste. Se non lo facciamo noi, chi lo farà? Se non adesso, quando?
*Rispettivamente redattrice e direttore della rivista Aletheia di Atene e direttore della rivista Lignes, Parigi.
Prime adesioni: Daniel Alvaro, Alain Badiou, Jean-Christophe Bailly, Etienne Balibar, Fernanda Bernardo, Barbara Cassin, Bruno Clement, Danièle Cohen-Levinas, Yannick Courtel, Claire Denis, Georges Didi-Hubermann, Ida Dominijanni, Roberto Esposito, Francesca Isidori, Pierre-Philippe Jandin, Jérome Lebre, Jean-Clet Martin, Jean-Luc Nancy, Jacques Ranciere, Judith Revel, Elisabeth Rigal, Jacob Rogozinski, Avital Ronell, Ugo Santiago, Beppe Sebaste, Michèle Sinapi, Enzo Traverso
il manifesto 2012.02.22
giovedì 23 febbraio 2012
domenica 12 febbraio 2012
La polizia greca intende arrestare gli esponenti di BCE, FMI, Unione Europea
Negli ultimi tempi le notizie che riguardano la Grecia vengono ignorate, oppure fatte passate da un filtro per diventare incomprensibili. L'intenzione è quella di non far allarmare la gente che legge oppure che guarda la tv, perché, visto come stanno andando le cose, queste scene si ripeteranno prima o poi anche da noi. Tanto per fare un esempio, ho cercato di trovare la notizia sui giornali italiani ma non sono riuscito a trovare traccia:
La polizia greca non caricherà più i manifestanti e arresterà responsabili di UE, BCE e FMI che dovessero ripresentarsi in Grecia per aver tramato contro la democrazia:
"Il sindacato di Polizia Greca chiede l'ARRESTO dei rappresentanti della TROIKA! Uno dei principali sindacati della polizia ellenica, la Poasy, con una lettera resa di pubblico dominio ha chiesto alle autorità competenti di emettere ordini di arresto a carico dei rappresentanti in Grecia della cosiddetta 'troika', che accusano apertamente di voler strangolare il Paese attraverso le misure draconiane imposte al governo di Atene per evitare il default. Il messaggio e' stato fatto recapitare direttamente agli interessati: Poul Thomsen del Fondo Monetario Internazionale, Servaz Deruz della Commissione Europea e Klaus Mazuch della BCE. "Siate avvertiti", vi si legge, "del fatto che, in quanto legittimi delegati della polizia greca, esigiamo siano emessi nei vostri confronti ordini di arresto per una vasta gamma di reati previsti dalle leggi vigenti, in armonia con il nostro Codice Penale".
Fonte: http://www.beppegrillo.it/2012/02/la_polizia_grec.html
Ed ecco la lettera tradotta dal greco:
Per i rappresentanti: presidente della Commissione europea: Servaz Nteroouz
Fondo Monetario Internazionale,: il signor Thomsen Pooul
Banca centrale europea, :Mr. Klaouz Mazouch
Signori,
Il Consiglio generale allargato della Federazione, con i rappresentanti di tutte le organizzazioni degli agenti di polizia del paese nel lavoro di ieri e di oggi 2012/08/02 2012/09/02 all'unanimità ha deciso di contattarvi e illustrarvi i seguenti punti:
Per due anni, la Federazione nazionale degli agenti di polizia, vi ha avvertiti che la politica di dettare misure che richiedono di essere attuate 'con la pistola alla tempia,"ha mandato all’aria la coesione sociale e ha fatto morire ogni speranza per la ripresa dell’economia greca.
Contemporaneamente, la nostra protesta è stata presentata presso la sede dell'Unione europea e le ambasciate di Germania e Francia, ed esprime la nostra opposizione a qualsiasi misura e politiche che offendono l'orgoglio e la sensibilità democratica della nostra gente.
Abbiamo avvertito che ci rifiutiamo di scontrarci con i genitori, i fratelli, i nostri figli, ogni cittadino di questo paese, che protesta e chiede cambiamenti .
Tutto quello che chiediamo politiche programmatiche che tutelino gli interessi dei lavoratori e di tutti noi che adesso viviamo sotto la soglia di povertà.
Gli interessi dei creditori degli usurai e dei capitalisti che bramano la nostra ricchezza nazionale, non può, secondo nessuna regola di diritto, essere prioritario rispetto ai bisogni primari della gente comune. Inoltre, la priorità della sopravvivenza dei cittadini di una nazione, è legge internazionale, che afferma la priorità della sopravvivenza del popolo, non solo per quanto riguarda la politica interna ,ma anche per la intera comunità internazionale.
Inoltre, non siamo né noi né la maggioranza della popolazione responsabili della crisi.
Invece, vediamo ancora una volta che si continua con le stesse politiche distruttive per tutti noi, vorremmo affermare categoricamente che in nessun caso accetteremo di essere comandati per uccidere i nostri fratelli.
Vi avvertiamo come legittimi rappresentanti della polizia greca, che pretenderemo di emettere immediatamente, come previsto dalla legge, mandato di cattura istantaneo per una serie di violazioni della legge, in conformità a specifiche disposizioni del codice penale, come ad esempio l'estorsione, ricatto, e il segreto tentativo di eliminazione o riduzione del nostro sistema politico democratico e della sovranità nazionale, e il danneggiamento di altri beni giuridici essenziali del popolo greco.
fonte:http://www.e-magazino.gr/epikairotit...sillipsis.html
http://www.nooz.gr/greece/entalma-sillipsis-tis-troikas-zitoin-astunomikoi
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