Fa molto discutere la questione dei preti pedofili, e il modo con il quale la Chiesa ufficiale cerca, oppure ha cercato in occultare la verità. Non è mia intenzione parlare di questo argomento, non avrei molto da aggiungere a quanto viene detto tutti i giorni sui giornali oppure in tv, come non è mia intenzione parlare male della Chiesa cattolica in generale. L'aiuto che viene dato alle persone bisognose, attraverso il volontariato, la Caritas, le organizzazioni caritatevoli è insostituibile e merita rispetto ed ammirazione.
L'altro giorno seguivo in tv un dibattito dove partecipavano politici meno conosciuti almeno io li vedevo così) dove un esponente della Lega insisteva sulle nostre "radici cristiane" che vanno ribadite, ed un esponente dell'UDC con parole diverse diceva le stesse cose (senza arrivare alla solita conclusione a proposito degli extracomunitari che sono la fonte di tutti i mali). Le nostre radici cristiane... detto così sembra un'ovvietà, siamo tutti cristiani (o quasi) di che altre radici si può parlare? Il messaggio di amore e di tolleranza del Vangelo deve essere un valore comune o no? Ma non sono solo queste le nostre radici. Nell'arco dei secoli la Chiesa si è anche macchiata di crimini, di persecuzioni ingiustificate, di delitti orribili, ha causato guerre, stermini, distruzioni, carneficine. Queste cose non possono essere ignorate, anzi, non devono essere dimenticate, altrimenti si ripeteranno. La Chiesa non è stata solo questo, ma è stata anche questo. Ai papi che facevano le guerre o uccidevano i loro avversari io preferisco monsignor Romero oppure Don Milani, ma ho paura che quando il politico della Lega (del quale mi scordo il nome) parla di radici cristiane non intende la stessa cosa.
Curiosando sul sito della rivista americana Time ho scoperto una pagina che si chiama "Top 10 Controversial Popes" (http://www.time.com/time/specials/packages/article/0,28804,1981842_1981844,00.html) che non ha bisogno di traduzioni. Laura Fitzpatrick elenca il top-10 dei papi più chiacchierati di tutti i tempi. Non sono d'accordo sulla scelta di tutti i nomi ma ciononostante l'articolo è interessante ed illuminante. Ho cercato pagine in italiano con questo contenuto e non ho trovato quasi niente. Per evitare di avere problemi di violazione di copyright ho deciso di riportare questo elenco con una descrizione sommaria per ogni pontefice con alcune cose tradotte dall'articolo della Fitzpatrick ed altre prese da wikipedia o da altri siti simili.
Top 10 controversial popes
(parte prima: da n.1 a n.5)
1. Papa Stefano VI
Stefano VI o VII secondo una diversa numerazione fu il 113° papa della Chiesa cattolica dal maggio 896 al luglio o agosto 897.
Secondo la tradizione, sarebbe stato di origine romana, e figlio di un prete di nome Giovanni. Fu nominato vescovo di Anagni da papa Formoso, forse contro la sua volontà. Venne sponsorizzato da una delle potenti famiglie romane, la Casa di Spoleto, che all'epoca era in competizione sia per il Papato che per l'Impero.
Nel gennaio dell'897, Stefano VI ordinò un processo per sacrilegio, chiamato poi "sinodo del cadavere" (synodus horrenda): l'imputato fu infatti il cadavere riesumato del defunto papa Formoso, suo predecessore, ritenuto colpevole di essere salito al soglio pontificio grazie all'appoggio del partito filogermanico, e senza rinunciare alla sua precedente sede vescovile di Porto (Ostia). Il cadavere è stato trovato colpevole, spogliato dei suoi paramenti sacri, privato di tre dita della mano destra (le dita benedizione), rivestito con il abito di un laico, e in fretta sepolto. In seguito è stato nuovamente riesumato e gettato nel Tevere.
Probabili istigatori di Stefano furono i vecchi nemici di Formoso, Lamberto da Spoleto (Imperatore eletto) e sua madre Ageltruda, che avevano ristabilito il loro prestigio a Roma verso l'inizio del 897 abbandonando le loro altre pretese sui territori dell'Italia centrale. Il processo, con il conseguente strazio del cadavere, suscitò una rivolta popolare in tutta Roma. La rivolta si concluse con la cattura di Stefano, che venne imprigionato a Castel Sant'Angelo, e ucciso per strangolamento nell'estate dello stesso anno.
2. Urbano VI
Urbano VI, nato Bartolomeo Prignano, fu il 202° Papa della Chiesa cattolica dal 1378 alla morte. Nativo di Napoli, fu un monaco devoto. Divenne arcivescovo di Matera e Acerenza nel 1363, poi si trasferì a Bari, alla morte di Gregorio XI. Il popolo di Roma richiedeva con clamore un Papa italiano, venne quindi scelto all'unanimità (8 aprile 1378) dai cardinali francesi. Il temperamento arrogante ed imperioso del nuovo Papa, accresciuto dalle sue inaspettate fortune, si mostrò in modi così intollerabili che cinque mesi dopo la maggioranza dei cardinali ripudiando la scelta precedente, procedette all'elezione di Roberto da Ginevra, che assunse il titolo di Clemente VII. Questo episodio diede il via al Grande Scisma, che divise la cristianità per quasi quarant'anni.
Clemente VII, costretto alla fuga, venne scomunicato, e designato come l'anticristo; ventisei nuovi cardinali vennero nominati in un solo giorno, e con un'arbitraria alienazione delle proprietà della Chiesa, vennero raccolti i fondi per una guerra aperta. Fu un papa aggressivo e implacabile con i suoi avversari.
Dopo tante vicende alterne, morì nel 1389 a Roma, a seguito delle ferite riportate da una caduta dal suo mulo.
Tra le altre cose inusitate che fece, fu quella di proclamare un Giubileo per raccogliere fondi, anche se erano trascorsi solo trentatré anni da quello precedente.
3. Alessandro VI
Corrotto, controverso e malvaggio, ma anche devoto e tollerante, Alessandro VI non era comunque un esempio di purezza papale. Nato Roderic de Borja i Borja, italianizzato in Borgia (Xàtiva, 1º gennaio 1431 - Roma, 18 agosto 1503), fu il 214° papa della Chiesa cattolica dal 1492 alla morte. Membro della potente e ricca famiglia dei Borgia, ha comprato la sua strada verso San Pietro.
Rodrigo Borgia era un uomo dissoluto e un libertino impenitente e come tale si comportò per tutta la vita: da laico, da cardinale e da papa ancora di più, senza minimamente preoccuparsi di celare agli altri questa sua scandalosa condotta di vita.
Una volta divenuto papa, ha nominato i membri della famiglia -inclusi i suoi figli - in posizioni di potere.
Il suo percorso terreno fu disseminato di numerosi figli, ovviamente tutti illegittimi. Da una relazione con Giovanna Cattanei, detta Vannozza, nacquero quattro figli ed altri tre nacquero da una donna sconosciuta. Nel corso del suo pontificato gli nacquero altri due figli; la sua amante ufficiale fu Giulia Farnese, moglie di Orsino Orsini.
Ha trasformato sua figlia Lucrezia in una pedina politica - infatti la fece sposare per tre volte nella speranza di stringere alleanze ed estendere il suo potere. Alcuni addirittura ipotizzano che Alessandro VI fu padre di uno dei figli di Lucrezia.
Egli aveva però una qualità redentrice: il suo mecenatismo. sotto il suo pontificato il cardinale Jean Bilhères de Lagraulas, commissionò la celebre Pietà a Michelangelo. Gli appartamenti Borgia, nei palazzi vaticani, furono invece commissionati al Pinturicchio, che realizzò un notevole ciclo di affreschi in pieno stile rinascimentale (oggi ospitano la sezione di arte moderna dei Musei Vaticani), infine è stato restaurato Castel Sant'Angelo.
Tra i suoi successi di indirizzo politico nelle avverse circostanze del tempo, non va sottovalutata la sua politica di tolleranza riguardo agli ebrei. Quando questi venivano espulsi dalla Spagna e venivano respinti da Firenze, Napoli, Milano, Venezia, Alessandro VI ne accolse fino a 8000. Aveva anche creato un centro di accoglienza per gli ebrei sull'Appia antica. Per questa sua tolleranza per gli ebrei veniva chiamato il papa "marrano". (i marrani erano ebrei sefarditi costretti ad abbracciare la religione cristiana).
Ufficialmente fu la malaria a porre fine alla vita del Borgia. C'è, però, un'altra versione che vuole che la morte del Papa sia avvenuta per avvelenamento. Si dice che nel corso di una riunione conviviale presso la dimora del cardinale Adriano Castellesi di Corneto, fosse stato posto del veleno nel vino destinato al Cardinale, ma che per errore il vino fosse stato bevuto dal Papa, e annacquato da Cesare, che pure si ammalò gravemente, ma non morì.
4. Pio XII
Papa Pio XII, nato Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli è stato il 260° papa della Chiesa Cattolica. Molto popolare durante il suo pontificato, dal 1939 al 1958, è stato oggetto di accesi dibattiti nei decenni successivi. Una delle accuse più gravi che si rivolgono a Pio XII è di non aver mai condannato né di essersi impegnato per fermare le deportazioni degli Ebrei nei campi di concentramento, come capo della Chiesa cattolica durante la seconda guerra mondiale. Altre fonti testimoniano che la Chiesa cattolica durante il pontificato di Pio XII è stata la principale sostenitrice nel contrastare il genocidio ebraico, pagando anche con la vita di molti religiosi. Il Papa stesso offrì rifugio a numerosi Ebrei nei palazzi del Vaticano e nelle chiese romane, come del resto offrì asilo politico presso la Santa Sede a molti esponenti politici antifascisti tra cui Alcide De Gasperi e Pietro Nenni.
La controversia sul suo ruolo durante le persecuzioni naziste nei confronti degli ebrei è, comunque, tuttora lungi dall'essere chiusa: lo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto di Gerusalemme, ospita dal 2005 una fotografia di Pio XII, la cui didascalia in calce ne definisce "ambiguo" il comportamento di fronte allo sterminio degli ebrei.
5. Benedetto IX
Benedetto IX, nato Teofilatto III dei Conti di Tuscolo fu il 145° papa della Chiesa cattolica dal 1033 al 1044, poi una seconda volta nel 1045 (147°) ed una terza nel biennio 1047-1048 (150°). È famoso per aver venduto la dignità pontificia al suo padrino e per averla rivoluta indietro due volte.
Era figlio di Alberico III, conte di Tuscolo, e nipote dei papi Benedetto VIII e Giovanni XIX. Fu il principe Alberico III, suo padre, a ottennere per lui l'elezione al soglio pontificio nel gennaio 1033. È stato detto che Benedetto non avesse più di undici-dodici anni quando divenne pontefice. Benché la sua data esatta di nascita sia sconosciuta, si può comunque affermare che fu uno dei papi più giovani nella storia.
Benedetto era completamente inadatto al ruolo di pontefice; si narra che visse in modo dissoluto, anche se in termini teologici e di attività ordinarie della Chiesa rimase ortodosso. Venne per breve tempo scacciato da Roma nel 1036 ed ebbe bisogno dell'appoggio di Corrado II per farvi ritorno. Nel settembre 1044 venne scacciato di nuovo e sostituito in gennaio da Silvestro III (talvolta considerato un antipapa). Le forze di Benedetto ritornarono nell'aprile 1045 ed espulsero il suo rivale.
Benedetto abdicò in maggio, forse per il desiderio di sposarsi, vendendo il suo ufficio al prete Giovanni Graziano, suo padrino (probabilmente per oltre 650 kg d'oro). Tale procedimento venne definito simonia, da Simon Mago, che offrì denaro agli apostoli per ricevere i doni dello Spirito Santo.
Nel novembre del 1047 Benedetto occupò il palazzo del Laterano ma venne scacciato nel luglio 1048 e Poppone di Bressanone divenne papa con il nome di Damaso II. Benedetto rifiutò di rispondere alle accuse di simonia e venne scomunicato.
A questo punto il destino di Benedetto diventa oscuro; morì nell'abbazia di Grottaferrata, dopo aver abbandonato il pontificato. Alcune fonti dicono che morì dopo una vita contemplativa e di penitenza, altre dicono che continuò a cercare appoggio per un suo ritorno finché non morì sotto Papa Vittore II. In seguito, nei suoi Dialoghi, Papa Vittore III (1086-1087) lo ricordò con parole di fuoco, dipingendolo come uno dei peggiori pontefici mai esistiti.
domenica 18 aprile 2010
domenica 4 aprile 2010
Woody Allen e "Bella ciao"
Leggo su "il Messaggero" del 2 aprile che Woody Allen esibendosi all'Auditorium di Roma con la sua "New Orleans Jazz band" ha sorpreso tutti quando, esauriti i bis, ha intonato "Bella ciao" in perfetto stile ragtime. Stesso copione per concludere i suoi concerti italiani, infatti lo aveva già fatto in passato e così fece giorni prima a Montecatini Terme e a Venezia.
Non mi sembra una stravaganza del momento di un artista notoriamente "liberal", cercando su internet ho trovato che negli ultimi anni Woody Allen chiude sempre i suoi concerti italiani con le note di "Bella ciao". Senza usare le parole, trova il modo per far capire il suo pensiero, il suo giudizio e la sua preoccupazione per quello che succede qui da noi. Grazie Woody!!!
Non mi sembra una stravaganza del momento di un artista notoriamente "liberal", cercando su internet ho trovato che negli ultimi anni Woody Allen chiude sempre i suoi concerti italiani con le note di "Bella ciao". Senza usare le parole, trova il modo per far capire il suo pensiero, il suo giudizio e la sua preoccupazione per quello che succede qui da noi. Grazie Woody!!!
sabato 3 aprile 2010
Il governo dei sorpassi (oppure le cose che non dovete sapere)
da "il fatto quotidiano" del 2 aprile 2010
Il governo dei sorpassi
di Ugo Arrigo*
Mentre la lumachina Italia arranca sulla strada della crescita diversi Paesi europei si sono messi negli ultimi anni sulla corsia di sorpasso e nel 2010 registreranno un Pil pro capite superiore a quello italiano.
Quali sono questi Stati, quanti sono e da quanto tempo sono più ricchi di noi? Prima di svelarli conviene fare un passo indietro nel tempo e verificare come si collocava l’Italia nella graduatoria dei paesi più sviluppati nell’anno che fece da cesura tra Prima e Seconda Repubblica, il 1993, quello della famosa discesa in campo del capo dell’attuale governo.
Allora in termini pro capite l’Italia stava dietro a sedici paesi più sviluppati, sei dei quali in altri continenti (Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Singapore e Hong Kong) e dieci nella vecchia Europa: il gruppo centro europeo costituito da Svizzera, Austria, Benelux, Germania, Francia più gli scandinavi Norvegia, Islanda e Danimarca).
Il nostro Paese precedeva invece altri due Paesi scandinavi (la Finlandia e, di pochissimo e solo per pochi anni, anche la Svezia), le Isole Britanniche (Regno Unito e Irlanda), tutti gli altri paesi del sud Europa (Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro) e, ovviamente, tutti quelli dell’est europeo che erano da poco usciti dai regimi comunisti.
Diciassette anni dopo la fotografia dello sviluppo europeo registra una notevole perdita di posizioni dell’Italia. Se crediamo ai dati 2010 previsti dal Fondo Monetario Internazionale tutti i Paesi dell’Europa occidentale che nel 1993 avevano un Pil pro capite inferiore all’Italia ora stanno meglio di noi con la sola eccezione del Portogallo e persino uno Stato dell’ex blocco orientale, la Slovenia, è previsto per la prima volta con un Pil pro capite di poco superiore a quello italiano.
In totale, quindi, i paesi della vecchia Europa che precedono l’Italia sono saliti durante la Seconda Repubblica da dieci a diciotto e anche il divario con i Paesi che già allora ci precedevano è più che raddoppiato. Nel 1993 gli Stati europei più ricchi di noi avevano un Pil pro capite più elevato del nostro del 15% (media non ponderata, Lussemburgo escluso), valore accresciuto al 19% nel triennio 1998-2001, al 26% nel 2006 e al 32% nel 2010. Per dovere di completezza, dato che le previsioni del Fondo Monetario Internazionale arrivano al 2014, è necessario segnalare che in tale anno il divario è previsto al 38%.
L’impoverimento relativo dell’Italia, pari complessivamente al 17% nel periodo, si è verificato in maniera uniforme tanto sotto governi di centrodestra quanto sotto governi di centrosinistra, esattamente uno 0,9% in media annua sia per gli uni che per gli altri. Tuttavia poiché il centrodestra ha complessivamente governato per un tempo più lungo, quando l’attuale legislatura giungerà al termine avrà battuto il centrosinistra con un impoverimento complessivo degli italiani relativamente ai Paesi europei di raffronto di quasi il 10% contro poco più del 6% realizzato durante periodi governati dallo schieramento rivale.
Le cose vanno ancora peggio se ci confrontiamo con quelli che, pur classificati come sviluppati dal Fondo Monetario, avevano un Pil pro capite inferiore. Si tratta di 12 paesi (il Fondo Monetario include per l’est Europa solo Slovenia, Rep. Ceca e Slovacchia) e il loro Pil pro capite era in media più basso del 25% nel 1993 rispetto a quello italiano. Grazie al loro più rapido sviluppo il dislivello è sceso tuttavia sotto il 20% nel 1998, sotto il 10% nel 2005 e si è azzerato proprio durante la recessione del 2009. Nell’anno in corso questi paesi avranno in media un Pil pro capite superiore all’Italia del 2%, valore che il Fondo Monetario prevede salirà sino all’8% nel 2014. Solo quattro di essi, inoltre, si mantengono al di sotto del livello italiano: Portogallo, Rep. Ceca, Slovacchia e Malta mentre la Gran Bretagna ci ha superato nel 1996, l’Irlanda nel 1998, la Finlandia nel 2000, la Spagna nel 2008, la Grecia e Cipro nel 2009 e il sorpasso della Slovenia è previsto per l’anno in corso. Mettendo a confronto nei due anni di riferimento, 1993 e 2010, il Pil pro capite dell’Italia con quello dei Paesi che ci hanno superato ci si accorge che nel periodo trascorso il valore dell’Italia è cresciuto solo di poco più del 50% mentre in Gran Bretagna e Spagna è quasi raddoppiato, in Finlandia, Grecia e Cipro è più che raddoppiato e in Irlanda e Slovenia è aumentato di oltre una volta e mezza. In media gli altri 32 Paesi che il Fondo Monetario considera maggiormente sviluppati sono cresciuti nel periodo quasi il doppio dell’Italia e nessuno di essi (tranne il Giappone) ha fatto peggio di noi. Di fronte a dati così disastrosi cosa avrebbero fatto dei governi normali? Avrebbero cercato di comprendere le ragioni del problema e di trovare delle politiche per porvi rimedio. Per rassicurare i loro cittadini avrebbero chiamato a consulto schiere di economisti, magari anche stranieri e forse qualche premio Nobel. Come si sarebbe comportata un’opposizione normale?
Avrebbe cavalcato il tema, classificandolo come prioritario, e avrebbe cercato di convincere l’opinione pubblica dell’insufficiente azione del governo e di accreditarsi, attraverso la proposta di soluzioni più incisive, come meglio in grado di affrontarlo. Oggi tanto gli uni quanto gli altri si dimostrerebbero molto preoccupati, a maggior ragione dopo i dati Istat sulla caduta dell’occupazione, e delle loro attenzioni al tema vi sarebbero rilevanti tracce sui media. Vogliamo fare una prova? Se digitiamo su Google News il nome Berlusconi troveremo oltre 42 mila citazioni ma, se ripetiamo la ricerca aggiungendo anche la parola Pil, gli articoli trovati si riducono a 196, con una caduta nelle ricorrenze di oltre il 99,5%. Proviamo con Tremonti: il suo nome ottiene poco più di 3400 ricorrenze ma in associazione alla parola Pil scendono a 111 (-97%). Infine, se digitiamo solo la parola Pil otteniamo più di 5000 ricorrenze ma se scorriamo i principali articoli trovati non si trova traccia di politici. Forse abbiamo capito perché l’Italia cresce così poco.
* professore di Finanza pubblica all’Università Milano Bicocca
Il governo dei sorpassi
di Ugo Arrigo*
Mentre la lumachina Italia arranca sulla strada della crescita diversi Paesi europei si sono messi negli ultimi anni sulla corsia di sorpasso e nel 2010 registreranno un Pil pro capite superiore a quello italiano.
Quali sono questi Stati, quanti sono e da quanto tempo sono più ricchi di noi? Prima di svelarli conviene fare un passo indietro nel tempo e verificare come si collocava l’Italia nella graduatoria dei paesi più sviluppati nell’anno che fece da cesura tra Prima e Seconda Repubblica, il 1993, quello della famosa discesa in campo del capo dell’attuale governo.
Allora in termini pro capite l’Italia stava dietro a sedici paesi più sviluppati, sei dei quali in altri continenti (Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Singapore e Hong Kong) e dieci nella vecchia Europa: il gruppo centro europeo costituito da Svizzera, Austria, Benelux, Germania, Francia più gli scandinavi Norvegia, Islanda e Danimarca).
Il nostro Paese precedeva invece altri due Paesi scandinavi (la Finlandia e, di pochissimo e solo per pochi anni, anche la Svezia), le Isole Britanniche (Regno Unito e Irlanda), tutti gli altri paesi del sud Europa (Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro) e, ovviamente, tutti quelli dell’est europeo che erano da poco usciti dai regimi comunisti.
Diciassette anni dopo la fotografia dello sviluppo europeo registra una notevole perdita di posizioni dell’Italia. Se crediamo ai dati 2010 previsti dal Fondo Monetario Internazionale tutti i Paesi dell’Europa occidentale che nel 1993 avevano un Pil pro capite inferiore all’Italia ora stanno meglio di noi con la sola eccezione del Portogallo e persino uno Stato dell’ex blocco orientale, la Slovenia, è previsto per la prima volta con un Pil pro capite di poco superiore a quello italiano.
In totale, quindi, i paesi della vecchia Europa che precedono l’Italia sono saliti durante la Seconda Repubblica da dieci a diciotto e anche il divario con i Paesi che già allora ci precedevano è più che raddoppiato. Nel 1993 gli Stati europei più ricchi di noi avevano un Pil pro capite più elevato del nostro del 15% (media non ponderata, Lussemburgo escluso), valore accresciuto al 19% nel triennio 1998-2001, al 26% nel 2006 e al 32% nel 2010. Per dovere di completezza, dato che le previsioni del Fondo Monetario Internazionale arrivano al 2014, è necessario segnalare che in tale anno il divario è previsto al 38%.
L’impoverimento relativo dell’Italia, pari complessivamente al 17% nel periodo, si è verificato in maniera uniforme tanto sotto governi di centrodestra quanto sotto governi di centrosinistra, esattamente uno 0,9% in media annua sia per gli uni che per gli altri. Tuttavia poiché il centrodestra ha complessivamente governato per un tempo più lungo, quando l’attuale legislatura giungerà al termine avrà battuto il centrosinistra con un impoverimento complessivo degli italiani relativamente ai Paesi europei di raffronto di quasi il 10% contro poco più del 6% realizzato durante periodi governati dallo schieramento rivale.
Le cose vanno ancora peggio se ci confrontiamo con quelli che, pur classificati come sviluppati dal Fondo Monetario, avevano un Pil pro capite inferiore. Si tratta di 12 paesi (il Fondo Monetario include per l’est Europa solo Slovenia, Rep. Ceca e Slovacchia) e il loro Pil pro capite era in media più basso del 25% nel 1993 rispetto a quello italiano. Grazie al loro più rapido sviluppo il dislivello è sceso tuttavia sotto il 20% nel 1998, sotto il 10% nel 2005 e si è azzerato proprio durante la recessione del 2009. Nell’anno in corso questi paesi avranno in media un Pil pro capite superiore all’Italia del 2%, valore che il Fondo Monetario prevede salirà sino all’8% nel 2014. Solo quattro di essi, inoltre, si mantengono al di sotto del livello italiano: Portogallo, Rep. Ceca, Slovacchia e Malta mentre la Gran Bretagna ci ha superato nel 1996, l’Irlanda nel 1998, la Finlandia nel 2000, la Spagna nel 2008, la Grecia e Cipro nel 2009 e il sorpasso della Slovenia è previsto per l’anno in corso. Mettendo a confronto nei due anni di riferimento, 1993 e 2010, il Pil pro capite dell’Italia con quello dei Paesi che ci hanno superato ci si accorge che nel periodo trascorso il valore dell’Italia è cresciuto solo di poco più del 50% mentre in Gran Bretagna e Spagna è quasi raddoppiato, in Finlandia, Grecia e Cipro è più che raddoppiato e in Irlanda e Slovenia è aumentato di oltre una volta e mezza. In media gli altri 32 Paesi che il Fondo Monetario considera maggiormente sviluppati sono cresciuti nel periodo quasi il doppio dell’Italia e nessuno di essi (tranne il Giappone) ha fatto peggio di noi. Di fronte a dati così disastrosi cosa avrebbero fatto dei governi normali? Avrebbero cercato di comprendere le ragioni del problema e di trovare delle politiche per porvi rimedio. Per rassicurare i loro cittadini avrebbero chiamato a consulto schiere di economisti, magari anche stranieri e forse qualche premio Nobel. Come si sarebbe comportata un’opposizione normale?
Avrebbe cavalcato il tema, classificandolo come prioritario, e avrebbe cercato di convincere l’opinione pubblica dell’insufficiente azione del governo e di accreditarsi, attraverso la proposta di soluzioni più incisive, come meglio in grado di affrontarlo. Oggi tanto gli uni quanto gli altri si dimostrerebbero molto preoccupati, a maggior ragione dopo i dati Istat sulla caduta dell’occupazione, e delle loro attenzioni al tema vi sarebbero rilevanti tracce sui media. Vogliamo fare una prova? Se digitiamo su Google News il nome Berlusconi troveremo oltre 42 mila citazioni ma, se ripetiamo la ricerca aggiungendo anche la parola Pil, gli articoli trovati si riducono a 196, con una caduta nelle ricorrenze di oltre il 99,5%. Proviamo con Tremonti: il suo nome ottiene poco più di 3400 ricorrenze ma in associazione alla parola Pil scendono a 111 (-97%). Infine, se digitiamo solo la parola Pil otteniamo più di 5000 ricorrenze ma se scorriamo i principali articoli trovati non si trova traccia di politici. Forse abbiamo capito perché l’Italia cresce così poco.
* professore di Finanza pubblica all’Università Milano Bicocca
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